Amos Oz, Scene dalla vita di un villaggio

   Tempo di lettura: 5 minuti

Copertina libroL’ultimo libro di Amos Oz, Scene dalla vita di un villaggio, é stato pubblicato in Italia nel 2010. Non é un romanzo ma bensi’ una raccolta di 8 racconti, otto brevi sonate in sordina, verrebbe da dire, variazioni sul tema del silenzio e accumunate dal fatto che si svolgono tutte nel tranquillo villaggio di Tel Ilan, in Israele. Sulla quarta di copertina dell’edizione italiana troviamo una frase di Haaretz: “Le cose più importanti sono quelle che rimangono non dette, ma che nella notte, nel silenzio possono essere udite”.

Infatti il non detto, il non raccontato e il non agito sono le chiavi narrative di questo libro. I protagonisti delle storie sono spesso per qualche ragione incapaci di agire, di volere, ma soprattutto di trovare risposte. Essi vivono in un tempo sospeso quello dell’attesa, dell’interrogativo senza risposta.
Non si tratta precisamente di “inettitudine” di sveviana memoria, ma piuttosto di assimilazione da parte dei personaggi al tempo immoto e dilatato che avvolge il villaggio. Un mutismo che é la controparte attiva della parola, un silenzio che, come un negativo, rivela il vero significato della parola, anche se non pronunciata.
In questo lo stile dell’autore israeliano aderisce perfettamente al senso di vuoto, attraverso frasi brevi, rarefatte ma dall’andamento regolare. Le descrizioni risultano vivide e dettagliate, anche se il fraseggio rimane asciutto, essenziale, ma questo non é nuovo per Amos Oz.
Un libro pieno di un mistero sussurrato, mai troppo invadente, che non lascia nel lettore un senso di angoscia, bensi’ di sospensione e di incompiutezza.
I personaggi sono tuttavia delineati con precisione, come sagome che esprimono la loro personalità nonostante i colori evanescenti che li circondano.
Pur non essendo l’opera più sigfinicativa dello scrittore israeliano (penso a romanzi come Una storia di amore e di tenebra, Lo stesso mare o Conoscere una donna) rimane comunque una prova interessante all’interno della sua bibliografia, in particolare per le atmosfere e per la capacità evocativa di plasmare vuoto e pieno, silenzio e parola con la stessa materia: la scrittura. In questo l’abilità di Oz é davvero significativa, permeata di quel senso di assoluto che il deserto in cui vive forse gli apporta. Un deserto che non porta mai aridità, ma una fertilità altra, più sommessa, nascosta, celata e latente.
Come la vita che sperpeggia fra le vicende dei personaggi, che passa inosservata ma osservatrice privilegiata di tutto cio’ che non é compiuto: un gesto, un’azione, una parola. Le vicende narrate sembrano a volte banali, ordinarie, ma ogni persona é custode di una piccola ferita, un piccolo dolore che porta dentro di sé con modestia e sobrietà. Pensiamo per esempio alle storie della Dottoressa Steiner, che attende suo nipote, Kobi Ezra la sua bibliotecaria o Batya Rubin che aspetta la sua casa.
Tuttavia l’enigma accoglie sia le parole dell’autore che le storie che accadono in questo paese sperduto e in un certo senso isolato da una pienezza di vita e una solarità, per lo più ignota. E da ultimo, in sospeso rimane anche la nostra stessa lettura, che mi permetto in ogni caso di suggerire.

per BookAvenue, Silvia Bertolotti

 

ndr. Amos Oz (Gerusalemme 1939) ha scritto romanzi, saggi e libri per bambini. Attualmente vive nella città israeliana di Arad e insegna letteratura all’Università Ben Gurion del Negev. Con Feltrinelli ha pubblicato: Conoscere una donna (2000), Lo stesso mare (2000), Michael mio (2001), La scatola nera (2002), Una storia di amore e di tenebra (2003), Fima (2004), Contro il fanatismo (2004), D’un tratto nel folto del bosco (2005), Non dire notte (2007), La vita fa rima con la morte (2008), Una pace perfetta (2009), Scene dalla vita di un villaggio (2010), Una pantera in cantina (2010) e Il monte del Cattivo Consiglio (2011). Ha vinto i premi Catalunya e Sandro Onofri nel 2004, Principe de Asturias de Las Letras e Fondazione Carical Grinzane Cavour per la Cultura Euromediterranea nel 2007, Primo Levi e Heinrich Heine nel 2008, Salone Internazionale del Libro nel 2010. I suoi lavori sono tradotti in 41 lingue e il suo ultimo libro, Scene dalla vita di un villaggio, è stato incluso dal “New York Times” nella lista dei migliori libri del 2011.

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