
dalla nostra inviata alla Fiera di Francoforte, Silvia Belcastro
Dove prima c’era il mobile su cui ho appoggiato occhiali, matita e taccuino, adesso c’è una distesa d’erba alta divisa da un sentiero. Dalla boscaglia esce una colonna di soldati che vengono verso di me. Indietreggio, ma la distanza non cambia. Mi passano accanto come se non mi vedessero. “Puoi girarti”, mi dice una voce ovattata. E’ vero… posso girarmi. Difatti, alla mia destra c’è una macchia scura che non avevo visto: un bue! Non faccio a tempo a guardarmi alle spalle che mi ritrovo in piedi sul carico di un camion: sotto di me c’è una piana riarsa e una tendopoli. Ho le vertigini. Mi volto e scopro che sul camion c’è anche un soldato e anche lui non si cura della mia esistenza. Poi sono in una pozza d’acqua putrida: c’è una gip arenata e un ragazzo coi piedi nel fango. Istintivamente guardo in basso perché non voglio bagnarmi i piedi ma… io non ho piedi. Quando mi tolgo la gigantesca maschera ermetica, i miei occhiali sono ancora sul mobile, accanto alla matita e al taccuino. E il mio primo pensiero è: a quale di questi due universi appartengo realmente?

“Dit is was we delen”: ciò che abbiamo in comune.
Abbiamo chiesto alla curatrice di Podcast, la rubrica di libri & musica di BookAvenue, il commento al Nobel per la letteratura di quest’anno.
Uno dei motivi per cui vado volentieri a trovare il mio fratellastro, che vive in una bella casa nel Sussex, è che conosce un tizio che intrattiene i bambini sparando limoni da un bazooka fatto in casa. Non spara i limoni contro qualcosa, ma è proprio questo il bello: un frutto giallissimo sparato a decine di metri nel cielo azzurro è uno degli spettacoli più fantastici che madre natura possa offrire (anche se, diciamocelo, si serve di un congegno esplosivo fatto dall’uomo).>>
Che ruolo ha la poesia in tempi di crisi? E come può intervenire sullo scenario internazionale? Portando con sè i germi della bellezza, la poesia è fondamentale per immaginare un mondo diverso, più umano e più giusto che possa ridisegnare i confini attraverso la forza delle parole. Ci sono poeti che hanno affrontato temi forti con la dolcezza dei versi. C’è chi si batte per una Natura ancora degna di questo nome massacrata dall’azione di uomini difficile da definire umani. E con queste parole di speranza “il poeta” cerca di cambiare il cosmo o un microcosmo.
Perché dobbiamo aspettare l’ennesima tragica onda per fare in modo che l’Europa prima, e l’Onu poi, sollecitino i paesi ad aprire le loro frontiere agli immigrati apolidi?
Il mondo ha bisogno di dialogo e albi da colorare. Ma il libro italiano è più vivo che mai.
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