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Tra le voci che ho amato e amo del blues, un posto d’onore ce l’ha Robert Calvin “Bobby” Bland, noto anche come Bobby “Blue” Bland. Il cantante, oggetto di giro della rubrica, nacque il 27 gennaio 1930 a Rosemark, nel Tennessee. Si trasferì poi a Memphis, sempre nel Tennessee, con la madre, dove iniziò a frequentare gruppi gospel delle chiese locali. Oltre a unirsi ai gruppi gospel, Bland iniziò a stringere amicizia con altri aspiranti musicisti dell’area, noti collettivamente come i Beale Streeters. In questo periodo, Bland iniziò a registrare canzoni, ma nessuna ebbe successo.
LA sua voce roca, baritona quasi, di certo non lo aiutò. Faceva la fame tanto da decidere nel 1952 Bland di arruolarsi nell’esercito americano. Ma la musica era il suo destino. Dopo aver lasciato la divisa militare nel 1954, tornò a Memphis per continuare la sua carriera musicale. Tornato sulla scena musicale di Beale Street, iniziò a fare tournée con Little Junior Parker, un cantante blues di fama regionale come suo autista (!), ma col tempo le sue capacità esecutive furono riconosciute e gli fu nuovamente concesso di registrare canzoni.
Il primo successo commerciale di Bland, “Farther up the Road”, arrivò nel 1957, quando il brano raggiunse la top 10 delle classifiche R&B. L’anno successivo pubblicò “Little Boy Blue”, anch’esso nella top 10 e consacrò Bland come artista di spicco sia nel blues che nell’R&B. Una serie di successi negli anni ’60, tra cui “Cry Cry Cry”, “Turn on Your Love Light” e “I Pity the Fool”, resero Bland, insieme a BB King, l’artista blues di maggior successo commerciale di quel decennio.
Verso la fine degli anni ’60, Bland e la sua band non riuscirono a sfornare grandi successi. Il genere R&B era ormai dominato dalla Motown e veniva sempre più integrato nella musica popolare mainstream da gruppi rock come i Beatles.
Bland tentò, senza successo, di raggiungere il successo con una carriera da solista. Depresso, cedette all’alcol, che riuscì a sconfiggere solo a fatica agli inizi degli anni Settanta. Anche dopo la sobrietà, non riuscì a trovare il successo che gli era sembrato così facile un decennio prima.
Sebbene Bland non abbia ottenuto molti successi commerciali dall’uscita del “White Album” nel 1976, la sua musica è stata riscoperta dalle nuove generazioni di musicisti. Il suo successo del 1974, “Ain’t No Love in the Heart of the City”, in coda per l’ascolto e bello almento quanto “Try A Little Tenderness” di Otis Redding, è stato reinterpretato dagli Whitesnake nel 1999 ed è apparso nell’album del 2001 di Jay-Z, The Blueprint. Inoltre, è stato ospite in numerosi concerti di Van Morrison.
È entrato nella Blues Hall of FAme nel 1981 e nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992; ha anche ricevuto un Grammy alla carriera nel 1997. Robert Calvin alias Bobby Blue Bland è morto il 23 giugno 2013 a Memphis, Tennessee. Aveva 83 anni.
Dalla collezione di casa consigli per gli acquisti
“Touch of The Blues” è un bel disco con delle bllissime ballad come Blue Moon e Lovin’ Blues ma, chi vuole conoscerne un po’ la musica consiglio “Absolutely Essential”; dentro ci trovate 2 dischi con il meglio di se tra cui Dry up baby e Blues in the night. Per chi lo desidera, Ain’t no Love…è incluso nell’album Dreamer.
Libri
Continuo a pensare a questa come una rubrica di Libri&Musica ma il più delle volte non esistono. Come in questo caso.
per BookAvenue, Francy Schirone