La nemesi di Roth

philiproth elabora by ©mg
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È uscito da un paio di mesi negli USA il nuovo libro di Philip Roth, dal titolo Nemesis, che con Everyman, Indignazione e L’umiliazione costituisce una ideale serie dallo stesso Roth titolata, appunto, Nemesi.

Chi mi legge lo sa da un pezzo. Trovo irresistibile Philip Roth che considero da molto, molto tempo il mio autore preferito. Ma i lettori di Roth sono abituati a dare poco retta ai segnali che arrivano con una certa costanza dai suoi libri: l’ultimo titano in piedi del romanzo americano ci sta annunciando la sua fine già da un pò.
E’ difficile, per questo motivo, poter scrivere qualcosa sull’ennesima sorpresa riservatami da Nemesis, il 31° libro di Roth.

Un primo dato: da una parte, il cupo, tono di morte e ossessionato della sua narrativa recente e dall’altra, colpisce una certa nota che un pò mi preoccupa e annuncia la fine della sua biografia; l’edizione inglese che ho comprato, infatti, porta un post scriptum bibliografico che dichiara: “L’ultimo dei (nove?) volumi è previsto per la pubblicazione nel 2013.”
Roth ha 77anni, e la sua primavera tardiva è stata una delle migliori sorprese della letteratura americana contemporanea: almeno quattro dei 12 libri che ha pubblicato dopo aver girato la boa dei sessanta nel 1993, sono comunemente riconosciuti come tra i suoi migliori, e negli ultimi cinque anni ha pubblicato un libro ogni autunno, un tasso di produttività che fa vergognare molti scrittori del suo Paese. Può davvero essere preso in considerazione l’annuncio del suo ritiro in una frase “usa e getta” messa lì quasi per caso? Oppure è un semplice (l’ennesimo) depistaggio da quello che Roth chiama: il suo “male grave” (la vecchiaia) trovando così la sua via d’uscita dai suoi romanzi (e dal mondo)?.

In mezzo a tanta confusione il lettore entra nel nuovo libro, e quasi istantaneamente incontra un’altra rivelazione.
La fiction di Roth si è spesso avvalsa di personaggi ricorrenti, ognuno più o meno un surrogato del loro autore tormentato e loquace, e la bibliografia all’interno di ogni nuova opera naturalmente li raggruppa sotto il nome dei suoi protagonisti: i libri di Zuckerman, quelli di Kepesh, i libri di Roth e così via.
Nemesis, però, appare sotto una nuova categoria. Everyman, Indignazione e L’umiliazione, tre dei romanzi che Roth ha pubblicato dal 2006, sono ora depositate, insieme a questo, in “nemesi: romanzi brevi”.

In un primo momento questa cosa può sembrare soltanto come un tardivo tentativo di imporre una coesione a quattro libri che sono stati più divisi da qualsiasi altra cosa che l’autore abbia scritto.
Nessuno dei quattro libri ha lo stesso protagonista, o anche un membro del “cast”. Solo due di loro hanno luogo (inteso come posto) comune a Newark, la città natale di Roth, che costituisce il centro geografico e spirituale di molti dei suoi romanzi.
Le situazioni non hanno alcuna analogia: Everyman è un oscuro e sardonico post-mortem sulla vita di un pubblicitario, mentre Indignazione racconta la “caduta” (non intesa come un inciampare, evidentemente) di uno studente di college in una piccola cittadina americana durante la Guerra di Corea. Venne poi Umiliazione, infame storia di un attore bloccato mentre seduce una mezzo-lesbica della sua età, prima suicidarsi, mentre Nemesis, questo nuovo romanzo di Roth, parla di un insegnante di educazione fisica che vive nel New Jersey nel bel mezzo di una epidemia di polio negli anni Quaranta.

