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La fotografia nasce ufficialmente in Francia il 19 agosto 1839 dove fu presentata all’Accademia delle scienze e delle arti visive. Joseph Nicéphore Niépce riuscì a scattare la prima foto al mondo con una camera oscura. In pratica riuscì a riprendere un’immagine e a fissarla su un supporto fisico. Fu poi Daguerre che portò alla riproduzione di una vera e propria immagine su piastra di rame. Daguerre laureato in architettura lavorava come pittore per le scenografie di teatro e fu proprio grazie al suo lavoro e all’uso del diorama, un palcoscenico buio e semitrasparente, usando la camera oscura, che pensò a come poter fissare l’immagine proiettata. Iniziò a sperimentare in questo campo con Niépce. Insieme perfezionarono la resistenza della luce, nacque così il dagherrotipo che prende il nome da Daguerre.
Il dagherrotipo si ottiene utilizzando una lastra di rame su cui è stato applicato elettroliticamente uno strato d’argento, quest’ultimo sensibilizzato alla luce con vapori di iodio. La lastra deve, quindi, essere esposta entro un’ora e per un periodo variabile tra i 10 e i 15 minuti. Lo sviluppo avveniva utilizzando mercurio a 60° che rendeva biancastre le zone precedentemente esposte alla luce. Il fissaggio conclusivo avveniva con tiosolfato di sodio che eliminava gli ultimi residui di ioduro d’argento. Quello che si otteneva era appunto il dagherrotipo che immortalò le immagini anche di uno scrittore come Edgar Allan Poe. Dal 1840 in poi la dagherrotipia permise il fiorire di ritratti di persone e paesaggi, di cui beneficiarono anche i pittori come Gaugin, Monet, Courbet che sostituirono i loro schizzi con scatti fotografici che servivano da base per le loro opere d’arte.
Nello stesso periodo Henry Fox Talbot inventò la calotipia, mentre Daguerre utilizzava piastre di rame, poi in vetro per riprodurre l’immagine, Talbot utilizzava la carta che è il sistema che si è avvicinato di più alla fotografia ai giorni nostri. Siamo passati poi alla macchina fotografica analogica con tanto di rullini da portare a sviluppare. Ricordo ancora con gioia l’acquisto di rullini fotografici da almeno 24 foto che con delicatezza avvolgevo alla macchina fotografica e poi i negativi che potevi far stampare a volontà. Tutto questo ha fatto la fortuna dei fotografi.
Sul finire degli anni novanta del novecento arriva la digitale. Cambia l’immagine, forse dalla resa perfetta ma più fredda, concedetemelo; la scheda estraibile, il collegamento a un PC per scaricare le immagini. Certo le immagini si potevano anche stampare con apposita carta fotografica o carta semplice che però dopo un po’ sbiadiva.
Volete mettere un bel album di fotografie da sfogliare, di foto che avevano anche una consistenza diversa? Ogni generazione è legata a ciò che l’ha caratterizzata. I nostri nonni amavano le loro foto in bianco e nero o a effetto seppia. Certamente l’avvento degli smartphone è stato un cambio epocale per la fotografia. Ha dato lo stop soprattutto ai negozi di fotografia. Ditemi, quanti ne contate di negozi di fotografia a oggi nella vostra città? Quei pochi che ci sono, oltre a vendere occhiali di ogni sorta, i cosiddetti negozi di Fotottica, ti stampano fototessere, se non vuoi andare in giro per macchinette. Mi sono sentita dire che se volevo la stampa di fotografie dovevo andare in cartoleria. Tempi che cambiano. Ormai siamo tutti muniti di smartphone. Facciamo foto dalla mattina alla sera, fotografiamo qualunque cosa che spesso finisce sui social come Facebook, Instagram che è il social per eccellenza della fotografia. Magari Instagram avrebbe fatto la felicità di Niépce e Daguerre, chissà. Per non parlare dei filtri che oggi giorno si possono mettere alle foto con delle app sui telefoni che ci rendono tutti belli e senza difetti. Non abbiamo forse più bisogno come prima di avere un album fotografico perché le foto stanno sul cellulare e le possiamo guardare in qualunque momento.
L’acquisto di una macchina fotografica si fa soltanto nei negozi specializzati, nei grandi centri commerciali il commesso di turno ti dice che un ottimo smartphone fotografa meglio di una macchina fotografica, tanto che anche i fotografi ufficiali invitati a cerimonie varie anziché avere un’attrezzatura ingombrante d’abitudine, hanno smartphone. La tecnologia arriva con tutto il suo carico, dà e toglie ma la fotografia resiste.
Per BookAvenue, Francesca Lombardi
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