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Il dissolvimento politico

Un Azione Popolare contro il dissolvimento politico

C’è un libro appena uscito pieno di naturale sostanza per la concretezza delle tematiche proposte. E’ un nuovo prezioso ed autorevole pamphlet di Salvatore Settis che sicuramente potrà innovare, con la sua forza intellettuale, l’attuale dibattito in ordine al momento di crisi che stiamo attraversando sotto ogni profilo e in ogni contesto. Dal sito di Einaudi il libro si presenta così: «Azione popolare» è il pieno esercizio del diritto di cittadinanza, per imporre un’agenda politica centrata sul bene comune. Il suo manifesto esiste già: è la Costituzione. Che società ci aspetta sotto l’assolutismo dei mercati e il ricatto del debito pubblico? Quale ambiente, quale cultura, salute, educazione? Quale giustizia sociale? Serve un’altra idea di Italia per liberare energie civili, creatività, lavoro. Per la Costituzione, lo Stato siamo noi. Cittadini responsabili. In prima persona.

philiproth elabora by ©mg

Philip Roth prima di Philip Roth

Ogni anno, come ben noto, ci sono sempre forti aspettative di vedere premiato con il Nobel lo scrittore che universalente riconosciamo come meritevole dell’ambito premio e sono diversi anni, per quello che mi riguarda, di vedere sempre queste aspettative deluse. Intendiamoci, non ho nulla da dire circa Mo Yan. Il suo nome giaceva nell’elenco ristretto degli accademici svedesi da tempo e, se devo dirla tutta, lo conosco – in senso preofessionale – certamente meglio di di una semiscosciuta come Herta Muller: chi diavolo è costei?, o del poesta dello scorso anno, Transtromer, chi l’ha mai letto? Da dove diavolo viene fuori?

La memoria fa brutti scherzi

Ho finito di leggere questi giorni “Il senso di una fine” di Julian Barnes quasi con un anno di ritardo dal premio che lo ha consacrato in patria con il Booker Prize.
Il libro ritengo sia molto ben scritto e, per quanto contrariamente letto sui blog e nel web dove, pur trovando recensioni molto favorevoli (c’è chi ha parlato di classico della letteratura),  molti hanno “spostato” più il merito della scrittura che la storia vera e propria, il libro è molto bello a tal punto che consiglio vivamente di leggerlo.

 

Storia di un serial killer di inizio secolo

Londra 1910. Loro, Alice, Margaret e Bessie, sono tre donne avanti con l’età e senza troppe attese di mettere al mondo la progenie che le famiglie si aspetterebbero. Tutte e tre vivono sole, hanno lavori diversi e appartengono a quella categoria medio-bassa in un’epoca di fine periodo Vittoriano in cui la parola “zitella” conteneva un misto di disprezzo e commiserazione, che fa di loro prede facili del primo mascalzone che bussa alla porta.

paul auster, foto

Paul Auster, Le follie di Brooklyn

Le Follie di Brooklyn è stato pubblicato nel 2005. Un romanzo particolare, dove l’ombra del meta-romanzo è sempre presente, ma in maniera meno forte rispetto agli altri libri di Auster. Nonostante qualche rimando biografico – l’autore americano infatti vive stabilmente a Brooklyn da ameno 30 anni – e geografico ai luoghi principali del distretto newyorkese. E’ un inno alla sua città ma anche molto altro.

Fate i bravi

copertinaDio (d’ora in avanti: Salvatore) torna da una sua breve vacanza di pesca per scoprire che,da quando se ne è andato (un paio di giorni in Paradiso, sono secoli sulla Terra), le cose sono andate davvero male. Aveva lasciato il ponte di comando a Suo Figlio proprio quando sulla terra gli uomini esprimevano il meglio di loro atttraverso il Rinascimento, condizione magnifica per concedersi un pò di svago.
Al chiuso del Suo ufficio guarda, con sgomento, quello che ha perso. In particolare, non Gli piace il 20° secolo. “Cavolo!, ma ho lasciato l’Azienda solo per qualche maledettissimo giorno”, sembra dire. Si convince che l’unica soluzione sia quella di mandare Gesù (d’ora in avanti: JC) di nuovo sulla terra per ricordare a tutti la sua prima ed unica regola – “Fate i bravi” – la sola che Mosè ha deciso di ignorare e venirsene con ben 10 “norme” confondendo le acque e per le quali s’è preso una carrettata di botte una volta salito ai Piani Alti. JC accetta con una certa riluttanza, impegnato com’E’ a suonare con Jimi Hendrix e fumare un’ottima erba; si sà: in Paradiso, è la migliore in circolazione. E poi: “sono tornato da poco!” protesta. Ma a Salvatore non si può dire di no.

Haruki Murakami, 1Q84

Con questo articolo Silvia Bertolotti inizia la sua collaborazione con BookAvenue

E’ rimasta avvolta nel mistero fino all’ultimo la pubblicazione dell’ultimo romanzo di Murakami Haruki. Nessuna promozione, nessun annuncio. Sia da parte dell’autore che della sua casa editrice, Shinchosha, che non hanno nemmeno rivelato alcun dettaglio sull’opera. Una grande attesa che si é risolta per noi italiani qualche mese fa, per i Giapponesi nel 2010. Enigmatico é anche il titolo del libro 1Q84 che farebbe di primo acchito pensare a 1984 di G. Orwell. Un rimando forse. Più che altro una sovrapposizione piena di significati. La lettera Q infatti ha la stessa pronuncia del numero 9 in giapponese (kyuu). Quella Q rimanda anche alla parola inglese question, perché numerose sono le domande che si pongono i personaggi del libro e noi lettori. Il romanzo stesso é un questionare non troppo implicito sulla realtà stessa. Sembra complicato e, in effetti, la struttura di questo libro é stata spesso definita complessa e surreale, ma a dire il vero é paradossale parlare di complessità per Murakami. Forse a livello di contenuti, ma lo stile e i personaggi mantegono sempre una linearità, un’essenzialità, una trasparenza del tutto nipponica. D’altro canto é difficile definire Murakami uno scrittore soltanto giapponese, quand’anche le sue storie siano ambientate a Tokyo, i suoi personaggi si chiamino Komatsu, Aomame, Tengo e non manchino mai descrizioni di chirashi, udon e zuppe di miso.

philiproth elabora by ©mg

Goodbye Mr. Roth

Qui finisce la mia odissea con Roth. E con quale miglior scelta se non di finire dall’inizio? Si perché Roth mi ha saziato a tal punto come l’acqua che scorre dai lati della bocca mentre la gola indugia al sorso ulteriore. Basta, non ne vogliamo più. Così, con evidente logica e tranquillità d’animo, dico addio al mio a…

Storia dell’antimafia a fumetti. Tre autori per una grafic novel civile.

Falcone è un gatto e Borsellino un fox terrier, Riina e Provenzano sono dei cinghiali, Cossiga è un ariete, Andreotti un pipistrello, Dalla Chiesa un bulldog, Vito Ciancimino è un lupo.
“Un fatto umano”, in libreriada pco tempo, è un fumetto, un omaggio poetico di grande bellezza, ma anche un racconto politico e profondamente «morale», un vero e proprio viaggio nella memoria e nella Storia, per ricordare, imparare, e – come è successo agli autori – auto-sensibilizzarci, lasciandoci contagiare dal coraggio e dalla fiducia nella giustizia che sono l’anima pool antimafia di Palermo.