La corsa dei mantelli

   Tempo di lettura: 3 minuti

Luca vede per la prima volta Daina davanti a un cinema in una via affollata. E’ una ragazza con la faccia pallida, vestita come ci si vestiva nel milleseicento, con una camicetta di pizzo bianco, ricamata con acutezza. Daina trema per il freddo e ogni tanto chiede qualcosa a chi le passa vicino, ma nessuno capisce la sua lingua tutta piena di consonanti.
Luca resta colpito da lei e le domanda subito chi è e da dove viene. Daina si sforza di parlare italiano, ma parla sottovoce e dice qualcosa di poco chiaro a proposito di svegliare o meno qualcuno…
Luca non capisce, ma le fa segno che di lui non deve avere paura.

Daina gli spiega che non sa perché è capitata lì, ma sente che non ha molto tempo. Gli racconta dei luoghi in cui viveva, di quella parte della Polonia che confina con la Russia nella regione dei piccoli laghi e di come si è ferita la mano. Non si sa spiegare quali forze l’hanno portata in quella strada in quel momento.
Luca le chiede di seguirlo a casa sua, le dice che è troppo stanca per starsene lì, in piedi.
Daina raccoglie un sasso dal marciapiede e glielo regala dicendogli che non c’è tempo e lui sa bene perché. Poi si inginocchia, congiunge le mani e inizia una litania. Col dito traccia delle figure per terra, dei tratti di volto e degli sguardi…

La corsa dei mantelli di Milo De Angelis (edito da Marcos y Marcos) è la storia fiabesca di Daina, una ragazza ribelle, indomita, combattiva, attratta dalle gare e dai duelli. Una ragazza misteriosa e segreta la cui bellezza è intensa e tremenda e non si rivela che a bagliori.
Nella sua fugace avventura, Daina incontra le persone più diverse e strane. Soprattutto incontra Luca, che si innamora perdutamente di lei e la segue ovunque.

Un racconto scandito da una vibrazione ininterrotta e gremito di apparizioni che interrompono il corso del reale e vi insinuano qualcosa, talora di luminoso talora di oscuro. Istantanee folgoranti che vengono alla luce e scompaiono nell’ombra rivelando uno spazio verbale grondante di allusioni e di significati in cui tutto si muove e muta, tanto che certe frasi sembrano sempre sul punto di esplodere sotto la violenza espressiva.
Colpisce il respiro del silenzio, la fedeltà minuziosa agli oggetti, la grazia del dialogo. Piccoli tocchi, piccoli cenni, scorci di conversazione, rapidissime note di colore che, come il sole, illuminano, ravvivano, chiariscono.

Milo De Angelis
La corsa dei mantelli
Marcos y Marcos
2011

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

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