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E’ troppo vecchio per andare in giro a fare concerti e, assistere ad uno di questi, è un privilegio che non avrò mai. Ma chi ha avuto la fortuna partecipare ad un live di Sonny Rollins, oggetto del mio appuntamento con la rubrica, sa che è una esperienza davvero molto fuori dal comune. Provate a inserire nel lettore dischi uno come Saxophone Colossus e capirete. I suoi 94 anni pesano: la sua musica di più.
Il disco in questione è del ’56, dentro ci sono brani come S.Thomas o You don’t know what love is, tutt’ora considerati standards e il disco un classico; chi lo suona è un giovane sassofonista e compositore di 25 anni alle prese con una sessione di registrazione e di prove che, al tempo, stavano durando già da tre anni e che si concluderà con la messa in produzione di capolavori come questo ed altri dal nome Worktime o Freedom Suite o anche come Way out west. Tutti dischi che quelli che si considerano appassionati di musica jazz, devono assolutamente avere sullo scaffale di casa.
Rollins ha dimostrato la sua incredibile creatività sotto l’influenza onnipresente di Charlie Parker, soggetto ispiratore dei suoi proverbiali assoli dallo stile inconfondibile per chi lo ascolta e sorretti da una musica assai potente. Sembrano essere senza fine. Le sue improvvisazioni sono una miscela di suoni ben governata da una sequenza armonica riconoscibile. Insomma, se ci si mette, la si riconosce; il ritornello, l’idea melodica e la sua composizione. Un Grande, semplicemente un grande.
Che cosa passasse in mente per Sonny Rollins alle prese con la sua maestosa creatività, proprio non lo so. Capisco che lasciarsi andare e guidare semplicemente dal suono in uscita dal suo strumento, deve essere facile per lui ma difficilissimo per i tanti che lo hanno preso come esempio. L’essenza dell’improvvisazione, credo, è molto di più che semplicemente una “cosa” creativa intorno au un giro di note. Il difficile è creare qualcosa anche di spirituale, qualcosa, appunto, come solo la sua musica sa dare. In più di una intervista ha detto che questo dono lo ha sorretto ogni volta. In particolare durante i concerti, è sempre andato sul palco avendo in mente poca musica e, paradosso, non ricordando i suoi dischi. Lo ha sempre e solo sorretto la sua capacità, il suo dono, dunque, di poter inventare di sana pianta dal vivo la musica offerta ai suoi ascoltatori. Ragione per cui ha registrato ogni concerto della sua straordinaria carriera. Ascoltarlo, è per me ogni volta una esperienza ipnotica. Davvero.
Ci sono molti modi di ringraziare alcuni degli artisti che amo; questa, mi sembra la maniera più sacrosanta per rendere omaggio a questo gigante.
dalla collezione di casa, consigli per gli acquisti.
Ho praticamente scritto solo di Saxophone Colossus, quindi vi tocca. Poi ci sono i citati: Freedome suite con dentro pezzi come, Someday I’LL find you e Till there was you (lungo in 4 parti) e, di seguito, Worktime. Paradox vale il disco; sincopato e ritmico mette voglia di scocchiare le dita. Quasi sempre mi accorgo di farlo.
Per chi, invece, si accinge di comprare il primo disco, può cominciare da Essential Sonny Rollins. E’ un bel disco che comprende una ventina di brani. Dentro c’è un disco in particolare che mi piace più di altri che è God Bless the Child: quasi una ballad che mette voglia di prendere sottobraccio il primo che capita per ballarlo. Dentro ci trovate pure Afternoon in Paris, bello bello. Da You Tube vi offro….
Buon Ascolto e alla prossima.
per BookAvenue, FS
Libri.
Non ne ho trovati in italiano tranne, ancora una volta per Minimum Fax, un breve profilo in un libro di interviste dal titolo: Come si ascolta il jazz. In Inglese trovate di più.
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