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Cos’è l’uguaglianza e perché così difficile da realizzare? Thomas Piketty e Michael Sandel, rispondono a questa domanda in un dialogo appassionato su economia, giustizia sociale e democrazia. Il libro è stato appena pubblicato da Feltrinelli, nella collana “idee”, per raccogliere un dialogo tra i due intellettuali che ha avuto luogo alla Paris School of Economics il 20 maggio del 2024.
La meritocrazia premia davvero il talento o rafforza le disuguaglianze? Il denaro influenza troppo la politica? È possibile creare un sistema più equo senza rinunciare alla libertà? Dalla tassazione progressiva al welfare, dalla populismo alla crisi climatica, fino alle sfide poste dalle migrazioni di massa, due delle voci più influenti del nostro tempo analizzando il rapporto tra ricchezza e potere ripropongono nuove idee per una società più giusta.
Osservare Thomas Piketty e Michael Sandel, affrontare questi e altri problemi significa intravedere nuove possibilità di cambiamento in giustizia, ma anche accettare la verità ostinata che il progresso verso una maggiore uguaglianza non arriva mai rapidamente né senza profondi conflitti sociali e lotte politiche.
Ve ne anticipiamo un pezzo.
Perché dobbiamo preoccuparci della disuguaglianza?
Michael Sandel
Thomas, grazie per aver ospitato alla Paris School of Economics questa nostra conversazione sull’uguaglianza. Un modo per indagare il significato di”uguaglianza” è iniziare con il chiederci perché la disuguaglianza è importante. I tuoi studi hanno rivelato con grande evidenza a tutti noi quanto siano marcate delle disuguaglianze di ricchezza. Cominciamo allora da queste disuguaglianze. Hai mostrato che in Europa il 10% più ricco possiede più della metà delle proprietà; negli Stati Uniti le disuguaglianze sono ancora più marcate. Molti di noi lo considerano un dato preoccupante, ma perché, esattamente, è un problema?
Thomas Piketty
Sono molto felice di poter discutere con te.
Mi preme innanzitutto sottolineare che io sono ottimista riguardo all’uguaglianza e alla disuguaglianza. L’ho spiegato nel mio ultimo libro, Una breve storia dell’uguaglianza, dove ho evidenziato che, sebbene oggi sia andato livello di disuguaglianza in Europa, negli Stati Uniti, in India, in Brasile e in tutto il mondo, nel lungo periodo ha preso forma un movimento diretto da maggiore uguaglianza. Da dove ha origine questo movimento? Ebbene, partire da qui per rispondere alla tua domanda. Questo movimento nasce dalla mobilitazione sociale e da una forte imponente istanza politica per uguaglianza di diritti nell’accesso a quelli che le persone percepiscono come dei beni fondamentali, tra cui l’istruzione, La salute, il diritto di voto e, più in generale, la più completa partecipazione possibile alle varie forme di vita sociale, culturale, economica, civile e politica. Nelle tue opere hai sottolineato il ruolo dell’autogoverno della partecipazione. Ebbene, credo che questo desiderio di partecipazione democratica e di autogoverno si anche ciò che nel lungo periodo ha guidato tale movimento in direzione di una maggiore uguaglianza.
Il movimento di cui parlo non esiste da sempre e certamente nonna dalla preistoria. Prende avvio alla fine del 18º secolo con la rivoluzione francese, comma all’abolizione dei privilegi dell’ aristocrazia e, in una certa misura, con la rivoluzione americana. Continua del 19º secolo con l’abolizione della schiavitù, L’ascesa dei movimenti operai, il suffragio universale maschile prima e suffragio universale femminile dopo. Prosegue nel 20º secolo con lo sviluppo della previdenza sociale, l’imposizione fiscale ad aliquote progressive e la decolonizzazione E arriva fino agli ultimi decenni. Talvolta parliamo dell’era neoliberale che prese avvio degli anni 80 come di crescente disuguaglianza. Per certi versi è vero; tuttavia, se vogliamo la disuguaglianza sotto alcune sue declinazioni, tra cui la disuguaglianza di genere, la disuguaglianza razziale E la disuguaglianza tra Nord e sud, in una certa misura nel lungo periodo il movimento verso una maggiore uguaglianza è continuato. E, a mio avviso, continuerà anche in futuro. Perché? Perché con l’affermarsi della modernità, è cresciuta la consapevolezza democratica, il desiderio di una uguaglianza di accesso ai beni fondamentali, alla partecipazione in tutte le sue forme, alla dignità in tutte le sue forme. Ed è questa la vera forza trainante, anche rispetto alle dimensioni monetarie della disuguaglianza.
Ritornando alla tua domanda sulla disuguaglianza di reddito e ricchezza, sono corretti, ma 100 anni fa erano ancora peggio. Erano persino peggiori 200 anni fa. Dunque, c’è stato un progresso nel lungo periodo non è mai stato facile, ha sempre comportato enormi battaglie politiche e mobilitazioni sociali e continuerà così. La buona notizia è che si tratta di battaglie che possono essere vinte e che sono già state vinte in passato; analizzare queste battaglie è forse uno dei modi migliori di cui disponiamo per prepararci ai prossimi anni.
Michael Sandel
Alla luce di quanto hai appena detto, mi pare che tu abbia identificato tre ragioni che spiegano perché la disuguaglianza è un problema. La prima riguarda l’accesso ai beni di base per tutti. La seconda ha a che fare con l’uguaglianza politica- l’avere voce, potere e partecipazione -, eppure mi hai citata brevemente una terza: la dignità. Mi piacerebbe capire se riusciamo a isolare queste tre ragioni per cui l’uguaglianza e la disuguaglianza contano.
