A est dell’Occidente

La storia bulgara fornisce un terreno fertile per questa raccolta di racconti d’esordio di un giovane quasi trentenne emigrato dalla Bulgaria negli Stati Uniti nel 2001 per frequentare il college. 
La Bulgaria non è né Occidente e né Oriente, ma qualcosa di forte che esiste in ogni bulgaro. Forse per questo lo stile di scrittura di Miroslav Penkov è chiaro e sorprendente, pieno di calore e di saggezza. Uno stile che spiazza e confonde come pochi.

Giornata mondiale della poesia 2015 Unesco. Per Alberto Bevilacqua

La “nostra” giornata mondiale della poesia, Unesco, è dedicata ad Alberto Bevilacqua.

Alberto Bevilacqua è nato a Parma nel 1934, scrittore, regista e sceneggiatore, nonché poeta e giornalista. Nei primi anni cinquanta iniziò a pubblicare i suoi scritti su invito di Mario Colombi Guidotti, responsabile del supplemento letterario della Gazzetta di Parma. La sua prima raccolta di racconti, La polvere sull’erba (Sciascia, 1955, e Einaudi, 2000), ebbe l’apprezzamento di Leonardo Sciascia. Nel 1961 pubblicò la raccolta di poesie L’amicizia perduta (Sciascia). Il suo primo successo editoriale fu il romanzo La califfa (1964). Il romanzo seguente, Questa specie d’amore, vinse il Premio Campiello (1966). Di entrambi i romanzi l’autore stesso curò poi la trasposizione cinematografica, vincendo con Questa specie d’amore il David di Donatello per il miglior film. Nel 1968, con L’occhio del gatto ha vinto il Premio Strega.

Magnitudo apparente di Roberta De Tomi

Confesso che questo romanzo di Roberta De Tomi ha toccato particolarmente la mia sensibilità perché si svolge subito dopo il terremoto in Emilia del 2012 e racconta, tra le altre vicende, quella di un adolescente che ha vissuto il terremoto direttamente sulla sua pelle. Dive vivo io, in Romagna, il sisma non è stato così tragico come nella Bassa Modenese, ma ha scosso noi tutti ugualmente.
E in “Magnitudo apparente” è ben descritta la paura strisciante che continua a gelarti per mesi, il panico ad ogni scossa anche minima, il senso di provvisorietà che ti assale. Roberta De Tomi lo fa attraverso le sensazioni di Nicolò, quindicenne schivo che subito dopo il sisma viene mandato da alcuni parenti a Milano. Qui il ragazzo deve fare i conti prima di tutto con la nuova dimensione della metropoli, lui abituato ad un piccolo paesino. E poi si trova a contatto con una realtà familiare molto diversa dalla propria: una cugina Neet spigolosa e in crisi, un cugino e perfettino che fa brevi e frettolose apparizioni in casa, uno zio freddo e assente, e una zia che ha sacrificato la propria creatività per la famiglia e ora si trova improvvisamente ignorata dal marito e senza obbiettivi.

Io e il falco

Salire. Salire con i falchi tra le mani. Salire dalla cucina semibuia con Piccolo. Salire all’ultimo piano dell’ospedale in costruzione. Salire sulle montagnole di terra con la Potente. Salire sopra lo sgabello per vedere fuori dalla finestra, quando sei ancora troppo piccolo ma i tuoi occhi troppo avidi.

Joint Venture tricolore

Nei giorni scorsi si è molto parlato della fusione Mondadori-Rcs. Questo è il commento di Bookavenue.

Gli ultimi dati forniti dall’Istat sulla lettura nel nostro Paese nel 2014 (e da noi prontamente forniti ai lettori del sito) sono assai severi. Parlano di circa ottocentomila lettori in meno rispetto l’anno precedente. Meno della metà delle persone campionate (il 41% circa) dai sei anni (!) in poi, ha letto almeno – un solo – libro non scolastico o per le professioni. Si capisce che, su una popolazione di cinquantasette milioni, ben trentaquattro di questi non leggono; quel 41% citato prima, a guardar bene, si compone da: dieci milioni circa che leggono da uno a tre libri, sei milioni da quattro a sei, tre e mezzo tra i sette e undici e, per finire, tre milioni e mezzo leggono più di dodici libri l’anno: i cosiddetti lettori forti. Quelli in mezzo (da quattro a 11) sono i medi, il resto sono i lettori deboli.

philiproth elabora by ©mg

Philip Roth non finisce mai. La nostra gang.

Penso che Roth si fosse semplicemente inc…zato di brutto. A tal punto, che si sedette alla scrivania e scrisse di getto Our Gang.
Siamo nel 71 e l’America non se la passa benissimo. La guerra in Vietnam rispetto le bonarie e sbrigative dichiarazioni che la davano breve, poco costosa e solo con qualche danno collaterale, si era già trasformata nella tragedia che quelli della mia generazione conoscono bene.>>