Il grande scrittore uruguaiano, famoso giornalista e autore di oltre 35 libri, tra cui il molto tradotto “Le vene aperte dell’America Latina” Eduardo Galeano è morto lunedì scorso di cancro ai polmoni all’età di 75 anni a Montevideo, capitale dell’Uruguay.
Aprile di quest’anno si è rivelato infausto per la letteratura. Proprio lunedì 13 è scomparso il grande scrittore tedesco Günter Grass e, a inizio mese, il poeta svedese Tomas Tranströmer.
Proprio “Le vene aperte dell’America Latina”, fu oggetto di un dono del presidente Chavez a Barak Obama, con l’effetto conseguente di diventare un bestseller. E’ accaduto durante il quinto Vertice delle Americhe nel 2009, la conferenza pan-americana, la stessa che quest’anno ha visto protagonista ancora una volta il presidente Obama per la storica stretta di mano con il presidente cubano Castro.
Eduardo Galeano è considerato uno dei più importanti autori della letteratura latinoamericana. Tra le sue numerose opere “La trilogia del fuoco”, “I giorni successivi”, “Splendori e miderie del gioco del calcio”, Galeano si è distinto come scrittore trascendendo i generi ortodossi e combinando fiction, il giornalismo, analisi politica e storia. Una volta ha proclamato la sua ossessione di scrittore, dicendo: “Sono uno scrittore ossessionato dal ricordare, in particolare il passato dell’America e soprattutto quello dell’America Latina, terra intima e condannata all’amnesia”.
Eduardo Galeano ha iniziato la sua carriera molto precocemente. A soli 14 anni già disegnava vignette politiche e ha iniziato la sua carriera di giornalista come redattore per il settimanale Marcha, lo stesso giornale che ha visto le firme di Mario vargas Llosa e Mario Benedetti, e in seguito per il quotidiano Epoca. Dopo il colpo di stato 1973 in Uruguay, Galeano fu brevemente incarcerato da dove fuggì in Argentina, dove ha fondato una rivista culturale chiamata “Crisi”.
Nel 2013, il quotidiano britannico The Guardian dedicò a Galeano una vera e propria celebrazione con un grande reportage sulla sua vita e le sue opere, definendolo “il poeta laureato del movimento anti-globalizzazione” Lo stesso giornale lo citò ampiamente ammettendo come sacrosanta la sua tesi che questo mondo non è democratico affatto. “Le più potenti istituzioni, diceva l’articolo, l’FMI [Fondo Monetario Internazionale] e la Banca mondiale, appartengono a tre o quattro paesi. Gli altri stanno a guardare. Il mondo è organizzato per l’economia e la cultura della guerra“.
Il libro “Le vene aperte dell’America Latina”, è considerato un libro fondamentale per comprendere la politica del continente sudamericano, ed è stato tradotto in oltre 20 lingue. Molti critici riconoscono il contributo di idee dei suoi libri in generale. Questo, in particolare, descrive con un equilibrio distintivo la storia dell’America Latina, mentre le sue storie di narrativa hanno gli elementi tipici della cultura latino-americana riconoscibile come un timbro nelle pagine dei più proclamati autori del continente.
Nel 1978, ha pubblicato il libro “Giorni e notti d’amore e di guerra”, che ruota intorno al regime dittatoriale in Uruguay nel 1970. In Italia è stato pubblicato vent’anni dopo, come gran parte delle sua opere, da Sperling. Non cercatelo: come molti altri dei suoi, è esaurito da un po’. Una colpevole disattenzione che spero venga presto colmata. Certi libri è meglio tenerli in giro ancora un po’: potrebbero servire anche ad un popolo che ha rinunciato alla partecipazione come il nostro.
Tra il 1982 e il 1986, uscì con la “Trilogia del fuoco” Un vero capolavoro, una narrazione leggendaria, qualcosa che trascende la realtà storica e geografica. Attraverso i secoli, le popolazione latinoamericane non hanno subito solo il saccheggio dell’oro e dell’argento, del rame e del petrolio, hanno sofferto anche l’usurpazione della memoria. Galeano, ha ridato vita a questa memoria preziosa, costruendo un monumento in forma di parole dedicato soprattutto all’America Latina dove le leggende intersecano i canti popolari e le memorie, le relazioni dei governatori e le credenze dei popoli più antichi.
