author_kawabata
   Tempo di lettura: 2 minuti

.

Il Go è tra i grandi giochi della tradizione in ambito orientale. Ha una storia di quattromila anni alle spalle, può essere considerato simile al backgammon o alle varie forme di scacchi che si giocano sia in occidente che in oriente.
E’ nato in Cina, si è diffuso in Giappone ed è diventato popolare tra la nobiltà e i letterati come gioco di strategia e raffinata metafora dell’equilibrio delle forze naturali. L’influsso giapponese è tuttora molto forte e si riflette nelle parole del gioco che sono usate per designare particolari mosse o momenti della partita, una sorta di lingua franca che aiuta i giocatori di Go a capirsi fra loro.

Il maestro Shūsai, ventunesimo discendente della famiglia degli Hon’inbo, muore la mattina del 18 gennaio 1938 in un albergo di Atami dopo una partita di Go durata sei mesi. Le sue condizioni si aggravano all’improvviso e la sua morte diventa un evento straordinario.

Kawabata Yasunari segue l’avvenimento per il quotidiano Tokyo Nichinichi pubblicandone la cronaca a puntate. Poi scrive questo libro che esce per la prima volta nel 1942.


Qui ripercorre la partita passo passo, momento per momento, in tutta la sua leggendaria drammaticità e ci fa capire, pagina dopo pagina, come non c’è modo di sfuggire al cambiamento, alla vecchiaia e la morte.
Insomma, Il maestro di go può essere letto a vari livelli, ma in qualunque modo lo si legga è bello leggerlo come un intenso e commovente confronto tra vecchi e giovani, tra amore e potere, fra tradizione e modernità, tra arte e scienza, tra passato e futuro, fra vita e morte.
Un’opera raffinata e multiforme.

.

Per BookAvenue, Marco Crestani

maestro di go cover

Kawabata Yasunari
Il maestro di go
(traduzione di Cristiana Ceci)
Einaudi
2012

BookAvenue Newsletter

Hey, ciao 👋
Piacere di conoscerti.

La nostra newsletter arriva ogni mese. Iscriviti! Niente pubblicità e promettiamo di non abusarne.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

Articoli consigliati

2 commenti

  1. Ci tenevo molto anch’io a scriverne. Scriverò ancora di Giappone e giapponesi, ma anche di autori poco conosciuti che mi hanno illuminato. Grazie per questa tua. A presto.

  2. francesca schirone

    Sei un mito caro Marco: proponi sempre belle letture. Tra l’altro è uno dei miei autori preferiti. E, a proposito di Nobel, è stato il primo autore giapponese a farlo proprio.

    a presto
    Francesca

I commenti sono chiusi.