Ma con l’uscita, appunto, di Nemesis – (l’ultimo delle nemesi, come si può ancora imparare ora a chiamarli) – una misura della coesione retroattiva sembrerebbe funzionare.
Nemesis esplora l’impatto che una epidemia di poliomielite ebbe nel 1944 nella città di Newark. I bambini sono minacciati da paralisi, mutilazioni, disabilità permanenti e anche morte. Il nuovo libro racconta la storia di Bucky Cantor, un esemplare di giovane virilità americana che lavora come supervisore del parco giochi nell’area di Weequahic del New Jersey, nell’estate del 1944. Gli alleati stanno risalendo, con un certo contributo di sangue, l’Italia, ma i problemi di vista di Cantor lo rendono inadatto per la guerra: così rimane in America, inseguito da un forte senso di vergogna e si immerge a insegnare ai ragazzi del quartiere “a non permettere mai di essere presi in giro o, proprio perché sanno come usare il loro cervello, ad essere diffamati come deboli ebrei o femminucce “.
Attraverso questo personaggio Roth analizza tutta una serie di sentimenti collegati all’esperienza dell’incombente pericolo rappresentato dalla polio: paura, panico, rabbia, smarrimento, sofferenza, dolore. Una storia di fallimento, sulla continua presenza dell’ingiustizia come sottolinea lo stesso Roth, una storia di un nemico che non può essere distrutto.
Né la forza né la compassione sono efficaci contro l’epidemia di una malattia che nel ’44 era ancora a ben distanza da una eziologia efficace e una cura conseguente.
Quando i bambini iniziano a morire uno a uno e la comunità ebraica affoga nel dolore, poi nella la paura, infine nell’isterismo collettivo, i “fondamentali” alla base dell’esistenza di Cantor cominciano a cadere. Si arrabbia contro Dio, “assassino a sangue freddo di bambini”, fugge di città per un lavoro in un campo estivo con la sua ragazza, solo per trovare la sua coscienza che lo tormenta di essere scappato via. Mentre l’epidemia si sviluppa, Cantor si ritrova bloccato tra desiderio e dovere e, poiché questo è Roth dopo tutto, e tutti i suoi personaggi sono degli ostaggi della sua penna, viene trascinato inesorabilmente, sotto lo schiacciasassi della vita.

Ma, a differenza di ogni romanzo di Roth, Nemesis è raccontato da una voce narrante che a volte sconfina nel tetro. La “consegna” è inconfondibile di Roth: è inimitabilmente succosa, letteraria, ma ridotta ad una voce narrativa che sembra flirtare con la… banalità.
A meno che non sto per ritenere che Roth abbia semplicemente subito un crollo letterario, un’accusa verso la sua straordinaria forma scenica, deve essere successo qualcosa di definitivo,o stia per accadere. Almeno, così mi sembra.
Sono convinto, tuttavia, che le prime recensioni che accompagneranno l’uscita del libro in italiano mi smentiranno clamorosamente, e parleranno dell’ennesimo capolavoro di Roth, che qui, però, sembra convincermi un pò meno.
Se i romanzi di Roth di metà periodo sono capolavori di collera sarcastica, lo humor nero sembra essere la cifra che regola i conti con questo quartetto. In due di essi, il protagonista è morto prima che il libro comincia: un altro finisce in una casa di cura per un tentativo di suicidio. Anche la scrittura sembra volutamente goffa, come se l’autore, in piena ritirata, ha rinnegato il suo arsenale intellettuale per cedere il palco alla delusione, l’età e la morte. La massa di dolore e di terrore che si accumula in Nemesis è innegabile, è difficile non essere grati a Roth per ogni nuovo suo libro che mi fa leggere, ma considero questo suo esperimento, Nemesis, il trampolino della fine.
Queste escursioni di inafferrabile cifra letteraria di auto-cancellazione sarebbero un amaro addio alla scrittura.

Preparatevi. Prepariamoci, dunque.
Alen, Paola M., Isa, Valeria, Carla, Marco e il resto della combriccola di BookAvenue: forse è meglio che ci mettiamo in viaggio per una foto con l’autore prima che sia troppo tardi.

.

per BookAvenue. Michele Genchi


Il libro:

copertina

Philip Roth,
Nemesi,
Einaudi

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4 commenti

  1. E no bello!, tu l’hai dato per morto! Sennò che andate a fare in America: una passeggiatina? Le tue impressioni sono le tue…prigioni.
    Ariciao. Tonio

  2. Calma! Calmatevi! Mica l’ho dato per suicida, accidenti! Nel 2013 il mio amato avrà 80 anni. Che dite?, avrà diritto di andare in pensione, o no? E poi, avrò il diritto di scrivere le mie impressioni?

  3. Ma che, ti sei scemunito? Capisco la provocazione, ma quando è troppo è troppo. Roth forever!
    Tonio.

  4. Quando ho visto il nuovo libro di Roth in Feltrinelli ho subito pensato che di li a breve avrei letto una tua recensione che, questa volta, lasciamelo dire, è… tragica. Ma davvero sei convinto che Roth voglia farla finita? Sei diventato matto o cosa? Sarai smentito spero presto ed io non posso e voglio credere una cosa del genere. Una cosa, però: sai scrivere! (ma occhio alla punteggiatura). Lory

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