Murakami Haruki, nell’ultimo romanzo Einaudi After Dark, che si avvale dell’ottima versione di Antonietta Pastore e che è tutto all’insegna del guardare, dell’osservare, si misura con la tecnologia digitale e le onde elettromagnetiche. Da segnalare il passaggio al «noi» per raccontare una nuova storia. Non un «noi» dalla cattedra, ma un «noi» coinvolgente, un «noi» tra eguali. All’inizio, insieme, siamo un occhio satellitare che, di notte e in verticale, zoomma sul quartiere degli svaghi di una metropoli dal mare di luci al neon di mille colori.
Nello snodarsi dei capitoli, scanditi da un orologio che segna il passare delle ore, insieme, siamo, ora un punto di osservazione, ora una telecamera. Nell’universo di stimoli elettronici tutto può accadere: computer usati in modo maldestro non rispondono alle sollecitazioni, poi, causa clic fortuiti, rimandano le immagini richieste, televisori non collegati si animano su figure sfocate e contorte, cellulari squillano con messaggi inquietanti.
Un romanzo teso, concentrato in sette ore: dalle 23,55 alle 6,52 di una notte di fine autunno. L’occhio entra in un bar dove una giovane, sola, legge un libro, invece la telecamera penetra in una stanza, dove una stupenda ragazza è immersa in un sonno assoluto, letargico, totale.
Le due ragazze sono sorelle: 19 anni l’una, 21 l’altra. Entrambe studentesse universitarie, una è in procinto di partire per un viaggio di studio in Cina, l’altra è una modella con un passato di velina televisiva.
C’è anche un musicista magro, che suona il trombone in un gruppo di jazz puro e che conosce entrambe. Con la prima intrattiene lunghe conversazioni sui massimi sistemi e sul quotidiano (una delizia per gli appassionati di Murakami: banalità solo quanto basta, arguzia e imprevedibilità).
Le loro esistenze si intrecciano con un misfatto. In un love hotel del quartiere una giovane e bella prostituta cinese è stata picchiata a sangue, derubata e lasciata nuda. Violenza fisica assurda. In parallelo la ragazza che dorme da due mesi e che, a intervalli, si sveglia per i bisogni vitali, cibarsi, lavarsi, andare in bagno (caso senza precedenti), è vittima di una violenza tecnologica.
E’ risucchiata dentro un mondo alieno che noi vediamo attraverso un teleschermo: qualcosa di tirannico, a un tempo virtuale e concreto, la imprigiona in un’alterità chiusa di solitudine e di sofferenza, un mondo buio dal persistente odore di muffa (ricorrente in Murakami), che riflette la sua incapacità di relazionarsi con la sorella.
Solo un abbozzo di investigazione privata per il misfatto del love hotel: ad altri risolverlo. Alla sorella minore invece il compito di sciogliere il nodo che attanaglia la primogenita, al fine, per tutti, di «diventare adulti».
Murakami sparge a piene mani le citazioni: libri, film, musica jazz pop rock e brani di classica, fino alla Bella Addormentata nel Bosco. Come non ricordare il capolavoro di Kawabata La casa delle belle addormentate? Là, a picco sul mare, un finale drammatico con la morte di una vergine e la cinica, agghiacciante battuta della tenutaria: «Di ragazze ce n’è un’altra, no?». Qui, dopo il buio, un finale aperto a un più stretto rapporto tra sorelle e, per una, forse anche all’amore, un finale di toccante intensità basato sull’ottimismo della volontà.
Angelo Gatti
Murakami Haruki
After dark
Einaudi