di Michela Murgia
Quando nel 1959 Eugene Ionesco scriveva l’opera teatrale Il Rinoceronte aveva già capito tutto. Nel paese da lui immaginato gli abitanti si trasformavano in rinoceronti uno dopo l’altro e il personaggio principale Berenger cercava inutilmente di resistere, supplicando la sua fidanzata di opporsi insieme a lui alla metamorfosi: “Fallo per me Daisy, salviamo il mondo!”. Prima di sparire per mutare a sua volta, Daisy gli rispose: “E chi ti dice che siamo noi che abbiamo bisogno di essere salvati? Forse gli anormali siamo proprio noi!”
Il dialogo mi è tornato in mente l’altra sera a Rimini, mentre venivo via da una cena insieme a tre amici. Era l’una del mattino di una serata piovosa; non avevamo l’ombrello e ci siamo riparati sotto l’antica tettoria della piazzetta delle Poveracce in attesa che spiovesse. Non eravamo i soli: al lato opposto della tettoia c’era un gruppo di ragazzi inglesi, forse una dozzina, che schiamazzavano ubriachi e giocavano a calcio con una bottiglia di birra, facendo un fracasso notevole.
La nostra conversazione non si smorzava, la temperatura era mite e gli ubriachi accanto a noi non ci sembravano così scalmanati da non poterli sopportare, perciò siamo rimasti al riparo per diverse decine di minuti, durante i quali intorno alla piazza abbiamo visto girare per tre volte una guardinga volante della polizia. Al terzo giro l’auto si è fermata e un poliziotto è sceso con fare deciso dirigendosi verso la tettoia. Forse un abitante del quartiere si era stufato degli schiamazzi, abbiamo pensato predisponendoci a godere la scena. Invece il poliziotto, ignorando gli ubriachi, si è fermato davanti a noi e ha detto: “Posso vedere i vostri documenti?” Increduli, con l’impaccio di chi davanti alle forze dell’ordine si sente sempre a disagio anche quando non ha niente da nascondere, gli abbiamo dato le carte di identità e lui è sparito in macchina per segnarsi gli estremi. Quando è tornato per restituircele abbiamo chiesto una spiegazione. “Sotto a questa tettoia ci sono quattro persone sobrie e tranquille e dodici ubriachi che fanno casino. Perché i documenti li ha chiesti a noi?” Il poliziotto ha detto: “Beh, siamo passati una volta, due volte, alla terza abbiamo visto che eravate ancora qui a parlare e allora…” E allora abbiamo capito che nella piazza delle Poveracce di Rimini alle due del mattino è più normale che ci siano dieci ubriachi che schiamazzano che quattro persone sobrie che parlano del più e del meno. Il poliziotto se n’è andato soddisfatto di aver accertato le identità dei quattro sovversivi che eravamo; noi siamo andati via con in testa le ultime parole che Ionesco mise in bocca al suo Berenger: Contro tutti quanti mi difenderò, contro tutti quanti! Sono l’ultimo uomo, e lo resterò fino alla fine! Io non mi arrendo! Non mi arrendo!