Prima o poi tornano tutti e quindi ecco di nuovo Jack Ryan, ”intelligence man” dall’analisi sottile e, all’occorrenza, dalle maniere spicce. Personaggio velocemente passato dai libri al grande schermo – dove è stato interpretato, a turno, da Harrison Ford, Alec Baldwin e Ben Affleck (ma presto sarà la volta di Chris Pine nell’ennesimo sequel della saga) – Ryan è l’alter ego di Tom Clancy, scrittore da best seller grande esperto di armi e di servizi segreti (soprattutto Usa). I suoi ”La grande fuga dell’Ottobre Rosso” e ”Potere esecutivo” sono due classici della spy story moderna, ma atipica e molto muscolare, tanto da essere ribattezzata ”tecno thriller”, in onore anche del ripetuto uso delle più sofisticate possibilità delle reti informatiche.
Questa volta il nemico pubblico numero uno degli Stati Uniti è l’Emiro, reincarnazione, neppure tanto velata, di Osama Bin Laden, incubo dei “nuovi crociati”. Per sventare la sua Restaurazione del Califfato, ovvero il dominio sull’Occidente, non poteva che scendere in campo Ryan richiamando in servizio i suoi fedelissimi ex membri dell’Unità speciale Rainbow: John Clark e Ding Chavez, i fratelli Caruso. Ma soprattutto – a eternare appunto le gesta del Bene contro il Male – Jack Ryan jr, deciso a seguire le gesta del padre. Clancy – che nella stesura del romanzo si è avvalso della collaborazione di Blackwood – è capace di esaltare nei suoi romanzi la geografia: la lotta all’Emiro si svolge infatti dalle grotte del Pakistan ai ghiacci svedesi, ai giacimenti petroliferi del Brasile.
Ma, ovviamente, il Male si annida dove nessuno avrebbe immaginato: nel cuore stesso dell’America, punta di diamante della battaglia. Come a dire – ammonisce Clancy – che il nemico è molto più vicino di quanto si pensi e potrebbe essere il nostro insospettabile vicino di casa. Del resto gli Usa hanno sempre indagato nel proprio giardino fin da tempi di McCarthy e del maccartismo. Clancy – e così Ryan – non è su quel piano, ma ha l’occhio sospettoso: per quanto si muove all’interno dei suoi confini con particolare cura dei propri servizi segreti. Non è un caso ad esempio che, nel libro, il presidente americano in carica sia ambiguo ed irresoluto, sempre pronto a temporeggiare con i governi stranieri amici dei terroristi.
Insomma, la politica è vista come un impedimento, qualche cosa che mette i bastoni tra le ruote a chi invece saprebbe cosa fare per risolvere la situazione. Nulla a che vedere quindi con la sagacia e la velocità di decisione di Ryan e del suo gruppo: combattere l’Emiro non è roba per signorine, suggerisce Clancy. Del resto ”Vivo o morto”, titolo del libro – scritto con grande capacità narrativa di genere da Clancy – la dice lunga sulla sintesi politica dell’autore: non ci sono mezze misure, né sfumature. La lotta è senza quartiere e quindi altrettanto implacabile deve essere la risposta. Nel finale, i due Ryan non perdono la battuta: «Forza, affronteremo il nemico insieme», si promettono. E così saranno pronti per altre avventure contro altri nemici. Una volta sconfitto l’Emiro, si intende.