Emozioni, ovvero l’alchimia della trasformazione

iron-bridge ©marinaandruccioli
   Tempo di lettura: 8 minuti

In questi giorni sta uscendo nelle sale il film di Maria Sole Tognazzi 10 minuti liberamente tratto dal libro di Chiara Gamberale, Per 10 minuti.
La storia narrata è quella di Chiara, una giovane donna che incontra tra i banchi di scuola delle superiori il grande amore, quell’uomo che poi diventerà suo marito, e come può purtroppo accadere dopo un tratto di percorso comune le loro strade si dividono, perché lui decide di prendersi una pausa.
Ma come spesso succede, quando cade una delle tessere che compongono la tua vita, come in un elaborato effetto domino anche le altre la seguono: Chiara perde il lavoro, deve cambiare casa, si ritrova sola senza il rassicurante tran tran che condivideva con il marito e quando tutto cambia all’improvviso, Chiara va in tilt e la depressione è in agguato. Si affida ad una psicologa che le da un consiglio illuminato, usando il metodo che il terapeuta Rudolf Steiner adottava con i suoi pazienti: ogni giorno, per 10 minuti (e non uno di più) fare una cosa nuova, mai fatta prima.
Un gioco, si, ma che avrà effetti profondi sulla vita della protagonista.

Ho letto questo libro anni fa e quando ho saputo che uscirà al cinema il film liberamente tratto, l’ho riletto in questi giorni, confermando una sacrosanta verità: i libri cambiano, e anche tanto, quando li rileggi. Ovviamente il libro è sempre lo stesso, ma è il lettore che è cambiato.

All’epoca della prima lettura accettai l’implicita sfida contenuta nel libro, il gioco di fare cose diverse dalle usuali abitudini che cadenzano le mie giornate: non ho copiato quello che la protagonista del libro fa (provare a fare i pancake, dipingersi le unghie di colori sgargianti o camminare all’indietro tra le altre cose) e, dato che il fine del gioco è quello di uscire dai propri schemi mentali, ho voluto prendere l’idea ma non tutte le regole annesse, come il vincolo dei 10 minuti o l’obbligo temporale di eseguire questo gioco per un mese. E così, ad esempio, mi sono lanciata in un corso di difesa personale (io che se posso la zanzara non la faccio secca ma tento di farla traslocare), ho accettato di tenere due lezioni di giardinaggio davanti ad un gruppo di una ottantina di appassionati (io che rischio la sincope a parlare in pubblico, e per pubblico intendo più di tre persone che mi ascoltano contemporaneamente), ho fatto un corso di acquarelli con il risultato che potrei dipingere le tavole del test di Rorschach e via di questo passo, con altre cose bizzarre che fatico a condividere!

Se la mia prima lettura aveva il sapore e l’atmosfera del film: “Non è mai troppo tardi” che ha come protagonisti assolutamente superlativi Morgan Freeman e Jack Nicholson ( che vi consiglio vivamente di vedere), ovvero un inno alla vita, al fare nuove esperienze, al gettarsi a capofitto nel fare per essere; in questa seconda lettura invece sono stata catturata da questo scambio di frasi tra la protagonista ed il marito che l’ha lasciata: lei dice che i cambiamenti le fanno paura, mentre lui rinfaccia a lei il cambiamento della sua personalità derivante dalla sua crescita personale, come ha dovuto subire lui le tante nevrosi di lei e di come si sia invaghito di un’altra donna per la sua mitezza del vivere, la sua semplicità nell’affrontare la vita.
Eccola qua, la mia seconda rilettura di questo libro, essere per poi fare: non più provare a giocare per 10 minuti con il fare qualcosa di diverso, ma provare a giocare per 10 minuti ad essere qualcosa di diverso.

A posteriori mi sono resa conto che ho riletto il romanzo con la consapevolezza a cui sono approdata in questi anni, ovvero che le emozioni sono in assoluto il miglior ponte che tu possa attraversare per vincere le paure e creare cambiamenti reali nella vita di ogni giorno.
Ho realizzato che trovare la forza per superare la paura nell’affrontare una delle qualsiasi piccole o grandi sfide di ogni santo giorno è semplicemente un’alchimia di azioni ed emozioni utili per attraversare quel ponte che ti porterà al di là della difficoltà che hai davanti: ma come tutte le cose semplici, sono anche molto profonde.

A metà del mio ponte, con questo libro tra le mani, ho guardato indietro e mi sono resa conto che nella mia vita, nonostante io sia una persona che per carattere tende alla mediazione, e che evita con ogni mezzo di creare problemi agli altri, che non prende niente e nessuno contropelo, non ho mai accettato la mediocrità e la falsa tranquillità che deriva del vivere assopita tra coltri di emozioni miti e ordinarie, se così possiamo definirle, e questo grazie solo e solamente alla crescita personale, che non ti “cambia” come vorrebbero farci credere i guru della motivazione e dintorni, ma smussa, lucida, leviga, fa affiorare il nostro lato più vero, trasformando i sentimenti di paura e odio verso una situazione che non vogliamo affrontare in sentimenti di compassione e amore verso quella parte di noi stessi che non se la sente di uscire e di andare per il mondo perchè si sente minacciata, impreparata e indifesa.
Il grande adagio che recita come dentro così fuori, come in alto così in basso, non è altro che un saggio consiglio da mettere in pratica il più spesso possibile: la pace interiore genera al di fuori di noi una vita armoniosa, provare emozioni “alte” come la pazienza e l’incoraggiamento generano qui in basso, nella vita di ogni giorno capacità di affrontare e coraggio di cambiare atteggiamento.

Riletto piacevolmente il libro Per dieci minuti, non vedo l’ora di sedermi al buio in sala, e di godermi il film in compagnia delle mie amate gommose alla frutta (di cui ho una dipendenza e dovrei lavorarci sù, lo so) e delle mie tante paure, perchè oramai ho accettato il fatto che non svaniranno mai del tutto, quindi meglio percepirle come alleate e complici, piuttosto che battagliare ogni volta che bussano al mio cuore.
Magari mi sorprenderanno, e saranno loro a venire a tormentarmi solo per i prossimi dieci minuti.

per BookAvenue, Marina Andruccioli


il libro:

Chiara Gamberale,
Per dieci Minuti,
Feltrinelli,
ed.2015 pp.187


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