A leggere le “cose” che avvengono intorno alla libreria, sia che si tratti del rapporto Istat che dell’analisi dell’Aie è sconsolante la constatazione della fatica che la filiera editoriale incontra nel far crescere il prorpio mercato. Dobbiamo ai bestseller, all’ubiquità dei libri in una varietà di canali, alle copertine sempre più belle e alle librerie sempre più accoglienti il fatto che aumenta il numero delle persone che leggono almeno un libro all’anno. Dobbiamo all’offerta al lettore di maggiori e più tempestive informazioni sulle novità e su una serie di servizi spesso on line, oltre i fattori sopra descritti, il fatto che i forti lettori aumentino un poco.
Poi però, il grande mercato dei non lettori e quello meno costoso da fidelizzare (quelli che leggono da 3 a 5 libri l’anno) è terra di nessuno. Tutte le energie degli attori della filiera si concentra su pochi forti lettori e sui lettori deboli: una pacchia per i forti lettori, ma uno spreco terribile per tutti gli altri. Per carità, ci sono validissimi motivi per cui la gente legge poco e i tempi sono faticosi per tutte le filiere dei contenuti, però le operazioni ben gestite (i classici venduti insieme ai quotidiani, alcuni bestseller) hanno dimostrato che per fortuna i buoni libri si vendono, si leggono e stanno in classifica tanto tempo, a riprova del fatto che il mercato, se educato un pò, tanto fesso non è; e quindi, se i buoni libri ci sono, bisogna gestirli meglio, accompagnarli di più, trovare modi per promuoverli e venderli laddove si intercetta l’attenzione del lettore. Gli altri settori guardano la filiera editoriale per la sua capacità di introdurre continuamente nuovi prodotti. Al tempo stesso, ci sono molti spazi di innovazione gestionale che le persone (meglio: gli attori) del settore devono intraprendere, nonostante gli sforzi già fatti, se si vuole che i libri rimangano centrali nei consumi culturali delle persone. Il rischio altrimenti è che i costi per avvicinare i deboli lettori diventino sempre più alti e tutti gli attori si trovino a competere per far comprare un libro in più ai forti lettori. Mentre non si fa quasi nulla per il lettore medio (punto e basta, quello che compra da 5 a 10 libri) spaesato alla ricerca della libreria che non c’è. L’investimento pagherebbe più rapidamente.
da tirature 08, Il Saggiatore. di Paola Dubini e Elena Raviola