Ricordi di una educazione cattolica

di Michela Murgia

Sopporto male gli autori che danno alle stampe le loro memorie. Ci vuole un ego ipertrofico oltre ogni dire per pensare che la propria esistenza sia così interessante da meritare di permanere a dispetto degli alberi sacrificati a immortalarla. Alle memorie di Mary McCarthy si aggiunge l’aggravante della sua scintillante impudenza: è un’intelligenza ingombrante che sa tutto, ricorda tutto o comunque è in grado di porsi il dubbio, non risparmia niente a nessuno (a onore del vero nemmeno a se stessa) e giudica e commenta ogni cosa; nelle pagine che seguono vi accorgerete che ha già scritto lei anche la sua prefazione, giusto per dire che a questo libro non servirebbe una sola riga in più, tantomeno mia. Immagino sia proprio per questo che la voglio scrivere: l’impudenza è una delle poche temerarietà che invocano compagnia.

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Michela Murgia incontra gli italiani di Francoforte

Privato e politico, integrazione, multiculturalismo, identità, femminismo e ambiente. Un ricchissimo dibattito con la scrittrice di passaggio in Germania.

E’ una domenica di sole e Francoforte ospita un evento sentito: la maratona. Le strade sono sgombre e sportivi di ogni età corrono tra i colori generosi dell’autunno. Michela Murgia è in città e all’ultimo momento Italia Altrove Francofortee la Deutch-Italienische Vereinigungsono riusciti a organizzare un incontro. Si teme che la tempistica, la maratona e il sole diminuiranno l’affluenza, ma la sala è gremita. L’occasione è l’uscita recente, per Einaudi, della raccolta di saggi della Murgia Futuro Interiore Modera l’incontro Cinzia Sciuto, redattrice di Micromega che attualmente vive a Francoforte.

 

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Epistemologia della morte per crisi

di Michela Murgia

Stamattina è apparsa sui giornali la notizia del suicidio di un ristoratore romano di origine sarda. L’articolo si concludeva in modo curioso: “Dai primi accertamenti degli investigatori sembra che l’uomo non soffrisse di depressione nè avesse debiti o problemi economici. Ma le indagini sono solo all’inizio”. La chiosa suggerisce al lettore due cose: la prima è che le cause più ovvie di qualunque suicidio siano da ricercare nella depressione e/o nei problemi economici; la seconda è che questi motivi, che al momento non sembrano esserci, non sono comunque esclusi e potrebbero emergere da un’indagine più approfondita. Chi ha firmato quell’articoletto dal tono un po’ deluso (mannaggia, non c’erano i motivi economici!) con ogni probabilità è afflitto dalla sindrome giornalistica della crisi assassina.

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Ma le donne sono ancora invisibili

di Michela Murgia

Per poter dare il concorso per diventare insegnanti si dovranno studiare 35 scrittori italiani, di cui solo una è donna: Elsa Morante. E’ un fatto di questi giorni e il mondo intellettuale ci si è scomposto poco, fatte salve le donne intellettuali, che giustamente pretendono che lo sguardo sessista cambi di più proprio dove pretende di formare gli sguardi degli uomini e delle donne che verranno.

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Perchè “Bella addormentata” sono soldi buttati

A vedere l’ultimo film di Bellocchio ci sono andata più che ben disposta. Sono sensibile al tema e L’ora di religione a suo tempo mi era molto piaciuto. Peccato: stavolta ho buttato via i soldi e mi resta il rammarico di una bella occasione mancata. Bella addormentata, al di là delle velleitarie dichiarazioni di complessità della trama, appiattisce e semplifica tutte le sfumature a cui il tema obbligherebbe l’intelligenza. Bellocchio abdica alla complessità nel momento stesso in cui sceglie rozzamente di rappresentare la fede come una nevrosi e i suoi punti di vista come devianze soggettive.

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L’argentina che ho visto

di Michela Murgia

Il mio viaggio a Buenos Aires e Cordoba è stato molto desiderato, ma non era un’iniziativa privata. E’ stata l’uscita di Ave Mary e di Accabadora nei paesi ispanoparlanti che ha reso possibili gli incontri con la stampa, con le scuole, con le persone che hanno partecipato al Festival Internazionale di Letteratura e con quelle che sono intervenute alle attività del vivace istituto italiano di cultura di Cordoba. A questi impegni di lavoro si è aggiunto l’incontro gioioso con i circoli dei sardi di Buenos Aires, un appuntamento nato grazie alla volontà decisa dei connazionali d’Argentina, a cui sono infinitamente grata per aver saputo creare le circostanze perché potessimo vederci e stare un po’ insieme. L’intero viaggio è durato una decina di giorni, pochi per conoscere un paese così complesso, ma più che bastanti per vedere quello che non può non essere visto. 

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L’investimento dei giovani talenti

Da qualche giorno sul web sta girando la notizia di un autoproclamato Festival dell’Inedito, un evento che dovrebbe aver luogo a Firenze e che invita gli aspiranti scrittori a prenotarsi (a pagamento) per partecipare. Il pagamento, che è tutt’altro che irrisorio di questi tempi, ha due step distinti. La prima cifra di 130€ + iva va versata subito all’atto dell’iscrizione ed è conditio sine qua non per essere letti, valutati ed eventualmente selezionati.
Questo significa due cose:

a) che è escluso dalla partecipazione chi non può pagarli.
b) che li pagheranno anche quelli che non passeranno la selezione.

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La sindrome di Grimilde

Di Michela Murgia

Molti mesi fa ho rilasciato una breve intervista al Corriere della Sera (che però è uscita adesso) a proposito degli stereotipi femminili veicolati nelle fiabe e negli altri atti narrativi rivolti all’infanzia. Ave Mary era uscito da poco e il tema della demistificazione dell’immaginario era caldo anche socialmente, sull’onda lunga di Se non ora quando e del lavoro capillare nelle scuole e sul web di Lorella Zanardo, Loredana Lipperini, Michela Marzano e decine di altre blogger, giornaliste e intellettuali impegnate sul tema. Lo spunto dell’intervista era apparentemente superficiale – l’annuncio dell’uscita di due rivisitazioni cinematografiche su Biancaneve – ma proprio per questo ho risposto volentieri.

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Storia di pagine strappate

di Michela Murgia

L’altro giorno sono entrata nella libreria di Cagliari dove di solito mi servo e ho fatto quello che faccio sempre prima di decidere cosa acquistare: per mezz’ora ho guardato i libri. Il mio libraio è un vero libraio, un tipo in gamba, non di quelli che ti arrivano addosso mentre sbirci gli scaffali declamando come un mantra “in cosa possa esserle utile?” O invadente commesso di libreria, fattene una ragione: non puoi essermi utile, a meno che i tuoi occhi non possano vedere i libri al posto mio. Il mio libraio, che è un vero libraio, questa cosa non la fa: invece aspetta.

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