Una doppia identità che si esprime nelle sue opere, scritte in lingua inglese (per la ventinovesima volta il premio è andato a uno scrittore anglofono). Mentre il tema della memoria e delle radici sono centrali nei primi romanzi di ambientazione giapponese (Un pallido orizzonte di colline 1982, Un artista del mondo effimero, 1986), nei successivi è passato ad atmosfere inglesi, basti pensare a Quel che resta del giorno, forse il suo romanzo più celebre, vincitore del Booker Prize nel 1989. Il romanzo è una toccante elegia dell’amore-rinuncia, incarnata nella figura del maggiordomo Stevens, completamente devoto al suo lavoro, e minuziosa rievocazione delle atmosfere e della vita dell’aristocrazia inglese anni Trenta. Dal libro il più britannico dei registi britannici, James Ivory, ha tratto il film omonimo con Anthony Hopkins e Emma Thompson.