C’è ancora chi pensa che viaggiare per piacere sia una cosa semplice. Basta avere un po’ di tempo, un po’ di soldi e un paio di buoni indirizzi. Ma stiamo cominciando a capire che, come la maggior parte delle attività, viaggiare è in realtà un’arte, che trae vantaggio dalla riflessione e dalla pratica sistematica. Non nasciamo sapendo come si fa, e senza esperienza cadiamo nelle trappole più ovvie. In quasi tutti i paesi ricchi del mondo, si viaggia in massa solo da mezzo secolo o poco più. Quindi c’è poco da stupirsi se solo oggi stiamo imparando a metterci in viaggio con una saggezza e un’attenzione che i nostri genitori non avevano.
editoriali
Il grande sertao, la leggenda dei cangaçeiros e l’ultimo combattente
Nel grande sertao la lotta ai privilegi – troppi – dei latifondisti è stata affidata per decenni a degli uomini leggendari, i cangaçeiros, banditi che scorrazzavano per l’ampia regione del Nordest, arida per lunghi mesi nell’anno e poi improvvisamente ricca di piogge che spesso rovinano i raccolti miracolosamente messi insieme dalla popolazione. Ma che verso la mata atlantica si trasforma in una delle zone più importanti al mondo per la coltivazione del cacao e del caffè.
Laurearsi conviene?
di Tullio De Mauro
Meglio un diploma in un istituto professionale industriale o commerciale che una laurea in storia dell’arte: parole di Barack Obama durante un incontro in uno stabilimento della General Electric in Wisconsin lo scorso 30 gennaio.
Peter Weber (su The Week del 19 febbraio) ricostruisce il putiferio che si è scatenato. Obama è stato tempestato di email di protesta. E alla fine ha dovuto smentirsi o meglio spiegare che era stato frainteso, che lui la storia dell’arte la ama fin da ragazzo e che, però, per molti ragazzi sarebbe meglio un buon lavoro nell’industria o nel commercio, e riflettere meglio sulla laurea da scegliere piuttosto che scegliere un incerto futuro come storico dell’arte. Nuove proteste che hanno rilanciato la questione della convenienza degli studi universitari negli Stati Uniti.
L’Italia non è Paese per esordienti?
Nel nostro Paese c’è spazio per la letteratura d’esordio? E a quali condizioni? Cosa puo’ fare un giovane scrittore per emergere dall’oblio? Interveniamo nel dibattito con Carla Casazza, non a caso, responsabile della rubrica First Circle del nostro sito.
Due articoli usciti la scorsa settimana – uno a firma di Andrea Bajani pubblicato su La Repubblica, il secondo in risposta al primo di Angelo Ferracuti su Il Manifesto – esprimevano con diversa veemenza e sfumature più o meno intense di amarezza il medesimo concetto: autori esordienti, lasciate perdere e cercatevi un’altra occupazione.>>
Premio Nobel Letteratura. Un altro anno senza Philip Roth
Penso che una delle emozioni che gli scrittori vincitori dell’ambito premio ricordano più distintamente, è quello dell’arrivo della notizia. Mi immagino che l’Accademia svedese li abbia scovati a casa quasi tutti, fatta salva, s’intente, la classica eccezione che conferma la regola; forse qualcuno l’ha saputo in ritardo perché era a passeggio con il cane, altri, chessò, a fare la spesa; altri ancora non hanno avuto la notizia direttamente come, per esempio, “il nostro” Dario Fo, il quale era seduto al posto di passeggero al fianco di Ambra Angioini impegnati nella registrazione di un programma televisivo molto bello di qualche anno fa (Roma-Milano solo andata). Un’auto di servizio si affiancò alla loro e un cartello appiccicato al vetro dall’interno diceva “Dario, hai vinto il Nobel!”.
A’ la guerre comme à la guerre
Il Ministro (La Ministra, così non si offende nessuno) della Cultura del governo francese Aurélie Filippetti lo aveva annunciato già un anno fa: «La Francia proteggerà il tessuto sociale delle librerie dai giganti stranieri (americani, ndr)», e questa settimana una importante decisione è stata presa alla Camera dell’Assemblea nazionale. All’unanimità, i deputati hanno posto il divieto ai grandi operatori online (leggi, Amazon ma il provvedimento, come un fuoco amico, colpisce anche FNAC) di offrire la consegna del libro gratis a casa del cliente. Manca la il passaggio al Senato la cui approvazione sembra scontata e il provvedimento sarà legge.
Non è con nuove tasse che si salva la cultura del paese
Confidando che il Governo Letta possa migliorare con decisione nella sua azione legislativa dei prossimi mesi, è da annotare purtroppo che il Decreto del Fare e il Decreto Valore Cultura ripropongono, come scrive un eccellente editoriale dell’Istituto Bruno Leoni, un vecchio refrain che la politica italiana non ha mai abbandonato: per la cultura occorre spendere e tassare. Non vi è altra strada per il patrimonio culturale che quello di essere una sostanziosa spesa pubblica, di cui i cittadini si devono far carico senza che lo abbiano liberamente deciso o approvato.
Lavorare per due: chi campa sulle spalle altrui. L’elenco delle due metà d’Italia
Mezza Italia campa sulle spalle dell’altra metà: non è solo un modo dire, è un sistema economico e sociale. Qual è la mezza Italia che campa sulle spalle altrui? L’elenco è lungo e pubblico, basta sfogliare per un paio di giorni due o tre giornali. Magari sorprendente e difficile da digerire è che nell’elenco compaiano oltre ai cattivi, ai pessimi, ai pigri anche i buoni, gli innocenti e i normali. Dura da digerire ma, se così non fosse, non sarebbe mezza Italia e forse più a campare sulle spalle degli altri, sarebbe meno, molto meno e noi tutti non staremmo qui a dirci ce in fondo e alla fine della fiera non c’è niente da fare.
Per Alberto Bevilacqua
C’è un colpevole silenzio sulle condizioni di salute di Alberto. Come molti ricorderanno, è ricoverato da ottobre in una clinica romana per una infezione polmonare che comprime le sue funzioni vitali ed è, per questo, bisognoso di cure continue. Respira ancora adesso grazie ad una tracheotomia e ha passato alcuni momenti davvero critici. In questo momento la situazione sembrerebbe stazionaria nella sua serietà. Non ci sono bollettini medici aggiornati da mesi.