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Editori e lettori sulla strada del fraintendimento. Vol.1: le librerie fantasma

A leggere le “cose” che avvengono intorno alla libreria, sia che si tratti del rapporto Istat che dell’analisi dell’Aie è sconsolante la constatazione della fatica che la filiera editoriale incontra nel far crescere il prorpio mercato. Dobbiamo ai bestseller, all’ubiquità dei libri in una varietà di canali, alle copertine sempre più belle e alle librerie sempre più accoglienti il fatto che aumenta il numero delle persone che leggono almeno un libro all’anno. Dobbiamo all’offerta al lettore di maggiori e più tempestive informazioni sulle novità e su una serie di servizi spesso on line, oltre i fattori sopra descritti, il fatto che i forti lettori aumentino un poco.

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Andrea Vitali, Almeno il cappello

copertinaLa fanfara di Bellano è nei guai. Evelindo Gavazzi – cui è affidato il delicato compito di suonare il bombardino nella fanfara che sul molo accoglie i viaggiatori che sbarcano a Bellano – non fa più parte dell’organico: è bloccato in casa a suon di sberle dalla novella sposa Noemi, che non sopporta che faccia tardi e torni a casa ubriaco. Almeno il cappello racconta le avventure della banda orfana di bombardino e della sua gloriosa rinascita.

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Antonio Scurati, Il bambino che sognava la fine del mondo

copertina“Correte. Mio padre sta uccidendo mia madre”. La telefonata arriva alla stazione di polizia alle due del mattino. A farla è un bambino biondo con due grandi occhi blu che fissano il vuoto. Ma la mamma gli toglie la cornetta dalle mani: non è vero, non è accaduto niente, suo figlio urla nel sonno, si aggira per la città nel cuore della notte, suo figlio è sonnambulo. E un bambino che, notte dopo notte, sogna la fine del mondo.

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Cesarina Vighy, L’ultima estate

copertinaDa dove arriva la voce di Zeta? Apparentemente dal luogo più inabitabile e muto: la malattia, in quel punto estremo che toglie possibilità, respiro, futuro. Ma è solo apparenza: questa voce proviene dal nucleo più irriducibile e infuocato della vita. Che non tace, non cessa di guardare e amare. E anzi, comincia qualcosa: a scrivere. E fragile l’equilibrio che genera queste pagine. Per Zeta qualsiasi gesto ora è enorme, la fatica non solo fisica è in ogni momento fatale.

Stieg Larsson, la trilogia di Millenium

Autore svedese Larsson ha avuto una vita affascinante come quello di un qualsiasi romanzo fiction di buon carattere. Mikael Blomkvist, il protagonista di The Millennium Series, in realtà porta molte analogie del suo creatore.

Karl Stig-Erland Larsson è nato il 15 agosto 1954 nel Västerbotten, nel nord della Svezia. E’ cresciuto in campagna con i suoi nonni fino alla morte di suo nonno nel 1962 (nonostante molte attività di ricerca, comprese alcune mail al suo editore, è tutto quello che abbiamo potuto sapere della sua infanzia).

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Soffia su Tarifa il vento caldo dell’inferno

copertinaMontero Glez
Quando la notte obbliga
Salani

Tarifa è una città spagnola, la città di Ercole e la città dello Stretto. Ha quindicimila abitanti, dista poco meno di quindici chilometri dal Marocco, da cui è separata da una lingua di mare. Lì “succede che il vento soffia così forte da cancellare il numero di scarpe. E che al suo passaggio infuriato strappa via i pois dei fazzoletti, porta con sé i latrati di cagna e baci perduti per sempre”. Ma capita anche che “il mare si increspa e che, salato com’è, investe la costa e gioca con gli umori del viaggiatore”.

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Manuale di rimorchio per adolescenti

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Alec Greven
Come parlare alle ragazze
Giunti

Pensato per un pubblico di adolescenti, il volumetto è piaciuto anche agli adulti. «Ci sono signore che mi hanno raccontato di aver regalato una copia al marito dicendogli:ecco, impara qualcosa», ha raccontato in un’intervista. Aggiungendo che da grande vuole fare lo scrittore e confessando di aver quasi terminato il suo secondo libro che HarperCollins pubblicherà prima dell’estate: questa volta Alec spiegherà ai coetanei come parlare con mamma e papà.

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Luciano Gallino, Il lavoro non è una merce. Contro la flessibilità

foto autoreTempo fa leggendo un’altro libro di Gallino, L’impresa irresponsabile, mi sono persuaso che il peso attribuito al costo del lavoro finisce per rivelarsi un alibi che non aiuta a interrogarsi su alcuni fondamentali. A non discutere, per esempio, di come le imprese italiane sono indietro, e di molto, in fatto di ricerca, e di come le stesse sbandièrano amabilmente la necessità di trovare forme redistributive del reddito d’impresa per finanziare l’innovazione (i cui danari, evidentemente, sottratti alle tasse, inevitabilmente gravano poi su tutti noi…), o della necessità di competere in un “mercato globale” (quanto piacerà loro riempirsi la bocca di questo…) finanziando i corsi di sviluppo del personale con forme reddituali che non penalizzino troppo la già esigua ultima riga del conto economico.