Chi è e cosa scritto il Premio Nobel per la letteratura 2025 i cui libri sono stati spesso definiti cupi e provocatori.
Sarà. Ma sono anche comici e profondamente umani. Hallberg, sul NYT, ha detto di lui: “Sembra un tipo che avrebbe potuto passare gli anni ’70 a cantare cover di Dusty Springfield e gli anni ’90 a bighellonare nella cucina di Allen Ginsberg”. Michele Genchi per la famosa rubrica “Tutto quello che…”
Tutto quello che avreste voluto sapere su László Krasznahorkai e non avete mai osato chiedere.

Una famiglia, una casa. Tranquillità, serenità, ordine… E poi un incendio terribile e tutto di colpo finisce, si dissolve, quasi non fosse mai esistito prima. Quasi.
Innanzitutto tanto di cappello per la scrittura. Le oltre ottocento pagine non stancano il lettore, nonostante l’assenza di dialoghi. Una scrittura asciutta, a tratti essenziale, quella di Scurati; e laddove c’è un’abbondanza lessicale, questa non è mai fine a se stessa.
Non capita spesso che un libro che parla di economia di quasi mille pagine diventi un bestseller, a ben vedere, non solo in Italia. Uscito un paio di anni fa, il libro è scritto da Thomas Piketty – dell’autore dico dopo – ed è stato allora salutato da Paul Krugman, premio Nobel per l’economia nel 2008, come un lavoro che
La prima cosa che mi ha colpito di questo piccolo libro prezioso, l’Atlante tascabile delle isole remote di Judith Schalansky, è stata la copertina giallo arancione che fa contrasto cromatico con i bordi delle pagine colorati di blu. La seconda è stata il sottotitolo: Cinquanta isole dove non sono mai stata e mai andrò. L’ho aperto, sfogliato, e mi sono soffermata sulle affascinanti cartine che racchiude. Doveva essere mio! Il mio sesto senso bibliofilo non mi ha deluso e ho letto il libro tutto d’un fiato come se fosse un romanzo giallo. Avrei potuto gustarlo lentamente, un’isola al giorno. Ma mi ha coinvolto talmente che non ho resistito. Judith Schalansky, autrice anche delle illustrazioni, ci racconta senza inventarsi nulla – ciò di cui parla è tutto documentato – ma in forma narrativa, cinquanta isole sconosciute ai più, alcune piccole o piccolissime, che racchiudono storie appassionanti o strane.
Per chi ha memoria, nel 2001 Michel Houellebecq fece scandalo dichiarando che l’Islam è “la religione più stupida.” Non ricordo bene il resto ma ricordo bene cosa successe dopo: il finimondo. Questa volta, a sentire gli echi di quello che accade in patria, potrebbe succedere la stessa cosa; uso il condizionale per il sentimento di attesa di qualcosa di dirompente che accade tutte le volte che l’autore, già premiato con il Goncourt (nel 2010, con La carta e il territorio), apre bocca o scrive qualcosa, ma che a ben vedere, forse, non accadrà fatto salvo qualche scoppiettìo sui giornali già letto e digerito.


David Byrne è un grandissimo artista che non riesco a definire “solo” rock; nella sua musica c’è qualcosa che la rende davvero molto, molto speciale.