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Il viaggio in treno che anni fa mi ha portato a Milano nella speranza di poter trovare una cura per lamalattia che poi si è portata via mia madre, mi è rimasto nel cuore.
Appena salita e seduta nel mio posto ho iniziato a piangere, silenziosamente, ma incessantemente: percepivo solo la mia paura e il panico e non mi ero affatto accorta che oltre a me e a due uomini seduti al lato opposto del mio, il vagone era semideserto.
Il tempo scorreva insieme al panorama ed io guardavo fuori dal finestrino senza vedere nulla, immersa nel mio dolore; ad un certo punto i due uomini seduti accanto a me hanno messo sul tavolino del salame e una grossa caciotta, e immagino che si fossero accorti del mio stato emotivo ma imbarazzati non sapessero cosa fare e se dirmi qualcosa per rincuorarmi. Penso anche che avessero cercato di attirare la mia attenzione con un “Vuole favorire?” di cortesia, ma visto che non davo segno di aver sentito, uno dei due è venuto vicino a me con un cartoccio in cui aveva messo una fetta di pane, una di salame e un po’ di formaggio. Io, che vedevo tutto appannato dalle lacrime e pensavo solo e solamente che stavo perdendo la mia mamma e che non ero pronta a vivere senza di lei, sollevai lo sguardo dal cartoccio su quel viso pieno di rughe.
“Tenga, signorina, mangi qualcosa, che le fa bene” mi disse con un sorriso semplice e imbarazzato “ Il pane lo ha fatto mia moglie” e tornò al proprio posto, lasciandomi un fugace ricordo di quella grossa mano coperta di calli che mi aveva allungato quel piccolo tesoro.
Di quel pellegrinaggio di speranza fino a Milano ricordo il sapore dolce del pane e la tenerezza di quel gesto, e L’ultima volta che siamo stati bambini, di Fabio Bartolomei mi ha ricordato quel viaggio.
Questo è un libro da leggere quando si ha bisogno di occhi nuovi, quando si ha bisogno di un refill, di riempire nuovamente l’esistenza di speranza e tenerezza, quando la prospettiva deve cambiare per riuscire a procedere, quando si ha bisogno di incarnare quelle virtù che hanno i bambini come la tenerezza, il disincanto, il crederci a prescindere, l’empatia, la spensieratezza ed usarli come propellente per riuscire ad andare avanti.
Bartolomei è riuscito nell’intento di adagiare in un cupo periodo storico la storia di tre bambini di appena dieci anni che durante la seconda guerra mondiale partono alla ricerca del loro amico di giochi, Riccardo, deportato senza conoscerne il motivo, per riportarlo a casa con loro.
E’ una storia ricca di quel bello che solo i bambini riescono a vedere, e in queste pagine Cosimo, Italo e Vanda ce lo mostrano tra ingenuità e riflessioni sorprendentemente profonde, come solo i bambini sanno fare.”Secondo voi i grandi ci vogliono bene, bene sul serio?” dice Vanda “Certo! Perchè?” le risponde Italo. Vanda stringe l’erba tra le mani “Vittorio è tornato ferito e tuo padre non vede l’ora che riparta. Se io volessi sul serio bene a mio figlio non lo vorrei in giro a fare la guerra. Lo vorrei su un prato, come questo“.”Decidete tutto voi grandi. Fate questo, fate quello. Non ci dite mai la verità!”.”Un piccolo prodigio, per una donna che aveva smesso di giocare ad appena dieci anni. La voglia di giocare le è tornata all’età di ventinove anni dopo dieci ore di travaglio, quando è nata sua figlia. Il primo miracolo di tutti i bambini: vengono al mondo e subito rimettono al mondo i genitori, ed è tornata poco prima dei settanta, appena diventata nonna“.”La mamma voleva andare in paradiso perchè i dolori erano diventati troppo forti. Allora la mamma mi ha chiesto il permesso di poter andare in paradiso” disse il papà seduto davanti a lui “Cosa dici glielo diamo il permesso?”.
Questo è il modo che trova il padre di Cosimo per dire al bambino che la sua mamma sta per morire: lo trovo un escamotage dolcissimo e pieno di tenerezza, tatto e amore per far sapere ad un bambino che la propria mamma è morta. E forse è proprio questa frase, che mi ha riportata su quel treno e ringrazio il papà di Cosimo per averla pronunciata, mi ha fatto tanto bene leggerla.
Marina Andruccioli
ndr. questo articolo è pubblicato in contemporanea su newsrimini
Il libro:

Fabio Bartolomei
L’ultima volta che siamo stati bambini,
edizioni E/O,
ed. 2023, pp.208
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