Supponiamo di trovarci di fronte alle stesse disuguaglianze di reddito e ricchezza di oggi, ma di poter separare in qualche modo il processo politico da queste disuguaglianze economiche. Immaginiamo di poter disporre di un finanziamento pubblico per le campagne elettorali senza aver bisogno di contributi da parte di privati. Supponiamo di potere regolamentare il lobbismo in modo tale che le aziende potenti degli individui ricchi non possono esercitare uno influenza sproporzionata nella politica. Supponiamo di poter dissociare in qualche modo influenzare la partecipazione politica dalle disuguaglianze di reddito di ricchezza. E supponiamo di poter affrontare il problema dell’accesso ai beni di base dell’umanità come salute, istruzione, casa, cibo, trasporti, attraverso un welfare più generoso. Stiamo quindi immaginando di poter affrontare la prima preoccupazione-l’accesso ai beni di base-La seconda-l’accesso la partecipazione e l’aver voce in politica-lasciando le disuguaglianze di reddito e di ricchezza. Sarebbe ancora un problema?
Thomas Piketty
Si, penso che sarebbe alcun problema, in particolare per la dignità di base per le relazioni umane di potere che derivano dalla disuguaglianza. Il divario monetario è più semplice del divario monetario. È accompagnato da una distanza sociale. Naturalmente, l’influenza delle aziende sulla politica e sui media è uno degli effetti più visibili del denaro sulla sfera pubblica. È molto difficile immaginare come potremmo risolvere questo problema, messi di fronte al tipo di scala di reddito di ricchezza dei nostri giorni. Ma se ci riuscissimo, prendendo sul serio lo scenario che hai appena immaginato, ci ritroveremo comunque con un enorme disuguaglianza nel potere di acquisto del tempo degli altri. Se con l’equivalente di un’ora del mio reddito posso comprare un intero anno del tuo lavoro, emerge una distanza sociale nelle relazioni umane che solleva preoccupazioni e interrogativi molto seri. Dunque, la stessa formazione dei nostri ideali di democrazia di autogoverno, che non riguarda soltanto l’organizzazione formale delle campagne politiche e l’accesso ordinario alle notizie, ma anche tutte quelle relazioni più informali della nostra comunità locale -relazioni sociali con cui persone interagiscono tra loro e prendono decisioni l’una con le altre-, è minacciata da enormi disuguaglianze monetarie.
Infine, abbia avviso, l’argomentazione politica filosofica che a più rilievo qui È un’argomentazione di tipo storico, perché storicamente siamo stati in grado di affrontare tutti questi problemi insieme. Siamo stati capaci di ridurre E di molto la disuguaglianza, non soltanto sul fronte dell’accesso ai beni di base e alla partecipazione, ma anche su quello della disuguaglianza monetaria in termini di reddito e di ricchezza. Se guardiamo a oggi, pur considerando l’aumento della disuguaglianza degli ultimi decenni, In Europa il divario di reddito fra il 10% all 1% di quanti stanno in alto 50 o il 10% di quanti stanno in basso è enormemente più piccolo rispetto ha cento 100 anni fa.
Perciò nel lungo periodo ci siamo mossi verso una maggiore uguaglianza, che non soltanto non è andata a scapito della prosperità o di altri obiettivi legittimi che potremmo voler bilanciare con l’uguaglianza, ma è stata di fatto una componente chiave della crescita della prosperità moderna. Perché? Perché dietro l’enorme aumento della prosperità cui abbiamo assistito nel corso della storia, la crescita di un sistema socioeconomico più inclusivo ed egualitario-In particolare con un accesso più inclusivo all’istruzione- è stata assolutamente cruciale.
Ora, esistono due limiti a tutto ciò. Il primo è che, quando parliamo di accesso ai beni di base, dobbiamo tenere presente che i beni considerati di base 100 anni fa non sono quelli di adesso. Oggi un grosso problema è come ottenere un sistema di istruzione equo, anche a livello d’istruzione superiore, un tema su cui tu hai scritto è di cui parleremo più avanti. In breve, credo che l’aver rinunciato in un certo qual modo ho un ambizioso obiettivo egualitario per l’istruzione superiore sia all’origine di molti dei nostri problemi odierni, che ha a che fare con l’economia e ancora di più con la democrazia.
Una seconda importante avvertenza, che mi preme sottolineare fin da subito, è la dimensione internazionale e quella tra il Nord e sud del mondo. Gran parte della prosperità di cui godiamo oggi al Nord, storicamente in Europa e negli Stati Uniti, non è soltanto riconducibile all’aumento dell’istruzione È a investimenti più inclusi Bella salute E nella formazione professionale, che non certo senso sono molto positivi-Una trasformazione istituzionale grazie alla quale tutti ricavano qualche vantaggio-, ma è stata resa possibile anche dalla divisione del lavoro su scala mondiale. Il che coincide di fatto comma lo sfruttamento delle risorse-intendendo sia le risorse naturali sia quelle umane, E con il costo aggiuntivo sempre più evidente minaccia alla sostenibilità del pianeta. Per questo secondo me, È chiaramente il limite principale di tale movimento positivo verso una maggiore uguaglianza e una maggiore prosperità che ho indicato come la principale sfida per il futuro. Ma è anche una delle ragioni per cui, alla fin fine, voglio essere ancora ottimista, perché penso sia l’unico modo per affrontare queste nuove sfide planetarie sia spingerci ancora nella direzione dell’uguaglianza di quanto abbiamo immaginato in passato.
a cura di Loretta Severino
il libro:

Thomas Piketty, Michael J. Sandel,
Uguaglianza.
Che cosa significa e perchè è importante.
Idee Feltrinelli,
ed.2025, pp.125
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