L’anno comincia male. Malissimo, anzi. Gli echi del bruttissimo 2016 sembrano arrivare fino a qui.
Al Jerreau è morto quasi improvvisamente un paio di giorni fa e ci è voluto un giorno per accettare la notizia. Aveva 76 anni e aveva annunciato giusto qualche giorno fa la sua intenzione di ritirarsi dalle scene dopo aver fatto un’onesto lavoro per oltre cinquant’anni. Ha avuto il conforto della sua famiglia intorno che ha deciso di raccogliersi attorno al grande artista chiedendo di celebrare le esequie privatamente e di contribuire alla Fondazione della Scuola di Musica del Wisconsin.
Non starò a ripetermi avendo dedicato al grande artista un articolo in rubrica; Al Jerreau è il solo ad aver vinto tre Grammy Award per tre diverse categorie: jazz, pop e R&B. Artista sui generis cambiava registro continuamente dal jazz all’R&B, al pop. Voce incredibile capace di saltare da un tono all’altro con una capacità musicale magistrale.
Ha pubblicato il suo primo album, “We Got By”, nel 1975, all’età di 35. Nel giro di due anni, ha vinto il suo primo Grammy. Ha iniziato attrarre un più ampio seguito con il suo album del 1981, “Breaking Away”, che comprendeva la Top 20 hit “We’re in This Love Together.”. L’album ha vinto il Grammy Awards nelle categorie vocali del jazz e pop.
Ho letto a questo proposito una vecchia intervista sul Times riproposta per l’occasione dove commentava la sua estrema versatilità musicale: “Sono uno strano tipo di fusione di jazz, pop e R & B” Manca già a tutti. (fs)