La storia del viaggio non è ancora considerata come una scienza da studiare. Si attinge all’esperienza della mobilità umana per esprimere il significato della morte, della struttura della vita, di un cammino, ecc. Il viaggio è un’esperienza di mutamento continuo, è famigliare e comune ma proprio per questo è un problema capire gli effetti del viaggio sugli individui/società/culture perché solitamente vengono dati per scontato. Il termine travail inglese indica “viaggio” ma ci ricorda anche la parola “travaglio” e in effetti per un primo periodo il viaggio era visto come un qualcosa da sopportare, una prova, spesso pericolosa, un mutamento che logora chi è destinato a compierlo.
Marina Andruccioli mentre recensisce il libro di Enrico Franceschini, tenta una possibile traduzione: quella del singolo di fronte alla strada. Tra storia personale e racconto, come lei ci ha abituati.
Dimmi come viaggi e ti dirò chi sei


Nel 1993 l’Italia fu sconvolta da un caso di omicidio familiare senza precedenti: Rosalia Quartararo uccise la figlia diciottenne e ne occultò il cadavere in una roggia della Bassa lodigiana. Per gli inquirenti il movente fu passionale: la donna si sarebbe innamorata del fidanzato della giovane e, in preda a un furioso attacco di gelosia, avrebbe eliminato la «rivale» con ferocia inaudita. Rosalia fu condannata all’ergastolo e inserita nei trattati di criminologia tra le assassine più spietate. Per cancellare l’etichetta di mostro attribuitale dai media, Gianluca Arrighi ne ha ricostruito la complessa vicenda processuale cercando di rispondere a una domanda cruciale: cosa scatta nella mente di una madre che uccide la figlia?
Lavorare con lentezza è dedicato a tutti quelli che vanno al lavoro pensando di partecipare alla più grande avventura della loro vita anche quando il lavoro fa schifo… o quasi. Sono quelli che stanno cambiando il mondo. Dal basso. Anche se in pochi se ne accorgono. Sono quelli che non hanno abbandonato i loro sogni in un cassetto e non rinunciano a realizzarli, quasi un miracolo all’insegna dello sloworking. Essere ambiziosi e altruisti è una delle chiavi per arrivare alla realizzazione dei nostri piccoli e grandi progetti. Condividere le proprie scoperte con il mondo e fare del proprio stile di vita un nodo della rete da vivere in un continuo open source.
In amore, prima dei sentimenti occorre avere stile. È il messaggio di “Obiettivo maschio!”, il primo manuale di cacciatrici metropolitane, scritto dalle giornaliste Arianna Chieli e Nadiolinda, alias Nadia Busato. Scrivono le due autrici: «per innamorarsi bastano otto secondi, parola di scienziati. Quando un uomo incontra una donna che non conosce, se la guarda per più di quattro secondi vuol dire che prova interesse per lei. Se poi lo sguardo supera gli 8,2 secondi allora potrebbe essere amore a prima vista».
1907. Alla fine di una sofferta storia d’amore con lo scultore Rodin, la pittrice inglese Gwen John regala all’amica Ursula la tela che aveva dipinto per lui. Ursula la smarrisce, ma questo piccolo e intimo quadro, raffigurante un angolo della mansarda di Gwen a Parigi, passerà nelle mani di sei donne, tutte legate dalla passione per l’arte e dal sottile filo del destino. Charlotte, un’aspirante artista che per il dipinto prova «un amore a prima vista». Stella, un’infermiera, che sarà costretta a venderlo per fuggire da una relazione soffocante. Lucasta, pittrice repressa che lo regalerà al suo amante Paul, che a sua volta ne farà dono alla moglie Ailsa.
La traduttrice Helga Rainer, racconta il successo de “
«Le ore dei nostri incontri, il caffè solubile che abbiamo bevuto insieme, i dolci che abbiamo condiviso, è grazie a quelle poche ore alla settimana che sono riuscito a sopportare gli insulti, a superare le difficoltà, a perdonare i miei nemici, a pentirmi sinceramente e a confessare a Dio le mie colpe. Grazie a lei ho trascorso ore preziose, piene di calore umano… Ore felici. Avrei dato la mia stessa vita per guarire le ferite della sua anima. Se Dio lo permettesse, vorrei tornare in vita per poterle dire le parole che ho sempre desiderato dirle, almeno una volta, con queste mie labbra… Vorrei poterle dire che l’amo.»
