… Ci vuole corraggio per guardare in faccia la realtà senza distogliere lo sguardo. Se mi è capitato di riuscire a fissare l’interrogativo a cui devo dare una risposta ho commesso l’errore di cercare aiuto in altri, se della forza la devo trovare è dentro me stessa che devo cercare … “
Finalista al Premio Andersen 2014 nella categoria Migliore libro oltre i 15 anni, La sottile linea rosa è un libro coraggioso, forte, ironico, di cui c’era davvero bisogno. Sarebbe riduttivo credere che la vicenda si snodi attorno ad un gravidanza inaspettata, di più indesiderata, da parte di Perla, protagonista 17enne di questa storia, che ad una festa si lascia andare ad un momento di follia e inciampa in un bitorzolo, uno che occupa il suo utero senza pagare l’affito, per usare le sue parole.
Una sottile linea rosa non è solo questo. È molto di più. Perchè il tema è altro e alto, e attraversa le vite di ciascuno, giovani e meno giovani: la vita non si srotola sempre come noi l’abbiamo immaginata e l’imprevisto, lì dietro l’angolo, che capita, mette in discussione, lacera, confonde, a volte distrugge, può rappresentare un’occasione di crescita, di conquista, di ricerca di consapevolezza.
Ma Perla non sarà sola ad affrontare e confrontarsi con l’imprevisto che la gradidanza inaspettata rappresenta. Con lei ci sarà la sua inseparabile e amatissima amica d’infanzia, Allegra, e poi Davide, lo zio filosofoso; la nonna, la zia, e infine sua madre, nonostante un carattere per nulla accogliente. Eppure sola Perla dovrà scegliere del suo futuro e della vita nuova che le abita dentro.
Strepitoso il finale aperto, che non indulge a nessun facile lieto fine, perchè ognuno ha il suo imprevisto attorno al quale far ricominciare la propria vita, trasformandola in un’occasione di crescita. Narrato in un linguaggio fresco, incalzante, ironico, tenero, in cui le parole sono soppesate, scelte, cesellate per restituire alla storia e alla protagonista il gusto davvero intenso di aver ritrovato il proprio centro, anche se spesso non coincide con quello di molti.
Ora qualche domanda al Annalisa per approfondire:
Il tema che affronti nella sottile linea rosa è forte perché mette in relazione il mondo dei ragazzi sempre molto controllato, organizzato, diretto dalle scelte degli adulti e la loro capacità/incapacità, che ne deriva, di saper gestire la loro vita. Perla la protagonista del tuo romanzo è una ragazza come tante, con una passione, la corsa, che vive in una famiglia dove non sono ammesse deviazioni dal percorso, di corsa mi viene da dire, di cui già si intravede la fine. E lei invece nella corsa inciampa….com’è cambiata la vita dei ragazzi oggi?
Nei miei pensieri ricorre spesso la considerazione di come la vita dei ragazzi sia afflitta da uno iato grave: per un verso sperimentano precocemente, e con relativa facilità e frequenza, attività che per le generazioni precedenti erano mediamente inarrivabili: sport come l’equitazione, la scherma, la danza classica, esperienze come il campeggio estivo o le vacanze all’estero. Tutto questo, di solito, in base a uno sprone adulto e ad un’altrettanto adulta impostazione: orari fissi, persone note, amici “selezionati”, incontri pienamente tutelati. Per contro sono stati deprivati di quelle che erano le esperienze più comuni per gli adulti attuali, almeno in generale: andare al parco e organizzare un gioco a squadre con bambini sconosciuti, annoiarsi, poter fare a piedi senza sorveglianza il tragitto casa-scuola, incontrare coetanei non “garantiti”. La trasformazione della società fa si che tutto questo, purtroppo, sia diventato (o considerato) “pericoloso”. Di conseguenza, i ragazzi mi pare stiano diventando meno abili nel tessere e collaudare da soli e liberamente rapporti di amicizia e relazioni di conoscenza. Sul piano umano, a mio avviso, è un impoverimento non da poco, che li rende insicuri. Quindi si ritrovano precorsi sul piano delle esperienze ma tardivi sul piano delle competenze umane. A questo aggiungerei che tutto ciò che è comunicazione, dagli spot pubblicitari ai videoclip fino alle trasmissioni di target, tutto è un continuo ammiccare e alludere alla sessualità e al tema della seduzione. La mia personale impressione è che il sesso non più un modo di creare un “noi” ma, in prevalenza, una forma di affermazione e un mezzo di riconoscimento. Ovviamente non voglio lasciar intendere di supporre che questo valga per tutti, ma ho l’impressione che sia una specie di orientamento, anche stando a sentire i recenti fatti di cronaca. In questo senso mi permetto anche di sottolineare come l’espressione “fare l’amore” sia quasi scaduta a fronte dell’avanzata netta di “fare sesso”. Temo che in questo contesto inciampare sia facile.
