Il mondo di Paolo Conte

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“En blue marine” è uno di quei brani che dura poco, giusto il tempo di sognare per poi sfumare tra le note come il più dolce dei saluti reso immortale dalla bella cinematografia di tutti i tempi.
Questo è il brano (contenuto nel suo nuovo lavoro “Amazing Game”), che ho scelto quale sottofondo per raccontare il mio breve incontro con Paolo Conte “inseguito” da tempo che mi ha fatto pensare ad un ottimo volume che indaga finemente il suo mondo di emozioni sonore.

Conte è arrivato sul red carpet all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma con notevole disinvoltura. L’artista astigiano è apparso molto disponibile al dialogo contro ogni previsione che lo riteneva schivo e quasi fuori luogo. Invece, è stato vivace e disponibile con la possibilità di scambiare qualche battuta sulla essenzialità della sua musica, colonna sonora di tante vite compresa la mia. Una cosa è certa alla vigilia degli ottant’anni che compirà il 6 gennaio 2017 Paolo Conte ha ancora voglia di scrivere buona musica, oltre a parole che lasciano sempre il segno per la loro unicità.
C’è chi ha saputo descrivere il concetto di “inseguimento” in una maniera esemplare; L’ebook di Samuel CogliatiInseguire Paolo Conte, qui e altrove – Possibilia Editore, non solo conferma la straordinarietà del Maestro, ma aggiunge nuovi elementi al “quadro” autentico dell’universo contiano.
Cogliati analizza non solo la discografia dell’artista, ma anche lo sfondo, il paesaggio; dalla provincia partono una serie di contesti letterari e territoriali che trasformano il volume in un contenitore pieno di rimandi. Un vero e proprio Dizionario Contiano, arricchito da appendici che diventano essenziali per capire ancor di più l’opera del maestro.
La poetica di Paolo Conte, per Cogliati, è il risultato della convivenza di immagini e delle loro contrapposizioni, nonché di evocazioni e ripetizioni. L’autore sottolinea che le immagini più pregnanti dei suoi testi tendono a ritornare di brano in brano: una ripetitività talora quasi frustrante, ma dotata di notevole forza espressiva e capacità di imprimersi nella memoria. Ho dunque dapprima individuato una lista di topoi semantici e formali, raggruppandoli per insiemi. Stilemi semantici: ovvero idee, concetti, suggestioni, immagini che definiscono i fondamenti, più che i confini, dell’universo narrativo contiano. Stilemi formali: cioè suoni, figure retoriche, tropi, elementi lessicali che, anche quando non apportano da soli un significato preciso, contribuiscono a delineare e rendere riconoscibile lo stile del paroliere e del musicista.
Pagine molto interessanti riguardano una sorta di statistica contiana; Cogliati nella parte finale regala all’appassionato una lista di topoi sebbene a detta dell’autore non esaustiva né quantitativamente oggettiva. Per fare un esempio, ne sono rimasti esclusi gli astri (il sole e la luna), l’amore (nelle sue innumerevoli declinazioni), la danza, oppure l’arte (genericamente intesa): tutti concetti presenti anche in numerosi altri artisti. Al contrario, Cogliati ha fissato l’attenzione sugli oggetti o suggestioni capaci di caratterizzare l’immaginario di Conte. Perfare qualche esempio: la provincia, l’esotismo, il Novecento, la scimmia, il rumoreggiare apparentemente privo di senso, che talvolta sostituisce le parole, quali lo «zaz-za-ra-zaz» di Bartali 1979 o il «chips, chips, dab-di-du-di-du» di Via con me.
Oltre a rappresentare visivamente in modo immediato l’assiduità nel tempo dei “grandi temi contiani”, queste statistiche aiutano a cogliere con altrettanta immediatezza la loro persistenza o discontinuità, e a focalizzarne la presenza in un periodo piuttosto che in un altro. Questo strumento grafico permette però anche di rendersi conto che frequenza non equivale meccanicamente a rilevanza poetica: ad esempio cielo e mare, quantitativamente pressoché equivalenti e altrettanto costanti, non possono essere collocati sullo stesso piano; il primo è più pregnante del secondo nel connotare la poetica di Paolo Conte.
Molto interessanti, infine, i paralleli con il mondo della pittura connaturato all’artista egli stesso pittore. Il tutto, ovviamente, con lo sfondo dell’orizzonte enigmistico che dona alle sue parolepregiati elementi interpretativi che le rendono uniche, soprattutto quelle coniate dal Maestro per descrivere contianamente paesaggi, sentimenti o abitanti di luoghi inventati, sognati o semplicemente reali. Tutto questo è ben presente nel libro del bravo Cogliati che meriterebbe un’edizione cartacea che ogni contiano dovrebbe custodire poiché il libro non si confronta con la produzione editoriale esistente , ma compie egregiamente un’astrazione della letteratura che riguarda la mirabile poetica di Paolo Conte.

L’ebook si può reperire sul sito di Possibilia (http://www.possibiliaeditore.eu/it/product/inseguire-paolo-conte-qui-e-altrove/), su Kobo (https://store.kobobooks.com/it-it/ebook/inseguire-paolo-conte-qui-e-altrove) o su iTunes (https://itunes.apple.com/it/book/inseguire-paolo-conte-qui/id1160853104?l=en&mt=11).

l’articolo di Antonio Capitano è uscito per Le Formiche

Samuel Cogliati è nato a Lione (Francia) nel 1976. Editore, scrittore, giornalista, da anni si dedica prevalentemente alla divulgazione della cultura del vino. Di formazione accademica linguistica, iniziò oltre vent’anni fa a immaginare un libro dedicato ai testi di uno dei suoi artisti preferiti

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