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Una ricerca che dice la verità sullo stato dell’educazione.

Recentemente, in uno dei tanti incontri con le scuole organizzati nella libreria dove lavoro, abbiamo ospitato una V classe delle elemetari. A differenza di tutte le volte precedenti, saltava all’occhio la ragguardevole presenza di accompagnatori adulti, troppi per una pattuglia di una trentina di ragazzi. Ma tant’è.>>

 

 

Scoprii quasi subito dopo di cosa si trattasse. Quello che doveva essere un incontro di laboratorio a sostegno della attività didattica, seguito da una visita guidata alla libreria, si era trasformato in un comizio di una sigla sindacale dove a parlarsi addosso erano gli adulti con i ragazzini inebetiti ad ascoltare cose che non capivano. Avreste dovuto vedere con quale autocompiacimento la relatrice parlava agli astanti, esaltando l’attività a favore dell’educazione non della scuola, ma della sigla sindacale di appartenenza!

Mi intromisi e, quasi sommessamente, sollevai il braccio sulla evidente distonia del luogo e degli argomenti che in tutta evidenza cozzavano con l’ambiente e , peggio, dell’inadeguatezza del pubblico non fosse altro perchè si rivolgevano ad una età media che non superava i dieci anni! Insomma: protestai.

Ne venne fuori un piccolo parapiglia degno di una commedia di Eduardo finita con qualche muso lungo e una paio di vaffa.. cui seguirono le scuse ufficiali dalla Preside dell’istituto con la preghiera di non divulgare l’accaduto.

Questo è il tipico esempio di una scuola tarata sui grandi e non sui bambini. Ed è così che si genera la frequenza senza interesse e che genera il fallimento formativo. Dopo, vengono anche altre concause che sono, tra l’altri,  il territorio in cui si vive, la disoccupazione, l’ignoranza famigliare che come una pandemìa si trasmette sulle nuove generazioni, i modelli sociali di riferimento, e “mancanza di autostima dei ragazzi, discriminazione- producono unico risultato: la scuola non è più vista come uno strumento realizzare il proprio progetto di vita. Quindi si sceglie la via più facile: la rinuncia”.

Per dire che la scuola soffre di diversi mali e qualcuno potrebbe essere risolto con molte buone pratiche. Una, è quella di non fare con comizio politico a chi non sa ascoltare e non può replicare alcun argomento. Tanto per dire…

Ne parlo alla luce di una ricerca, cui fa riferimento il virgolettato di prima, fatta da La stampa sulla dispersione scolastica. Leggere quei numeri è preoccupante non solo per il fenomeno in sè, quanto per le prospettive di perdita economica che la diserzione dall’obbligo scolastico genererà sulla società di domani.

La classifica è terribile: il Nord il 15.3%, il centro il 14.7%, il sud (il sud!) il 21.1%. La media Italia è del 17.6% di abbandono prematuro degli studi (i dati si riferiscono non al 1945 ma all’altro ieri: il 2012.

Ed è proprio su questo che, al sud, le organizzazioni criminali contano: sfruttano l’abbandono scolastico come bacino di pesca di nuova manovalanza. Da una parte. Dall’altra i giovani non acquisiscono strumenti per smarcarsi da esse generando nuove criminalità, e/o in ogni caso, marginazione sociale.

Ma la ricerca dice molte altre cose. Vi invito, pertanto, a leggerne i contenuti all’indirizzo che segue all articolo dal nome “Fuoriclasse” (mi scuso per aver riusato il titolo) su La stampa

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1 commento

  1. Grandi e tristi verità … Grazie Michele!

I commenti sono chiusi.