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Le vite fragili e confuse dei Ragazzi di carta

Se dovessi scegliere due parole per definire “Ragazzi di carta” di Marco Mazzanti (Editore Le Mezzelane) sceglierei “malinconico” ed “evanescente”.
Malinconico, perché è il sentimento che pervade e traspare nel mosaico di racconti e poesie che compongono il libro e che tratteggiano vite, anzi stralci di vite, un po’ confuse, smarrite, malinconiche – appunto – di uomini e donne, giovani e già più adulti. Gente del nostro tempo così confuso e sgualcito.
Evanescente, perché sono tracce di tante vite che si intrecciano per un attimo, ma è sufficiente per entrarci dentro e “sentire” la fragilità dei personaggi, quasi fossero davvero come i ragazzi di carta del titolo.>>

Un romanzo trascinante seguendo il volo del falco ghibellino

Stella è una giovane insegnante di lettere che si trova in una situazione delicata: l’amata casa di famiglia rischia di essere venduta a causa dei debiti e questo spezzerebbe il cuore della madre che in quel luogo ha vissuto anni felici col marito mancato da poco tempo.
Le viene in aiuto un editore amico di famiglia: la aiuterà a riscattarsi dai debiti se lei , in cambio, scriverà un romanzo.
Stella accetta la sfida e dà vita a Gemma, fanciulla medioevale appartenente a una nobile famiglia di Acquapendente che incarna tutto ciò che Stella non riesce a essere: coraggiosa, decisa, emancipata, anticonformista.>>

Tre vite in fotogrammi 6×6.

Tre fotografie, tre brevi episodi, possono contenere tanta forza narrativa da riuscire a raccontare vite intere. È quello che fa Michele Marziani in questo breve romanzo (o racconto lungo,come si preferisce) con la sua scrittura asciutta ma che con poche frasi riesce a dirti un sacco di cose, a farti entrare nel cuore dei personaggi e delle vicende.

Tranne il colore degli occhi: l’esordio di Roberta Marcaccio

Ci sono amicizie che ti accompagnano e sostengono lungo tutta una vita, che resistono ai cambiamenti di gusti e di carattere, e a tutti i percorsi tortuosi che si compiono dall’infanzia all’età matura. Si stringono legami più solidi di quelli di sangue che non temono il confronto con innamorati, famiglia, carriera o successo. E ancora più preziose sono quelle amicizie così importanti negli anni giovanili che crediamo perdute col passare del tempo, ma riscopriamo salde nei momenti più difficili.>>

Tra giallo e ricostruzione storica la vicenda di Vittorio Meano

Vittorio Meano era un architetto piemontese vissuto tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, sconosciuto in Italia, ma che – emigrato in Argentina – progettò a Buenos Aires il Palazzo del Congresso e il Teatro Colón – celebre per la sua acustica perfetta – e il Palazzo legislativo di Montevideo.
Una figura interessante per il contributo che i suoi edifici diedero all’architettura di quegli anni, ma anche avvolta nel mistero, poiché morì assassinato al culmine della carriera a 44 anni.

Crisi economica e opera prima

Tema del mese: Scrivere ai tempi di Twitter e della crisi. Abbiamo chiesto a Carla Casazza, responsabile della rubrica First Circle del nostro sito, un suo commento.

Se già qualche anno fa era difficile per gli esordienti essere pubblicati da una casa editrice seria, oggi – con la crisi che morde sempre più a morte l’editoria – è davvero un’impresa titanica. Sono pochi gli editori disposti a rischiare e investire su opere che possono essere belle, ben scritte, coinvolgenti quanto vogliamo, ma richiedono grandi energie promozionali per colpire i lettori, e non offrono garanzie di vendita, quando già le vendite dei grandi autori sono esigue.
Esistono per fortuna ancora editori coraggiosi, ma questo coraggio è sempre più appannaggio di case editrici medio-piccole, mentre i colossi nazionali lasciano davvero poco spazio ad avventure con esordienti.

Non riesco più a dire addio

Ho conosciuto Anna Rastello alcuni anni fa al concorso letterario Turno di notte. In quella occasione mi ha raccontato dell’esperienza da cui, qualche tempo dopo, sono nati il libro e il documentario “Il cammino di Marcella”: 1600 km a piedi da Sarzana ai Pirenei per mantenere fede ad una promessa e fare conoscere come la disabilità si possa “riscattare” dall’handicap.
Dopo questo primo incontro ho seguito con interesse e partecipazione le varie iniziative che Anna ha portato avanti con tenacia, passione e grande sensibilità, per dare voce e gambe a chi non ne ha e richiamare all’attenzione dell’opinione pubblica soprattutto le problematiche legate alla disabilità.