Ricordate la quarta di copertina scritta da Baricco per Prateria di Least Heat-Moon?
Evidenziava come lo scrittore statunitense fosse riuscito a scrivere 700 pagine sulla Chase County, “una porzione di semi-nulla”.
Ebbene, anni fa Emmanuel Le Roy Ladurie è riuscito a scrivere un libro altrettanto ponderoso su Montaillou, un paesino abbarbicato sui Pirenei nel quale non c’era nemmeno il semaforo (lampeggiante) della contea di Chase; per non parlare delle pompe di benzina, inutili poiché non c’erano auto a scorrazzare per il paese.
Non c’erano auto perché il villaggio viene ritratto all’inizio del milletrecento, pochi anni dopo la crociata contro gli albigesi; e questo era un territorio in cui l’eterodossia catara era riuscita a sopravvivere. Il libro, un classico della microstoria, fu edito a metà anni settanta; ora Il Saggiatore lo ha giustamente ripubblicato.
Questo villaggio occitano vedeva una forte presenza della componente catara, quasi ogni famiglia aveva avuto, nel passato o all’epoca dell’indagine, legami e contatti con l’eresia; questo portò il vescovo di Pamiers, il futuro Papa Pio XII, Jacques Fournier, nella veste di inquisitore, ad intraprendere un’opera di estirpazione dell’eresia dal paese. Non ci fu famiglia che non venne interrogata e i documenti inquisitoriali prodotti sono arrivati a noi. Il Vescovo era un archetipo di Maigret e con la tenacia degli interrogatori e senza quasi ricorrere alla tortura riuscì ad ottenere tutte le informazioni che desiderava, che gli permisero, con spirito di deduzione e considerazioni analitiche, di ricostruire i vincoli all’interno del paese e con gli ambienti catari; scovando così ogni minima devianza dall’ortodossia. È interessante la descrizione che fa Ladurie della tecniche con cui il vescovo conduceva gli interrogatori, cercando le contraddizioni e discutendo fino alla sfinimento degli inquisiti con il “puntiglio di uno scolastico”.
L’autore, sfruttando questa fonte eccezionale, si fa allora sociologo del paese, commentando e sottolineando con ironia e sarcasmo i comportamenti poco consoni di alcuni paesani, come il prete o alcuni dei bonhomme, gli evangelizzatori catari.
Grazie al lavoro dell’intervistatore e informatore Fournier, Ladurie può agire come un antropologo e descrivere la vita e le relazioni di questo paese in uno spaccato a cavallo del trecento, farcelo rivedere e rivivere nei suoi piccoli riti quotidiani, come quello, inconsueto per noi, dello spidocchiamento: evidenziando chi spidocchiava chi. Nella sua analisi dei rapporti usa chiaramente le categorie e le tecniche dell’antropologia: ricostruisce i ruoli sociali, le reti di relazioni e quelle parentali, lo spazio della religione e della magia, il lavoro e le feste, la gestualità e le cerimonie, il sesso, il matrimonio e la condizione femminile, la morte e molto altro. Nulla sembra sfuggire allo studio dell’autore. È sufficiente leggere l’indice per farsi un’idea del taglio che lo storico francese ha dato al suo lavoro.
L’indagine va anche oltre il villaggio, perché esisteva una Montaillou fuori del paese, fatta di esuli eretici e di pastori transumanti che si spostavano al di là dei Pirenei, nell’attuale Spagna; Ladurie segue il percorso di questi pastori e in particolare di uno di loro: Pierre Maury, al quale dedica parecchie pagine, costruendone una piccola biografia. Ha evidentemente una predilezione per quest’uomo, affascinato, presumo, dal suo spirito libero.
Per il resto del paese non ha parole tenere: nido di vipere lo definisce e paragona le due principali famiglie antagoniste a due scorpioni che si pungono a vicenda, annientandosi. Più volte lo chiama il paese delle doppie croci, perché molti abitanti, condannati per eresia, erano obbligati a portare il segno di due croci gialle sui vestiti.
In conclusione devo segnalare una pecca: un certo numero di refusi, soprattutto nella prima parte, ingiustificati considerato il prezzo non economico del libro.
Per BookAvenue, Davide Zotto
Il libro. Emmanuel Le Roy Ladurie, Montaillou, Il Saggiatore 2019, pp 670