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468 pagine per un falso pulp allo squacquarone

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copertinaChiedo scusa se la recensione del libro in questione non vi arriva dritto sulle scrivanie allo scoccare del mese, ma vorrei vedere voi alle prese con 468 (quattrocentosessantotto) pagine del nuovo romanzo di Isabella Santacroce. Romanzo che non coincide col suo libro più brutto, ma si tratta senza ombra di dubbio del più inutilmente lungo che sia stato mai scritto. Ho sempre trovato squallido ragionare coi libri in termini di mole, ho sempre condannato chi dichiarava di avere problemi di numeri di pagine, ma un conto sono I Fratelli Karamazov e un altro è Lulù Delacroix.

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Premio Strega: è Pennacchi.

foto autoreAntonio Pennacchi è il vincitore della 64ma edizione del Premio Strega; il suo libro, Canale Mussolini edito da Mondadori, ha vinto di stretta misura sul romanzo di Silvia Avallone con Acciaio:  133 voti contro i 129 della giovane scrittrice venticinquenne.

Gli altri finalisti hanno concluso la manifestazione con un certo distacco dal duo di testa rispettivamente con 59 voti per Francesco Sorrentino, 38 per Matteo Nucci e 32, infine, per Lorenzo Pavolini.

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Daniela Dawan, Non dite che col tempo si dimentica

copertinaUn romanzo che è un dono, già salutato con favore da molti lettori.
Milano, 2008. L’inquieta pianista Anna Orvieto ha un’appassionata  relazione col giovane fotografo francese Philippe. Alla vigilia di  un importante debutto alla Scala decide di seguirlo a Tunisi, un  breve viaggio che toglierà inaspettatamente il velo su oscure  vicende del passato riconciliandola con se stessa.
Tunisi, 1938. Nella Tunisia amministrata dai francesi i fascisti  italiani rivendicano con forza il dominio del paese. All’emanazione  delle leggi razziali il mondo di Cesare Orvieto, illustre medico  ebreo e autorevole esponente della comunità italiana, fascista  convinto, va in pezzi.

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Camilleri-Lucarelli: è già bestseller

Esce oggi l’atteso nuovo romanzo dell’inedita coppia Lucarelli-Camilleri.
Un gioco, un esperimento, una collaborazione letteraria senza precedenti: i due «re» del giallo italiano contemporaneo, entrati in contatto durante le riprese del documentario A quattro mani (minimum fax media 2007), uniscono le forze e ci regalano una storia che vede protagonisti i loro personaggi di maggior successo: il commissario Salvo Montalbano e l’ispettrice Grazia Negro.

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John Keats il poeta del silenzio

copertinaSulla scia di un rinnovato interesse per la figura di John Keats, “Bright Star” ripercorre l’ultimo periodo della vita del poeta, diviso fra difficoltà economiche e travagliate vicende familiari. Con una costruzione narrativa a salti, frammentata, che imita e riflette la natura complessa dello stesso Keats, è ricostruita la personalità di un uomo che, affascinato dalle potenzialità della parola, si ritrovò, proprio in quello stretto giro di anni, a meditare sulle contraddizioni della vita.

Massimiliano Naglia racconta la solitudine attraverso l’amore

{jcomments on}Nella vita svolge con soddisfazione una professione che con l’arte ha poco a che spartire, ma musica, pittura e letteratura fanno parte del suo dna tanto che Massimiliano Naglia ha coltivato queste passioni fin da ragazzo. Così nei momenti liberi, tra note e pennelli, ha trovato spazio anche per la scrittura, da cui è scaturito il suo primo romanzo Gli occhi della solitudine (Ed. Pendragon).
Racconta una storia come tante, un uomo e una donna che per anni portano avanti una storia d’amore segreta, una sorta di lunga parentesi che procede parallela alle loro vite “pubbliche”, un sentimento esclusivo e particolare. Massimiliano narra la vicenda con delicata leggerezza, inframmezzando i fatti da riflessioni e ricordi, come se il protagonista rileggesse un vecchio diario e lo integrasse alla luce delle esperienze vissute in seguito ai fatti narrati.

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Livio Romano, Niente da perdere

copertinaLivio Romano ha scritto qualche tempo fa ( non ricordo più dove lo abbia scritto, figurarsi) che fare letteratura è come mettere un paio di occhiali. Conta la montatura attraverso cui guardare la realtà. I miopi, soprattutto, ma forse anche gli astigmatici, potranno capire meglio. Sta tutto lì.
Così ne ha inforcato un paio nuovo di zecca, oggi, per raccontare un trentacinquenne, tal Gregorio Parigino, alle prese con un’esistenza frenetica fatta di lavoro, parenti, donne, ricordi e medicine (tranne le ultime, ma solo da poco tempo, sembra il ritratto di un direttore di libreria che conosco). Un uomo che impara gradualmente a guardare la sua vita da lontano e a ritrovarne il senso concreto, tangibile, terreno proprio in quel bailamme, che, girandogli vorticosamente intorno e ancorandolo al suolo, gli impedisce di perdersi e gli consente di conservare la misura esatta del suo tempo.

Claudio Rigon, I fogli del capitano Michel

Tutto parte da una scoperta nell’archivio del Museo del Risorgimento di Vicenza. Claudio Rigon è un appassionato di fotografia e, vagabondando per l’Altipiano di Asiago con una macchina fotografica e un cavalletto, si sente attratto dall’atmosfera di Monte Ortigara, “da quel territorio particolare che comincia con il suo crinale e si estende poi a sud-ovest per un’ora di cammino, fino ai piedi di Cima Dodici.”

Incontra rovine, resti di baraccamenti, trincee, in un paesaggio che in certi momenti sembra ancora il dopo di una battaglia.

Giulio Mozzi, Sono l’ultimo a scendere

Non è facile scrivere un blog. Soprattutto non è facile scriverci tutti i giorni in maniera interessante e originale stabilendo un dialogo con i propri lettori, non forzando la mano e rispettando le opinioni altrui. Sono l’ultimo a scendere (e altre storie credibili) di Giulio Mozzi è una sorta di “diario pubblico” (secondo la definizione dell’autore) tratto dal blog dello scrittore padovano, uno dei primi autori italiani ad aver utilizzato il web per comunicare dimostrando di saperci fare. E bene.