“I figli dei giorni”, è stato pubblicato nel 2012 e ha la forma di un calendario. L’obiettivo di questo libro è quello di rivelare i momenti del passato, mentre li contestualizza col presente. E’ un vero lavoro di scavo che sradica le storie che sono state smarrite o sottratte, presentandole con il loro vero volto, spesso assai poco piacevole da vedere. La storia del sudamerica è una storia di speranze e di tormenti. Ma non riguarda solo il continete amato dallo scrittore; ci sono pagine dedicate anche a fatti e personaggi che valicano i confini geografici dell’America del sud. Esempio il 1 luglio, intitolato “Un terrorista” dove si legge: “Nel 2008, il governo degli Stati Uniti ha deciso di cancellare il nome di Nelson Mandela dalla lista dei pericolosi terroristi”. E’ l’inizio di una cronaca breve degli accadimenti in SudAfrica, la difficile storia di un popolo capace di emanciparsi dall’Apartheid grazie alla lotta di un uomo mite liberato dalla galera dopo decenni. La scoperta da parte degli Stati Uniti che Nelson Mandela era in verità il fondatore della nuova nazione sudafricana e non il bandito considerato tale fino a poco tempo prima. Il mondo di lì a breve ne conoscerà la grandezza.
Ancora: il 12 ottobre è intitolato “Scoperta” e dice che: “Nel 1492 gli indigeni fecero la scoperta di se stessi. Scoprirono di essere indiani, e che vivevano in America“. Narrando di quelle genti in quei luoghi martoriati dalle tante “scoperte” del continente americano e fatti oggetto da vere e proprie carneficine da parte dei tanti colonizzatori.
Eduardo Galeano ha ricevuto numerosi premi per le sue opere. Il suo libro, “Giorni e notti di amore e guerra” è stato insignito del premio La Casa de las Americas, che è uno dei premi letterari più antichi e prestigiosi dato in America Latina. Con la Trilogia della “Memoria del fuoco” ha ricevuto nel 1998 l’American Book Award. Verso gli Stati Uniti ha sempre avuto un sentimento assai severo. Ne ha criticato i modelli sociali e la dispersione delle energie causa non ultima delle molte guerre di liberazione inventate dalle amministrazioni che si sono succedute. Ha tuttavia salutato con favore e con una buona dose di speranza, l’elezione di Barak Obama augurando per l’occasione una decisiva svolta della politica estera del paese nord-americano.
Nel 1976, quando si sposò per la terza volta con Helena Villagra, il regime del dittatore Jorge Rafael Videla prese il potere in Argentina con un colpo di stato militare; in quell’occasione il nome di Eduardo Galeano fu inserito negli elenchi dei condannati dagli squadroni della morte, costringendo lo scrittore a fuggire all’estero.
In quell’occasione andò in Spagna, dove scrisse la sua celebre trilogia: “Memorie di fuoco”. Fece ritorno nel paese nei primi mesi del 1985, dando vita ad un’altra delle sue innumerevoli pubblicazioni: il settimanale “La Breccia”. Dopo la vittoria di Tabare Vazquez e l’alleanza Frente Amplio alle elezioni uruguaiane del 2004, che segnò il primo governo di sinistra della storia uruguayana, scrisse un’articolo per “Il progresso” (mi si perdoni, nel caso, la cattiva traduzione del nome della testata) dal titolo “Il popolo ha votato contro la paura” e l’anno dopo, insieme ad altri intellettuali come Tariq Ali e Adolfo Perez Esquivel, è stato membro della nascente rete televisiva Telesur, una stazione tv pan-latino-americana di forte ispirazione progressista.
Secondo molti intellettuali di tutto il mondo, Galeano è stata ed è una delle figure letterarie più amate e ammirate dell’America Latina, in particolare perché alzò la voce incessantemente per i diritti umani e la giustizia sociale. Era un severo critico della globalizzazione e ha evidenziato gli aspetti disumanizzanti della globalizzazione nel mondo contemporaneo. Aggiungo: uno degli scrittori più famosi del Sud America, un ambasciatore della storia latino-americana che ha fornito al resto del mondo una visione della loro cultura, il patrimonio e le lotte, attraverso la sua scrittura onesta e passionale.