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Avrete sicuramente notato da qualche parte nella vostra città le case cantoniere, quelle belle case rosse, rosso pompeiano per l’esattezza? Le si dipingeva di rosso pompeiano sulla facciata e vi si scriveva sopra la dicitura “Casa Cantoniera” con il numero identificativo della strada. Rappresentano sia il nostro passato che il nostro presente. Le case cantoniere hanno una storia, furono istituite con il Regio Decreto dal Re di Sardegna Carlo Felice il 13 aprile del 1830. Fu istituita anche la figura del cantoniere, colui che aveva il compito di mantenere e controllare un cantone della strada affidatagli. In genere si trattava di un tratto di strada di circa 3-4 chilometri. Perciò i cantonieri dovevano abitare in case poste ai margini di ciascun cantone. Nacque così la Casa Cantoniera.
Nel 1982 la figura del cantoniere è stata modificata e aggiornata ed è stato istituito il “Regolamento dei cantonieri” che cancella il vecchio concetto di cantone e introduce squadre, nuclei e centri di manutenzione dotati di personale e mezzi.
Oggi abbiamo circa 1.244 case cantoniere dell’Anas, (azienda nazionale autonoma delle strade statali), in tutto il territorio italiano, di cui la metà sono utilizzate come sedi operative per il personale di esercizio, magazzini o altre funzioni. Le rimanenti case cantoniere sono visualizzabili su questo sito: http://www.stradeanas.it/casecantoniere.
A marzo 2021 era stato pubblicato un bando sulla Gazzetta Ufficiale per l’assegnazione di 100 case ubicate sul territorio nazionale. L’obiettivo era il recupero di questo patrimonio immobiliare dal valore simbolico ma anche la prospettiva di creare un modello di sviluppo sostenibile in termini ambientali e socio economici. In sostanza lo scopo era sostenere economicamente il territorio locale dove si trovano queste case, promuovendo anche un turismo sostenibile. Già nel 2016 era stato siglato un accordo di collaborazione fra Anas, Mibact, Mit e Agenzia del Demanio che poneva le linee guida come riqualificazione delle case cantoniere ai fini turistico – culturali. Chi era interessato ad aprire un’attività nelle case cantoniere doveva avere dei requisiti, almeno un’esperienza triennale nelle strutture ricettive o nella ristorazione. Lo scopo del Governo era di trasformarle in info point turistici, o in ostelli, punti ristoro o piccoli alberghi e rilanciare il settore turismo attraverso dei percorsi alternativi dall’Alta Lombardia all’Appia Antica passando dalla via Francigena.
L’Italia gode di tanta bellezza paesaggistica da nord a sud e il Turismo è un modo per far conoscere il nostro paese, le case cantoniere potevano e possono essere un’alternativa. Qualche anno è passato e pare che alcune siano anche estate messe in vendita a cifre diverse a seconda dei metri quadri e delle zone in cui si trovano. Quelle che ho visto personalmente dalle mie parti in Toscana non hanno avuto alcuna collocazione turistica. Ad oggi sono ancora lì chiuse a ravvivare i colori unificati delle case circostanti.
Io nelle case cantoniere avrei visto volentieri anche delle attività culturali di cui oggi c’è tanto bisogno anche come luoghi di aggregazione di cui la gente necessita. Speriamo che il nuovo Ministro della Cultura possa vedere le case cantoniere anche in un’ottica culturale e sociale.
Per BookAvenue, Francesca Lombardi
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