Patrick Dennis
L’autore rivelazione del 2009 è un morto, ma non dovrebbe essere un problema. Tra i primi cui interessa diventare famosi anche nell’aldilà, ci sono gli scrittori. Per loro c’è solo una cosa peggiore che diventare noti dopo la morte: scrivere e vivere ignorati.
Perciò col recupero di Zia Mame, Patrick Dennis bonanima è il miglior scrittore emergente dell’anno appena passato. Uscito negli Stati Uniti nel 1955, il libro è stato pubblicato in Italia già due volte (nel ’58 con Bompiani e nel ’74 coi tipi di Garzanti) ma per le solite inspiegabili ragioni è solo con la pubblicazione a cura di Adelphi nell’estate del 2009 che è diventato da noi un best-seller.
Per chi non l’avesse ancora letto, Zia Mame è per l’appunto la zia di Patrick che riceve in affidamento il bambino dopo che è rimasto orfano. Zia Mame è una donna stravagante ed eccentrica, dà feste e veste alla moda, è farfallina con gli uomini e premurosa con la servitù. Nonostante lo spirito indipendente, bastano però solo pochi secondi perché la zia si affezioni irrimediabilmente al suo “Patrick caro”.
Con leggerezza Zia Mame fa entrare il nipote dentro il proprio mondo, gli insegna a preparare un buon martini cocktail e lo iscrive ad una scuola ispirata ai principi greci in cui i bambini vanno in giro nudi. Gli fa annotare su un quaderno le parole che sente dai grandi e che non conosce e lo trascina “a non so quante mostre, ad altrettante scorribande per negozi in compagnia della sua amica Vera, e in qualsiasi altra circostanza ritenesse adatta, stimolante o formativa per un ragazzino di dieci anni”. Sullo sfondo, la crisi economica del ’29, il proibizionismo, ma anche le avanguardie artistiche che cominciano a fiorire a New York, e lo scontro, ancora vivo, tra la vitalità della City e l’ottusità di certa provincia americana.
Patrick verrà messo in collegio dal tutore, Zia Mame si sposerà e viaggerà per due anni in giro per il mondo, eppure non ci sarà alcuna distanza ad interferire sui loro rapporti: i due non smetteranno di scriversi, di comunicarsi, e cercheranno di essere sempre presenti nei momenti importanti dell’uno per l’altra. Zia Mame è una sorta di Holly Golithly ma in chiave meno malinconica, sebbene condividano la stessa epoca storica e la location di New York.
Questo libro ha il pregio di non descrivere i personaggi ma di disegnarli, mette addosso a ciascuno di loro vestiti, gioielli e tic, espressioni linguistiche e piccole bassezze. E lo humour di Zia Mame diventa homour di tutto il libro che in certi punti fa davvero ridere, grazie alla sua capacità di descrivere le azioni con un tocco caricaturale leggero e tuttavia verosimile.
E soprattutto, Zia Mame è un libro sull’educazione, che qui non equivale a frequentazioni delle migliori scuole e delle famiglie bene, ad azioni di severità e minacce di punizione. L’educazione impartita da Zia Mame consiste nel far conoscere a Patrick il mondo vero e di dargli affetto, senza rinunciare a essere quel che è; un’educazione viva che cerca di mostrargli come si risolvono i problemi, a cominciare dai propri.
L’autore ama giocare coi suoi libri. Per Zia Mame dà lo stesso nome, Patrick Dennis, a sé e al protagonista della sua storia per indurre a credere che si tratti di un’autobiografia (il che in parte è vero, ma non in modo così sfacciato). Inoltre quando il libro racconta a un certo punto dell’iniziativa di Zia Mame di scrivere un libro sulla propria vita, “Le pupe di Buffalo”, il lettore si trova a seguire i tentativi della protagonista di romanzare ciò che sta già leggendo come romanzo (“Oh caro, vedi, a volte gli scrittori esagerano un po’. Devono farlo, altrimenti la storia non funziona. Per questo racconto di averti trovato in una cesta di vimini, davanti alla mia casetta di campagna”). Infine, i capitoli sono autonomi: se ce ne fosse una qualche ragione, si potrebbe anche leggere il libro a pezzi.
Qualcuno ha storto il naso di fronte al caso letterario di zia Mame, che ha l’aggravante di una copertina rosa. Come tutti i best-seller, è criticato da chi rimane deluso di fronte a un pompamento che ritiene eccessivo. L’accusa che gli si rivolge più spesso è di essere un romanzo facile. E’ il caso di ricordare che non esistono romanzi facili o difficili: ci sono libri magici, come questo, che ti fanno entrare in un’altra dimensione, e altri che invece leggi nella piena, e noiosa, consapevolezza di star leggendo un libro. Un po’ come quando si sta al cinema. Quando l’occhio si allontana dallo schermo e realizza dove si trova, quel film ha fallito.
Per Bookavenue, Paola Manduca
Patrick Dennis
Zia Mame
Adelphi
nota biografica
Patrick Dennis è uno degli pseudonimi di Edward Everett Tanner III, nato a Evanston (Illinois), nel 1921. Durante la seconda guerra mondiale entrò nell’American Field Service, come autista di ambulanze nelle battaglie di Montecassino, ma venne poi dimesso dall’esercito per una grave depressione. Alla fine degli anni Quaranta si trasferì a New York. Dopo aver scritto come «ghost writer» alcuni libri usciti a nome di giornalisti e diplomatici di buona fama, Tanner cominciò a pubblicare in proprio con lo pseudonimo di Virginia Rowans. Come Patrick Dennis firmò nel 1955 Zia Mame, vendendo più di due milioni di copie e nel 1956 Guestward, Ho! (Gli ospiti), da cui venne tratta una serie televisiva. In pochi anni pubblicò una serie di bestseller e ben presto la doppia identità dell’autore venne svelata dal settimanale Life.
Nel 1961 un nuovo libro, a firma Dennis, ottenne un successo pari Zia Mame: Little Me. Le memorie intime di Belle Poitrine, intelligente parodia del mondo hollywoodiano e del nascente culto delle celebrità, accompagnata da centinaia di fotografie di Chris Alexander. Divenne, come Zia Mame, un musical e in seguito un film. Nel 1962 Edward Tanner tentò il suicidio, per un amore omosessuale infelice, e fu ricoverato in ospedale psichiatrico. Da questa crisi non si riprese né umanamente né come scrittore . Morì di cancro al pancreas nel 1976, ormai sconosciuto, nonostante i suoi libri continuassero a alimentare sceneggiature e soggetti cinematografici. Una parte dei suoi manoscritti è a tutt’oggi conservata presso gli archivi dell’Università di Yale, un’altra a Boston.