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Alla ricerca del giallo perfetto. Ritratto in nero di Roma

Chissà perché, quando si discutedi narrativa ‘gialla’ (definizione di comodo, filologicamente non correttissima, che include anche il ‘noir’, il ‘poliziesco’, l”hard boiled’ e tutti i generi e sottogeneri affini), salta sempre fuori la definizione: «E’ arrivato il Montalbano…» con annessa provenienza cittadina. Ecco quindi il ‘Montalbano fiorentino’, ‘bolognese’, ‘perugino’, ‘spezzino’… Nel caso che analizziamo siamo in presenza, secondo questa vulgata un po’ stucchevole, del ‘Montalbano romano’.
Inciso per chiarir ancor più il concetto: quando eravamo più giovani andava di moda dire che Camilleri era il ‘Montalbàn siciliano’ e oggi, che siamo invecchiati, leggiamo come il grandissimo Markaris sia ‘il Camilleri greco’. Entravano in campo altre variazioni: Montalbano era, ad esempio, il ‘Pepe Carvalho siciliano’.

michela murgia

L’uomo che guarda

di Michela Murgia

Parigi è offensivamente simile alla sua rappresentazione in cartolina. La parte di città dove mi sto muovendo da giorni sembra essersi messa d’accordo per replicare con fedeltà ogni singolo stereotipo che qualunque non francese associa in automatico alla Francia. C’è tutto: baguette, bistrot, croissant e sopra ogni cosa quell’atmosfera retrò da vecchio cinematografo, unita al gusto per le cose vecchie disposte in apparente casualità sui davanzali di certe case dalla facciata di legno. Speri che la città ti risparmi almeno l’organetto e invece giri l’angolo di rue de Seine ed eccolo lì, pronto a spararti Edit Piaf tra i tonfi dei passi della gente che viene via dalla visita a Notre Dame.

michela murgia

Legge sul libro. L’intervento di Michela Murgia

Ho chiesto a Michela Murgia di intervenire sull’articolo pubblicato qualche giorno fa sul tema della nuova legge sul libro e dell’interesse suscitato. Grazie all’Autrice.

Caro Michele,
la ringrazio della segnalazione. Ho letto l’articolo che ha scritto con molta attenzione.
Mi trova d’accordo sul fatto che i libri siano troppo cari e non credo affatto che la procedura che porta un libro a costare 19 euro sia determinata dai costi reali di produzione. Ma non bisogna negarci che uno dei fattori per cui le case editrici – soprattutto le piccole e medie – hanno alzato i prezzi oltremodo è stata la necessità di dover reggere le forbici di sconto che la grande distribuzione, l’on line e le catene chiedevano di poter offrire ai loro clienti. Il fatto che alle grandi catene sia stato sinora permesso di esercitare i vantaggi dell’economia di scala con totale spregiudicatezza ha fatto sì che le case editrici scaricassero il recupero dei margini sui lettori, alzando il prezzo di copertina in vista dei numeri garantiti dalla vendita di massa. Per questo le chiedo se siamo certi che l’unica risposta opponibile al caro prezzi del libro sia lo sconto selvaggio, o se invece la possibilità di svendere sempre non sia uno dei fattori che ha contribuito a far lievitare esponenzialmente il costo dei libri.

Perchè la legge sul libro non salverà i librai (e gli editori) indipendenti

È € 18,99 -17,99- 19,99 il prezzo migliore? Lo chiedo perché il prezzo al pubblico di titoli di punta degli editori sembra essere in aumento, e i librai tutti nessuno escluso stanno cominciando a sentirne il costo.

Alcuni osservatori ritengono che le edizioni Trade (per capirci: le prime edizioni rilegate) stanno perdendo acquirenti. Ecco alcuni esempi di titoli recenti o poco tali, la cui media del prezzo copertina è ora di 3,00 euro circa superiore di quanto non fosse cinque anni fa.

Mille firme contro la legge sul libro Amazon rilancia: un mese di sconti

Mille firme in cinque giorni e un mese di supersconti. Doppio appuntamento, oggi, per il fronte contrario alla «legge Levi», che disciplina il prezzo del libro, fissando tetti per gli sconti di librai (non oltre il 15 per cento sul prezzo di copertina) ed editori (non oltre il 25 per le promozioni). Amazon, a Milano, con una conferenza stampa, annuncerà oggi come reagirà a una legge che colpisce i suoi grandi sconti – anche – sui libri. Da Parigi, dove ha sede il suo ufficio, è arrivato il country manager di Amazon.it, Martin Angioni.

Libri in vendita: limite agli sconti e alla libertà

Molti commentatori auspicano un governo di unità nazionale, o “tecnico”, per far uscire il paese dalle secche della crisi. Presi dall’esasperazione per la miserabile farsa offerta dalla classe politica (ultima, l’incredibile, dannosa approvazione al Senato della legge sul “processo lungo”), è comprensibile che ci si eserciti su tale ipotesi: forse tutti insieme i politici riusciranno a fare quello che, per motivi di lotta politica e di pressioni lobbistiche, a maggioranza non riescono a fare.

Meglio allora unirsi e, in puro spirito bipartisan, procedere a scelte dolorose per entrambi gli elettorati. Almeno così dice la teoria. Perché in pratica quando lo spirito d’intesa aleggia nelle aule parlamentari produce leggi che si piegano a microscopici gruppi di interesse svantaggiando l’interesse generale, l’economia, i consumatori.

La mancata innovazione non deve pagarla il lettore

Mercoledì scorso il Senato ha approvato quasi all’unanimità – unici astenuti i senatori radicali – un disegno di legge sulla “Nuova disciplina del prezzo dei libri” promosso da Riccardo Levi, senatore del PD. La legge stabilisce che non si possano applicare ai libri sconti superiori al 15 per cento del loro prezzo. Soltanto in occasioni di speciali “campagne promozionali”, da effettuarsi per un periodo non superiore a un mese e comunque mai a dicembre, gli sconti possono arrivare al 20 per cento: ma in quelle occasioni, se vogliono, i librai possono sottrarsi all’applicazione degli sconti. I libri venduti “per corrispondenza”, cioè su Internet, non possono essere scontati per più del 20 per cento. La legge arriverà alla Camera nelle prossime settimane, dove anche quest’ultimo tetto dovrebbe essere portato al 15 per cento.

Il sogno dei dittatori

La scuola ha appena suonato l’ultima campanella prima delle vacanze estive, ma non è un trillo di gioia: la riforma Gelmini le ha lasciato ferite aperte in tutto il territorio italiano. Anche se molti già pensano al mare e il governo Berlusconi è preoccupato di come fare a sopravvivere alle ultime batoste referendarie, sarebbe un errore permettersi di dimenticare cosa è accaduto e ancora sta accadendo in molti piccoli istituti scolastici locali grazie ai tagli governativi voluti da Giulio Tremonti per la scuola.