Ema ha quasi vent’anni, è da qualche giorno che ha finito la maturità, ma non ha la minima idea di cosa farà da grande perché “per cominciare il futuro” c’è sempre tempo.
Si crede Paul Newman o “al limite anche Humphrey Bogart” e ha tutta l’estate davanti per sentirsi bruciare dal sole e vivere intensamente nel suo piccolo grande mondo fatto di partite a biliardo, croissant caldi, asciugamani stesi sulla spiaggia, poesie di Baudelaire e donne dalle gambe lunghissime…
Sogna infinite e spensierate sfide a calcetto con i suoi amici Niso, France e Alcapone, ma soprattutto brama “femmine femmine e ancora femmine” per succhiare il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non è vita e per non scoprire, in punto di morte, di non essere mai vissuto (come ricorda il professor Keating de L’attimo fuggente citando Thoreau).
E’ sabato mi hai lasciato e sono bellissimo di Emanuele Pettener, edito da Corbo nella collana Isola bianca, ricorda un romanzo di formazione sui generis e allo stesso tempo rispecchia la realtà di una gioventù insieme carica di fuoco incontenibile e sotto certi aspetti disillusa.
La storia è lieve come una piuma, come la polvere che vaga nell’aria. E’ tutto un ricamo di coincidenze e di incontri che formano un delicato disegno.
Emanuele Pettener è attento al ritmo e colpisce per la vivacità dello stile, per il gioco testuale rivolto al lettore perché intuisca le tracce in cui il narratore si annuncia e allo stesso tempo si maschera.
Leggere questo romanzo dà una grande gioia: gioia del cuore, dell’immaginazione e dell’intelligenza. Si fanno capriole, si danza e si cammina sul filo… La pagina non è mai immobile: è sempre un passo innanzi o a ridosso di chi legge. La parola splende di colori, il fraseggio è musicale, armonioso, ricco di suggestione, ha un fascino elusivo, mutevole, unico.
Emanuele Pettener, È sabato mi hai lasciato e sono bellissimo, Corbo Editore (collana Isola bianca), 2009, 332 p., brossura.