Per affrontate questo tema hai scelto un argomento di cui non si sente parlare mai, le gravidanze precoci negli adolescenti. Mi correggo, se ne parla invece, ma relegandolo a un mondo lontano, confinato nell’alterità di altre culture, o semplicemente associato a situazioni di disagio. Mi piace molto invece che tu abbia collocato la storia di Perla in una famiglia in cui tutto, almeno all’apparenza funziona, lavoro, casa, possibilità economiche. Come mai hai scelto questo argomento, collocandolo in un contesto sociale medio-alto?
Qualche tempo fa, parlando con un amico dei dati allora appena diffusi sull’incremento delle gravidanze precoci e indesiderate, commentai che quelle cifre mi stupivano perché – appunto – fino ad allora avevo collegato questo rischio a condizioni culturali diverse da quelle diffuse oppure a condizioni di marginalità economica, culturale e sociale. Quel mio amico mi rispose: “Essere giovani significa già essere marginali.” La sua osservazioni mi colpì e sulle prime fui tentata di reagire ma poi, pensandoci su, non ho potuto che dargli ragione: i giovani sono pochi e non ci sono molte misure né per il sostegno alle famiglie (sostegno non solo economico ma anche organizzativo) e alla loro crescita (basti pensare ai tagli ripetuti alla scuola e alla confusione che grava sulle loro teste, insieme a un futuro di cui gli adulti capiscono sempre meno). Constato anche che sta venendo meno l’interesse d’insieme dei “grandi”per i “piccoli”: la genitorialità diffusa, quella che rendeva i figli di uno le nuove generazioni di tutti, sta tramontando. Una condizione non felice, anche perché i ragazzi sono in gamba e meriterebbero decisamente di più. Noi tutti, come società, in relazione a loro meriteremmo di più.
La tua scrittura è un flusso ininterrotto di pensieri, che si muovono velocissimi nel breve spazio di costruzione tra l’immagine e la parola. È una scrittura che secondo me i ragazzi sentono empaticamente, loro che sono abituati a far scorrere i polpastrelli su sempre piu minuscole e improbabili tastiere di smartphone. Ma allo stesso tempo la tua scrittura sa cogliere quel sottofondo lieve e quasi mai confessato di emozioni, attraverso un dono, che sa rendere leggere anche le situazioni più difficili, l’ironia. Avendo spesso scritto storie per i più piccoli, è stato difficile, naturale, complicato?
Questa storia non poteva che avere questa voce. Avevo fatto una prima scrittura del libro in terza persona, ma poi l’ho cestinata. La storia richiedeva di poter trasmettere sensazioni senza dichiararle e questo mi risultava possibile solo parlando in prima persona. Mi auguro sinceramente che i ragazzi possano riconoscersi e immedesimarsi in Perla: non ho la pretesa di saper cogliere la formula esatta del pensiero di un’adolescente di oggi, ma in ogni situazione c’è qualcosa che si ripete, indipendentemente dai tempi, uguale nelle generazioni perché appartiene al fatto di vivere. Da lettore io cerco questo nelle storie e, se fossi riuscita a trasmetterne anche solo un pochino ai lettori del mio libro, non potrei che esserne contenta.
Ultima domanda: come è stato sentirsi tra i finalisti del Premio Andersen?
Un grande riconoscimento… Una roba fantastica! Sì, lo ammetto: la mia reazione stata decisamente esuberante e non ho proprio nascosto per niente la mia felicità. Del resto, vivo e reagisco da persona emotiva: non sono capace (e non mi va) di dissimulare. Per di più, essere in lizza con Almond, che è uno dei miei autori preferiti, e con Brooks, di cui ho apprezzato moltissimo il libro, mi ha lasciato quasi interdetta. Per me questo è già IL premio.
Informazioni tecniche
Titolo: La sottile linea rosa
Autore: Annalisa Strada
Editore: Giunti – collana Extra
Codice: EAN 978-88-09-79008-7
Formato: 21×14 cm
Pagine: 146
Prezzo indicativo: € 8,90 cartaceo
Età di Lettura: (13)