Non piangere non ridere non giocare

   Tempo di lettura: 4 minuti

Guidata da Paul, Teresa si muoveva sospesa in quel cielo che aveva solo guardato a lungo dalla prigione della sua stanza. Ora poteva vedere tutto il paesaggio che la circondava, l’altro lato della strada, con le persone che camminavano frettolose, l’intero giardino pubblico con i bambini che si rincorrevano fra lo svicolo e le altalene, il tram che sembrava un lungo bruco vede e giallo.

A volte i tempi dell’oggi corrono così veloci da proiettarci in una dimensione di futuro che quasi ammutolisce tracce di storia, la nostra storia, vicina nel tempo e nello spazio, e che invece appare troppo lontana.

Come la storia di Teresa, dieci anni ancora da compiere alla fine degli anni 60’, approdata in Svizzera, insieme con sua madre Anna, in cerca di lavoro. Per Teresa si compie un sogno, quello di poter continuare a crescere nella sua famiglia, insieme con la mamma, unico genitore rimastole.

Ma a poco a poco la verità si fa strada: nulla è come lei aveva sperato.

I lavoratori stranieri non sono graditi in Svizzera alla fine degli anni 60’ ed è loro vietato portare con sé la famiglia. La presenza di Teresa è dunque illegale, deve farsi invisibile. Teresa è così costretta a trascorrere i giorni, le ore, i minuti, da sola in un piccolo sottotetto, che è ora diventata la sua casa: non può parlare ad alta voce, non può correre, non può andare a scuola, non può vedere come è fuori il nuovo mondo. Piano piano la paura di essere scoperta e rispedita indietro dilaga dentro di lei fino a renderla sempre più trasparente.

I giorni passano lenti e inesorabili fino a quando dal lucernario, unico spicchio di cielo a lei visibile, spunta un grosso gatto tigrato, e con lui arriva presto anche Paul, un ragazzino dai capelli rossi e dai calzini a fisarmonica che guiderà Teresa a guardare il mondo da un’altra prospettiva, quella dall’alto dei tetti.

Le visite di Paul, che arriva ogni sabato a trascinare la nuova amica in avventure a volte spericolate, diventeranno presto per Teresa un appuntamento atteso, senza il quale si sentirebbe spegnere. E nonostante la paura di essere scoperta, nonostante il dispiacere di dover mentire a sua madre, Teresa saprà ritrovare il coraggio di essere sé stessa, di sorridere, di raccontare della terra da cui proviene.

Un libro delicato e profondo, narrato con tratti leggeri come carezze, che sanno raccontare con grande maestria parti della nostra storia, con la consapevolezza che solo coltivando la memoria di ciò che siamo stati sarà possibile mettere a dimora semi di cittadinanza responsabile, accogliente nei confronti anche di identità culturali diverse.

Come accadrà nel finale, impossibile da svelare fino in fondo, per il ritmo incalzante dei colpi di scena, che si susseguono fino ad includere l’esito positivo del referendum, che mette ai voti il ricongiungimento familiare dei lavoratori stranieri in Svizzera: la vita di Teresa e di Anna potrà così finalmente davvero incominciare nuova in un’altra patria.

L’autrice

L’autrice, Vanna Cercenà, una delle più apprezzate scrittrici di libri per ragazzi in Italia, è nota al pubblico dei giovani lettori proprio per la sua passione storica che riesce a trasmettere, coniugando in modo perfetto, il dato storico con una capacità straordinaria di immedesimazione nella vita dei ragazzi. Con Lapis ha pubblicato anche Tre amici in fuga, e Marco Polo e l’anello del Bucintoro.

Informazioni tecniche

Titolo: Non piangere non ridere non giocare

Autore: Vanna Cercenà

Editore: Lapis

Codice: EAN 978-88-7874-3243

Formato: 20×14

Pagine: 138

Prezzo indicativo: € 10 cartaceo

Età di Lettura: (8)

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