Dio (d’ora in avanti: Salvatore) torna da una sua breve vacanza di pesca per scoprire che,da quando se ne è andato (un paio di giorni in Paradiso, sono secoli sulla Terra), le cose sono andate davvero male. Aveva lasciato il ponte di comando a Suo Figlio proprio quando sulla terra gli uomini esprimevano il meglio di loro atttraverso il Rinascimento, condizione magnifica per concedersi un pò di svago.
Al chiuso del Suo ufficio guarda, con sgomento, quello che ha perso. In particolare, non Gli piace il 20° secolo. “Cavolo!, ma ho lasciato l’Azienda solo per qualche maledettissimo giorno”, sembra dire. Si convince che l’unica soluzione sia quella di mandare Gesù (d’ora in avanti: JC) di nuovo sulla terra per ricordare a tutti la sua prima ed unica regola – “Fate i bravi” – la sola che Mosè ha deciso di ignorare e venirsene con ben 10 “norme” confondendo le acque e per le quali s’è preso una carrettata di botte una volta salito ai Piani Alti. JC accetta con una certa riluttanza, impegnato com’E’ a suonare con Jimi Hendrix e fumare un’ottima erba; si sà: in Paradiso, è la migliore in circolazione. E poi: “sono tornato da poco!” protesta. Ma a Salvatore non si può dire di no.
Giù sulla terra, JC ha 31 anni, suona in una band, fa il volontario, ragione questa per la quale è in ritardo con la musica e cerca di essere gentile con tutti. Vive insieme a una piccola comunità di sfigati che si amano e fumano troppo. Un giorno l'”American Pop Star” inizia la ricerca di nuovi talenti per lo show a cui JC decide di partecipare dopo la gran rottura di scatole di uno dei suoi. Poi, però, ci pensa: “Quale modo migliore per dire alla gente “Fate i bravi” che sulla piattaforma del più grande spettacolo della televisione? Naturalmente è preso: JC è sempre JC.
Si rivende il biglietto aereo singolo executive per Los Angeles a favore di un vecchio autobus male in arnese che consente alla allegra brigata di imbarcasi in un viaggio pazzesco sulle “strade blu” alla volta dell’altro lato dell’America. Le avventure sono esilaranti: potete credermi. La brigata arriva a destinazione e si stabilisce nel resort a 10 stelle prestato dalla produzione e qui ne succedono di tutti i colori. Fazzoletti a portata di mano: mi raccomando.
Come finisce? Beh mi spiacerebbe stroncarvi il piacere di ridere a crepapelle per cui dovrete scoprirlo da soli. Posso solo dire che la Storia si ripete non senza qualche lezione. Lo scopo della missione si compie. Salvatore è fiero di Suo Figlio e contento che le cose si siano rimesse in carreggiata.
C’è davvero così tanto che mi è piaciuto di questo libro. Prima di tutto, mentre i capitoli iniziali in Cielo potrebbero sembrare un pò troppo cartoon, John Niven stabilisce rapidamente i caratteri forti di Salvatore e JC; il dialogo pungente tra i Due tira avanti e indietro che sembra leggere un fumetto della Marvel sui Supereroi. Poi la cena all’Inferno con il Diavolo è una scena assolutamente meravigliosa; “…ne sai niente Tu?” chiede Salvatore al Povero Decaduto; e c’è da ridere. Il Diavolo è un personaggio eccezionale nelle mani di Niven, mi sarebbe piaciuto aver letto e visto un pò più di lui, nel libro. Posso dire che Niven mi ha regalato solo un pò di tempo (troppo poco!) per descrivere, con un certo divertimento, l’Inferno con alcuni dei più recenti ospiti e orrori dell’umanità. Quello che fa, e accade a Hitler è particolarmente divertente, ma non brutale come quello che succede ad alcuni dei membri del KKK. In fondo siamo all’Inferno: non è che qui si viene a spassarsela. Il Diavolo non sta mica a smacchiare le occhiaia ai panda, si direbbe da queste parti.
Parlando di personaggi eccellenti, JC passa dall’essere l’esempio per un progetto di legge per il recupero dall’alcolismo e la tossicodipendenza da erba, a una persona più arrotondata e decisamente buona con il prossimo e i capitoli volano, finendo per davvero a prenderlo in simpatia. JC è una persona divertente, ben fondata, ed è fondamentalmente un ragazzo a posto. Niven lo fa passare come uno che non predica troppo, o troppo bene: Gli basta essere una persona decente e fare in modo che gli altri facciano lo stesso. Il rovescio della medaglia è Steven Stelfox, il giudice cattivo di “American Pop Star”. Le sue farneticazioni e le sessioni “urlanti” prima e dopo gli spettacoli sono particolarmente brillanti e mi hanno ricordato alcune delle scenette e battibecchi dal nostrano X Factor con quel quartetto da avanspettacolo spassosissimo che risponde ai nomi di: Ventura-Elio-Arisa-Morgan.
Potrei scrivere altre 2000 parole su quello che mi è piaciuto di questo libro molto facilmente, ma ho intenzione di essere breve. Le scene sul viaggio da New York a Los Angeles sono fantastiche, intelligenti e toccanti; le scene dall’American Pop Star sono eccitanti e divertenti, e le scene seguenti in Texas dimostrano la capacità di Niven di passare dalla commedia al dramma ad alto contenuto di azione senza sforzo alcuno. Niven è un vero maestro della narrativa e questo libro mette in mostra le sue abilità migliori.
E la musica! Non credereste quanto bene Niven scrive musica, su come è eseguita, come suona, senza nemmeno bisogno di sentirla: la senti sulla pagina, ed è esilarante!
John Niven in “A volte ritorno” non mette in discussione le basi della Fede: c’è un cielo e l’inferno, con Salvatore, il Diavolo, e tutto il resto della compagnìa. Mette, semmai, in discussione alcuni dei dogmi della religione (delle religioni, in genere) e lo fa con umorismo e intelligenza. Ancora più importante, non è mai ripetitivo o prevedibile e mai una volta mi ha annoiato leggerlo. Rimane un libro, irriverente, disubbidiente, scomodo al limite della blasfemìa per chi vuole trovarla a tutti i costi, ma godibilissimo dalla prima all’ultima pagina.
Se state cercando un buon libro per un fine settimana, o l’Inferno per un qualsiasi momento dell’anno che rimane, non dovrete fare niente di più che andare in libreria a comprarvi “A volte ritorno”.
E cosi sìa.
per BookAvenue, Michele Genchi
Wow! un’altro libro da leggere! Grazie delle risate: ci volevano.
Lory
ps: la bimba frigna…
Michele, sei un manicomio ambulante. Spero che il libro mi diverta quanto il tuo “pezzo”.
Franco.
A Michè, mi hai fatto cominciare bene la giornata. Stasera me lo porto a casa.
…Amen.
sei stato così strepitoso…che non ho fatto neanche le pulci alla punteggiatura 😉
m