Partire è un po’ vivere

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Immaginate un uomo a cui è stato diagnosticato l’infarto costretto per settimane intere in una stanza d’ospedale, dove c’è luce artificiale sia di giorno che di notte, un uomo che non può muoversi, non può fare nulla se non evitare che pensieri tragici di morte lo trascinino sul fondo di un labirinto psicotico di ansia e depressione.

Stop

Ora invece immaginatevi quello stesso infartuato vivere sotto il sole in pantaloncini corti tutto l’anno, circondato da palme e sorrisi: ecco, questo è quel che ha vissuto e racconta Beppe Bonazzoli nel suo libro “Fuga per la vita” (iTrofei editore). Un intoppo come l’infarto diventa nelle mani dell’autore un’occasione – sulla soglia di quella che sempre più a torto viene definita terza età – per riformulare la propria esistenza, per chiedersi come poter riscrivere in prima persona la sceneggiatura della propria vita. Il set? Santo Domingo, dove Bonazzoli ha deciso di trasferirsi per concretizzare quella voglia di cambiamento che gli covava dentro, rifiutando con energia l’idea di finire ad essere “il pensionato con la copertina sulle ginocchia”. 
Ha sempre ragione da vendere Luis Sepulveda quando scrive che alla fine “uno appartiene al posto in cui si sente meglio”.

Cambio di vita, a cominciare dalla latitudine, perché trasferirsi all’estero non è un capriccio da ricconi, ma un’ipotesi realistica quando politica, burocrazia, crisi economica e pessimismo dilagante impediscono di reinventarsi una vita migliore in Italia.

Il libro è un racconto dove la propria storia si intreccia con quella delle testimonianze raccolte con un unico obiettivo: dimostrare che andare via dall’Italia è possibile. Al di là degli eventi traumatici e scatenanti che possono sollecitare una decisione del genere, ci sono almeno due valutazioni importanti da fare: la prima è che la lamentazione fine a se stessa, tipicamente italiana, è la causa più deleteria e subdola di immobilismo. La seconda è prettamente economica: visto che, statistiche alla mano, l’Italia è un paese dove il costo della vita sta diventando impossibile e la pressione fiscale arriva al 55%, perché ostinarsi a sopravvivere nel disagio in patria quando si potrebbe vivere con la stessa cifra serenamente altrove?
Il cambio di vita va pianificato, è evidente, e in questo Bonazzoli offre una panoramica dettagliata di libri e blog di coloro che, come lui, il grande salto l’hanno fatto, ma una cosa è certa: tra i vari rischi da valutare, l’età non è tra questi. Gli ultrasessantenni che negli ultimi anni hanno optato per l’estero sono il 18,2% e una bella fetta è insospettabilmente rappresentata dalle donne.

Ci vuole carattere, naturalmente, per far sì che la paura non paralizzi l’idea di partenza. Ma per cambiare vita occorre anche risuscitare un po’ di leggerezza, la stessa con la quale, ne sono certa, Winston Churchill deve aver detto: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”.

per BookAvenue, Paola Manduca

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