Podcast. Il Gigante con la tromba all’insù

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All’inizio del 1953, qualcuno cadde accidentalmente sul supporto dove poggiava la sua tromba. Quando si rialzò, la lasciò praticamente “seduta” in posizione verticale con la campana piegata indietro.
Gillespie non si scompose e provò a suonarla scoprendo che gli piaceva, e molto, il suono prodotto da quell’accrocchio di alluminio.
Da quel momento in avanti si fece costruire le trombe con la campana rivolta verso l’alto con un angolo di 45 gradi. Il design rimase il suo marchio di fabbrica visivo per più di tre decenni ed è stato praticamente l’unico grande trombettista del jazz suonare un tale “strumento”.

Gillespie era il più giovane di nove figli. Suo padre, un muratore e bandleader nel week-end, morì quando aveva dieci anni. Due anni più tardi, raccolse la tromba del padre cominciò a insegnare a se stesso a suonare ( ma anche il trombone ) poi prese la cornetta. La sua abilità musicale gli permise di frequentare Laurinburg Institute in North Carolina nel 1932 perché la scuola aveva bisogno di un suonatore di tromba per la sua band. Durante i suoi anni là, fece pratica con la tromba e pianoforte intensamente, senza una guida formale poggiandosi praticamente solo al suo talento.

Nel 1956, dopo diversi anni di carriera e leader di gruppi dove suonavano tipetti dal nome come: JJ Johnson, Sonny Stitt, James Moody, Jimmy Heath, Paul Gonsalves, e John Coltrane , Gillespie formò un altra big band appositamente per visitare l’Iran, Libano, Siria, Pakistan, Turchia, Grecia e Jugoslavia e in Sud America (per conto e con i soldi del governo americano di allora). La cosa durò un paio d’anni fino a quando gli States non decisero che il mondo, dopo ben 11 anni, aveva finito il “dopoguerra”.
E’ apparso in più occasioni “tra le stelle” in gruppi come i Giants of Jazz (i Giganti del Jazz 1971-2), un sestetto con Kai Winding, Sonny Stitt, Thelonious Monk, Al McKibbon, e Art Blakey .
Anche se è considerato come un iconoclasta musicale, la sua musica non è più considerata radicale. E’ stato vissuto da molti critici ma anche dai suoi appassionati ascoltatori come un anziano statista del jazz.

Aneddoto. 1984, Blues Alley Roma via del Cardello. Il mio due di coppia è arrivato da Milano il giorno prima del concerto ed è in fila praticamente dalla mattina presto. Lo sforzo sarà ripagato alla grande. Entra tra i primi e si piazza sotto il palco. Dizzy Gillespie dopo qualche cenno di tromba GLIELA FA TOCCARE!! domandandogli “it’s hot?”,”it’s hot?” (è calda?, è calda). Sono passati quasi trent’anni e lo ha ricordato sempre… fino allo sfinimento. Ora è cosa scritta a futura memoria.
Speriamo basti.

Tra i dischi di casa e consigli per l’acquisto:

ovviamente sono consigli personali, dipendono dal gusto e dal lato di Gillespie che si vuole prendere, ma come assaggio del sound e dell’emozione che può trasmettere il trombettista, sono scelte indiscutibili. Comincio con consigliare una raccolta, “The Greatest of Dizzy Gillespie” album del 1993 (anno della scomparsa della leggenda) che cerca di mettere un punto sul genio del Bepop. In questa raccolta c’è lui e la sua orchestra dal 1946 al 49. Un disco fondamentale che serve da bignami e indice per ripassare l’arte del bop e l’influenza di Dizzy in tutti i rivoli jazzistici dopo di lui.
Un altro disco essenziale per chi si vuole avvicinare a Dizzy è senz’altro “Groovin’High” dove Gillespie tra il 1945 e 46 accompagnato nientemeno che da Charlie Parker al sassofono, mette le fondamenta al Bebop insieme ad altri ragazzi terribili del jazz a New York.
Da ascoltare con un buon impianto hi-fi e non sull’iPod è senz’altro “For Musicians Only” che immortala il 16 di Ottobre del 1956 in uno studio di Los Angeles Dizzy e Stan Getz al sax. I due grandi dei fiati si divertono in uno dei dischi da “studio session” più acclamati.
Infine per entrare nel mondo di Gillespie e del bebop è fortemente consigliato “One Night in Washington” registrato il 13 Marzo del 1955 dove il trombettista dalla strana tromba all’insù emoziona come non mai.

Il “pezzo” che vi invito ad ascoltare in coda è: A Night in Tunisia. E’ fenomenale, vi assicuro.

Buon ascolto e alla prossima.

I libri:

Il solo libro in circolazione è questo. E’ L’autobiografia pubblicata da Minimum Fax.
Pochi musicisti hanno incarnato l’essenza sperimentale e avventurosa del jazz come Dizzy Gillespie, padre della rivoluzione bebop e inventore dello stile latin. La sua autobiografia affronta con lucidità, coraggio e un pizzico d’ironia una vicenda personale che è anche un compendio dell’esperienza collettiva degli artisti neri nell’America del secolo scorso.

La razza e l’industria discografica, le droghe e la sessualità, la religione, la famiglia e la solidarietà fra colleghi: sono questi gli snodi principali del racconto, in cui trovano posto eventi tragici come la morte di Charlie Parker, momenti spirituali come la conversione alla fede Bahà’ì, ma anche episodi come la “campagna elettorale” del 1964, che vide Gillespie scendere in campo – armato della sola tromba – contro l’intero establishment politico del paese.

Completano il volume le testimonianze di prima mano dei principali amici e collaboratori di Gillespie: da Miles Davis a Ella Fitzgerald, da Cab Calloway a Sarah Vaughan, da Max Roach a Thelonious Monk. Un documento appassionato, un inno alla musica come luogo di libertà, di fratellanza e di trasformazione delle coscienze.


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