L’economista giusto

“Chissà chissà domani, su che cosa metteremo le mani”

E’ ancora forte la commozione per l’improvvisa scomparsa di Lucio Dalla, ma questa sua frase offre a chi scrive un sentiero da percorrere per capire “cosa sarà”. 
Con uno stile che cerca di ricordare, almeno da lontano, quello del vivace e attuale Edmondo Berselli, si vuole, con queste righe, tornare a parlare di Paolo Sylos Labini e delle sue immense qualità che emergono giornalmente quando si tenta di dare una spiegazione agli eventi presenti e futuri.
In questa disamina, vengono in soccorso, come fiaccole nel buio, le parole di Giorgio Ruffolo che spesso con frasi immediate riesce a dare enormi spunti per capire “gli anni che verranno” sulla base di quanto ci ha insegnato il maestro che qui si ricorda.

Supersquisito!

supersquisitoFiuuu … appena in tempo!
Per fortuna, mamma rimane colpita dallo
scintillante pavimento della cucina e mi chiede
se ho voglia di una cosina buona per essere
stata proprio una bambina … Ecco, la cosa che
mi piacerebbe moltissimo,
il miglior premio del mondo  sarebbe . . .

Dopo aver perso e ritrovato il suo sorriso,

Aurora è tornata con una nuova scoperta … [continua]

 

La corsa dei mantelli

Luca vede per la prima volta Daina davanti a un cinema in una via affollata. E’ una ragazza con la faccia pallida, vestita come ci si vestiva nel milleseicento, con una camicetta di pizzo bianco, ricamata con acutezza. Daina trema per il freddo e ogni tanto chiede qualcosa a chi le passa vicino, ma nessuno capisce la sua lingua tutta piena di consonanti.
Luca resta colpito da lei e le domanda subito chi è e da dove viene. Daina si sforza di parlare italiano, ma parla sottovoce e dice qualcosa di poco chiaro a proposito di svegliare o meno qualcuno…
Luca non capisce, ma le fa segno che di lui non deve avere paura.

Paolo Sylos Labini, un maestro di civiltà

“Un uomo di cultura è tale se sa guardare in modo non superficiale oltre il presente, sia verso il passato sia, per formulare congetture, ipotesi e decisioni – soprattutto se è uomo politico – , verso il futuro”.
Questa una delle tante frasi significative pronunciate nel corso della sua vita terrena dal sempre attuale Sylos Labini. Un pensiero civile, sconfinato, espresso sempre con vivacità e chiarezza utile a tratteggiare una parte importante della storia italiana. Capita quotidianamente di “incontrarlo” nelle pagine di un libro o di un quotidiano. Non c’è fatto socio economico che non ci riconduca alla sua azione di civil servant. Peraltro, l’aggettivo civile è stato uno dei più usati dal maestro per indicare una persona civile (si pensi alla descrizione del prezioso Ernesto Rossi) o a quella civiltà limitata in cui si era ridotto il nostro Paese visto con i suoi occhiali di osservatore acuto, attento e con la coscienza della persona per bene.

Podcast. I cento anni di Gil Evans

Ian Ernest Gilmor Green, detto Gil Evans, nato casualmente a Toronto, nel 1912. da padre sconosciuto e da una ragazza madre scozzese-irlandese (che girava il mondo come ragazza alla pari/governante), resta una delle figure più incomprese della storia del jazz. Largamente autodidatta, apparve all’improvviso sulla scena newyorchese del jazz nei primi anni quaranta, ma aveva alle spalle già una lunga attività di capo-orchestra e un mestiere affinato in duri anni di apprendistato in California, nel corso di una carriera che spesso e volentieri si era intersecata con quella di un suo celebre coetaneo Stan Keaton (che invece aveva esordito come pianista proprio in una delle orchestre di Evans).

Un Atlante pieno di cose

Si avverte qualcosa di grave e di sacro quando ci si trova nei pressi dello stretto di Gibilterra e si esce dal nostro mare chiuso per andare verso il mare aperto. Per Giuseppe Antonio Borgese, in viaggio per gli Stati Uniti nel 1931, è uno strano sentimento di separazione, una sorta di stacco potente, improvviso. “Si direbbe che più di quattro secoli dalla scoperta dell’America non abbiano demolito del tutto il sentimento della separazione, che l’unità del pianeta non sia ancora una conoscenza acquisita e tranquilla, e ognuno ancora quasi la debba conquistare o almeno profondarla dalla mente al cuore”. Chiunque navighi in queste acque prova un fremito possente, il fremito di chi vuol vivere ed espandersi.

L’albero e la bambina

albero e la bambina… L’albero era bellissimo e triste.
Sognava da sempre di volare e le radici lo tenevano stretto in un abbraccio perenne con la terra su cui tanti anni prima la cornacchia aveva lasciato cadere un seme secco.
Cosa avrebbe fatto per tornare indietro.
Sognava di convincere la cornacchia
a trattenere nel becco il seme
ancora e ancora …”

Una bambina e un albero uniti da un sogno: volare in alto nel cielo…

 

Una strana fortuna

Per un pomeriggio intero, la madre di Maurice cuce con grande attenzione le stelle sui grembiuli di scuola. Si siede vicino alla finestra nell’unica stanza della loro casa e Maurice, coi suoi fratelli, la guarda lavorare con grande interesse.
Cuce a piccoli punti serrati, precisi, uno dopo l’altro. Tutto quello che fa mia madre, pensa Maurice, lo cerca sempre di fare con tutto l’impegno e la cura che può.
Quelle stelle si era dovuto comprarle e si erano usati i “buoni per i tessili” che il Comune ormai distribuiva col contagocce. Bisogna comprarsele pagarsele e cucirsele da sé. E’ importante che le stelle siano cucite in modo solido. Si dice che una stella cucita male potrebbe procurare guai seri…

Il IX Rapporto Civita le citta’, le politiche culturali per una concreta strategia di sviluppo

I centri urbani rappresentano un “banco di prova” importante per verificare le potenzialità dei processi di valorizzazione della Cultura, in termini di miglioramento della qualità della vita dei cittadini, rafforzamento degli elementi di identità e coesione sociale in tempi in cui la crisi economica accresce le divisioni e i contrasti sociali con l’obiettivo dell’ incremento del potenziale “attrattivo” per un ritorno concreto in termini economici e di benessere anche oltre il concetto tradizionale di PIL. La Cultura, infatti, rappresenta per la Città un elemento imprescindibile di sviluppo e crescita perché, conferendole un elemento di specializzazione ed identità forte, la rende in grado di proteggersi dal pericolo della competitività e crearsi una rendita di posizione ben consolidata.