La sua voce sembra essere quasi sospesa, una breve pausa di silenzio che è un tutt’uno con le note di prima e di dopo. E’ “I will always love you”, la canzone con la quale Whitney Houston sarà ricordata per sempre. Se non l’avete ascoltato prima quel silenzio, tornate indietro e ascoltatelo; si tratta di “buco” seguito dalle parole: la “I” (io) all’inizio del ritornello e “you” (tu) alla fine, tenute a bada quasi a fil di voce con una lunghezza di tono superiore a qualsiasi altro/a cantante abbia mai provato a sostenerle. Lei con un controllo pazzesco della voce canta quelle sillabe una ad una che da sole valgono un Grammy. Canta le parole in modo diverso da tutto il resto; in un primo momento è con amore, poi con convinzione, poi con disperazione. Un dramma che dura quattro minuti. L’esplosione che ha trasformato una storia d’amore in una storia di solitudine. Whitney Houston sapeva di avere una voce.
Istruzione, bene comune?
La pubblicazione del libro della Fondazione ASTRID, “Istruzione e bene comune idee per la scuola di domani” a cura di Franco Bassanini e Vittorio Campione, edito da Passigli, è come si dice alla fine della introduzione al volume, “un contributo alla discussione aperta”in tema di innovazione del sistema educativo, formativo e professionale per perseguire il principio costituzionale di “Istruzione come bene comune”, un contributo autorevole, critico, propositivo aperto al confronto libero e alla logica bipartisan.
La zebra Giulia innamorata
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… Sono con la testa fra le nuvole
M’ama o non m’ama? Chiedo ad una margherita …
L’amore rende leggeri come un soffione
Prima di addormentarmi leggo poesie al chiaro di luna …”La Zebra Giulia è confusa e vede tutto grigio e tetro perché è innamorata e non riesce a trovare il suo ‘lui’. E si comporta come tutti gli innamorati; non ha fermezza, è agitata e inquieta …

Fattacci. Storia di un’ordinaria follia famigliare
Nel 1993 l’Italia fu sconvolta da un caso di omicidio familiare senza precedenti: Rosalia Quartararo uccise la figlia diciottenne e ne occultò il cadavere in una roggia della Bassa lodigiana. Per gli inquirenti il movente fu passionale: la donna si sarebbe innamorata del fidanzato della giovane e, in preda a un furioso attacco di gelosia, avrebbe eliminato la «rivale» con ferocia inaudita. Rosalia fu condannata all’ergastolo e inserita nei trattati di criminologia tra le assassine più spietate. Per cancellare l’etichetta di mostro attribuitale dai media, Gianluca Arrighi ne ha ricostruito la complessa vicenda processuale cercando di rispondere a una domanda cruciale: cosa scatta nella mente di una madre che uccide la figlia?
Podcast. La storia la fanno le donne parte 2: Norah Jones
Norah, figlia di Ravi Shankar, il maestro di sitar del Beatle George Harrison, non è cresciuta con lui ma solo con sua madre, Sue Jones, cantante di musica soul, che le ha trasmesso l’amore per la musica. Il suo nome completo di battesimo era Geethali Norah Jones Shankar: all’età di 16 anni lo ha legalmente cambiato in Norah Jones, a conferma del difficile rapporto con il padre. Fino a qualche anno fa, di lui riusciva solo a dire “è un grande musicista”. La sorella, figlia di Ravi e di un’altra donna, Anoushka Shankar, di due anni più piccola, è anche lei una musicista: “ha un talento raro”, dice di lei Jones.

Ricucire uno strappo
Compagni Segreti è stata un’inaspettata fonte di ispirazione. Grazie a questo libro ho scoperto (tanto per citarne alcuni) scrittori come Uwe Timm, Jurek Becker, Jerzy Kosinski e Jean Améry e sono rimasto conquistato dalla grande passione di Eraldo Affinati per il viaggio. Tra le righe non ci sono comuni descrizioni di viaggi o descrizioni fini a se stesse perché il binomio letteratura-vita (e vita-letteratura) si interseca inesorabilmente alla pagina e la fa da padrone.
La solitudine di Federico Caffè
C’è un bellissimo e significativo articolo di Giorgio Ruffolo, dedicato a Federico Caffè nato il 6 gennaio 1914 scomparso e mai più ritrovato.
“Siamo sicuri che questo rigore che spietatamente cade sulla povera gente sia un investimento per l’equità di domani, e non un premio all’ingiustizia di ieri e di oggi” Una frase illuminante non scritta di questi tempi, ma agli inizi del 1997. Sotto accusa, di questa frase di Ruffolo è la Politica del Rigore. Lo scritto in questione è “Federico Caffè L’Ultima Utopia” che in poche battute descrive la “presenza” di Federico Caffè nel panorama intellettuale italiano che godeva di grande prestigio ed esercitava notevole fascino sugli studenti e su molti appassionati. Dice ancora Ruffolo, Utopia: una parola che a Caffè piaceva. Lui conosceva perfettamente il testo di Tommaso Moro: in cui a rileggerlo bene, si trova insieme con qualche stravaganza, non il profilo di una società impossibile, ma il calco profetico dello Stato del Benessere. Di una ricchezza redistribuita.
A spasso con gli alieni
… E’ tutto perfetto, tutto armonioso, unico e irripetibile.
Almeno così credi tu.Sei proprio sicuro che nel nostro universo
questo sia l’unico posto con alberi e insetti?
Con mucche e serpenti? L’unico posto con ruscelli e mari ? …”

La sindrome di Grimilde
Molti mesi fa ho rilasciato una breve intervista al Corriere della Sera (che però è uscita adesso) a proposito degli stereotipi femminili veicolati nelle fiabe e negli altri atti narrativi rivolti all’infanzia. Ave Mary era uscito da poco e il tema della demistificazione dell’immaginario era caldo anche socialmente, sull’onda lunga di Se non ora quando e del lavoro capillare nelle scuole e sul web di Lorella Zanardo, Loredana Lipperini, Michela Marzano e decine di altre blogger, giornaliste e intellettuali impegnate sul tema. Lo spunto dell’intervista era apparentemente superficiale – l’annuncio dell’uscita di due rivisitazioni cinematografiche su Biancaneve – ma proprio per questo ho risposto volentieri.