Podcast. Quando la chitarra suona al cuore. Gary Moore

   Tempo di lettura: 4 minuti

Terminata una lunga tornèe mondiale in cui aveva rispolverato il suo repertorio hard rock dopo quasi 20 anni, Gary Moore si prese un lungo periodo di pausa, durante il quale aveva comunque in progetto la realizzazione di un nuovo disco hard rock (di cui esibiva già in sede live tre brani inediti) e un nuovo album blues.
Non fece in tempo: Gary Moore si spense in una stanza dell’hotel Kempinski Hotel durante una vacanza a Estepona, in Spagna, ucciso da un infarto; la sua fidanzata, lo trovò già privo di vita alle 4 del mattino. Aveva solo 59 anni. Dopo la sua morte, molti musicisti hanno commentato il talento di Gary Moore. Tra loro: Ozzy Osbourne, Bob Geldof, Roger Taylor, Brian Downey, Bryan Adams. Roba grossa.

 

Moore era considerato un artista molto dotato di grandi capacità compositive e tecniche. Jeff Beck è stato il chitarrista dal quale era stato maggiormente ispirato durante la propria carriera. L’inizio della formazione musicale di Gary Moore fu connotato dalla scena dei chitarristi e band blues-rock inglesi degli anni sessanta, tra i quali figuravano Jimi Hendrix, John Mayall’s Bluesbreakers e Peter Green (chitarrista e fondatore dei Fleetwood Mac) al quale, nel 1995 dedicherà anche un album (Blues for Greeny). L’influenza di Peter Green fu notevole nella formazione chitarristica di Moore, che ebbe l’opportunità di ascoltarlo molte volte dal vivo, avendolo anche accompagnato con la propria band (gli Skid Row); come detto, inoltre, Green ha venduto la propria Les Paul a Moore ed ha aiutato gli Skid Row a concludere il loro primo contratto con la CBS.

Attivo fino alla sua morte, fin dal suo debutto solista nel 1973 ha alternato fasi di popolarità a periodi di minor successo, tuttavia sempre tentando di esplorare nuovi territori. La sua produzione musicale spazia dal rock progressivo e sperimentale (con vene jazz) del suo primo gruppo, i Colosseum II all’hard/blues rock degli Skid Row, all’heavy metal, che caratterizza la sua musica durante gli anni ottanta arrivando anche a fasi pop metal con gli album Run for Cover (1985) e Wild Frontier (1987), per poi tornare sull’hard blues, al quale si riavvicina all’inizio degli anni novanta con il famosissimo album Still Got the Blues, contenente la hit omonima.

Moore fu autore della maggior parte dei testi delle proprie canzoni, ma ha sempre sostenuto di incontrare maggior difficoltà nello scrivere le liriche piuttosto che nel comporre la musica.

È infine difficile stabilire il grado di influenza che Moore ebbe nel panorama musicale. A ciò si aggiunga pure che la sua popolarità ha conosciuto degli alti e dei bassi ed era sicuramente più conosciuto in Europa che negli Stati Uniti
Comunque, Gary Moore era un artista molto stimato e molti grandi chitarristi affermano di essere stati da lui influenzati o ispirati.

Dalla collezione di casa consigli per gli acquisti.

Tra tutti, 1982-1994 Ballad & Blues; dentro ci trovate una paio di dischi struggenti come Alway gonna love you o Crying in the shadow. Run for Cover è un’altro bel cd. Have sone more è una sorta di best of, che raccoglie il meglio della produzione di Gary Moore.

Su You Tube ho trovato Crying in shadow, ma c’è un sacco di altro da ascoltare. Fatelo: ve ne innamorerete. Visto che l’ho consigliato…. 
Alla prossima.


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1 commento

  1. …anche il salato va bene…”Patate riso e cozze”? anche se non è nelle tue corde…avrai imparato 😉

I commenti sono chiusi.