Premio Campiello. Vince Andrea Molesini

Ultimo atto della premiopoli 2011: il Campiello è stato vinto da Andrea Molesini che per Sellerio ha pubblicato Non tutti i bastardi sono di Vienna. Molesini che ha vinto con 102 voti, molto emozionato, ha voluto dedicare il premio all’indimenticabile Elvira Sellerio e ai librai “che fanno un lavoro molto difficile”. 
Orgoglio, patriottismo, odio, amore: passioni pure e antiche si mescolano e si scontrano tra loro, intorbidate più che raffrenate dal senso, anch’esso antico, di reticenza e onore. Villa Spada, dimora signorile di un paesino a pochi chilometri dal Piave, nei giorni compresi tra il 9 novembre 1917 e il 30 ottobre 1918: siamo nell’area geografica e nell’arco temporale della disfatta di Caporetto e della conquista austriaca.

Suonala ancora…Frank: il jazz protagonista anche di Doppio Marlowe, il terzo romanzo di Frank Spada

Sono tanti i lettori che amano accompagnare il libro del momento con una colonna sonora adeguata, ma solitamente le playlist le scegliamo noi secondo il gusto e lo stato d’animo del momento. Nei romanzi di Frank Spada la stessa scrittura è scandita da riferimenti a celebri orchestre e standard jazz, così che il “sottofondo” musicale ce lo troviami già bello pronto, senza fare la fatica di abbinare la musica giusta. Per i più pigri, che non hanno voglia di cercare i riferimenti musicali tra le righe, ho già analizzato in questo articolo i due primi romanzi di Frank Spada e le colonne sonore di riferimento. Ora che è uscito il nuovo romanzo, Doppio Marlowe. Liscio e senza ghiaccio, integro le informazioni aggiungendo la nuova playlist. Buon ascolto!

Marco Crestani, Dall’Altopiano al Mayumbe

«Lasciavo la mia famiglia separata da quella di mio padre, composta di mia moglie Brunello Maria dei due figli Sebastiano d’anni 6, Silvio di 4½, ed il 3 gennaio 1903 alle ore 2 p.m. ci separammo impreda alla mortificazione ricordo sempre che il povero di mio padre, mi salutava dandomi l’addio per sempre, dicendomi che non si saressimo più visti, sopra la terra, e piangente andava in stalla, ah! Ben raggione ebbe, poiché dopo circa un anno moriva all’Ospitale di Marostica per subita operazione vescicale.
Mia madre poi povera anch’essa non meno dispiacente di mio padre, nel vedermi partire, piangeva si dirottamente ed infrà i di lei singhiozzi pronunziava parole che a stento potevo capire, intesi solamente va che il Signore ti sia per compagno, mi baciò teneramente come suole le madri ai suoi figli, a rivederci mi disse al mondo di là. Non parlo poi di mia moglie, anch’essa, più ancora dei miei genitori, ma più forte di animo, e cercava di nascondere il proprio dolore, si tratteneva le lagrime, e come fuori di sé mi baciò stringendosi al seno in affetto di tenerezza et amore, la lasciai.

Intervista a Dacia Maraini

Vive a Roma in un appartamento all’ottavo piano. Con un cruccio: «Non so dove mettere i libri». Per avere più spazio, trascorre sei mesi all’anno nella sua grande casa in montagna, «a 1200 metri di altezza, nel parco nazionale dell’Abruzzo. Scrivendo e facendo lunghe passeggiate», confida.
È una donna serena e forte, Dacia Maraini, in una forma assolutamente spettacolare rispetto agli anni che nessuno mai le darebbe. «Sarà perché cammino molto – sorride, illuminando gli occhi chiari e luminosi – anche quando non ne ho voglia, visto che avere un cane mi obbliga a uscire almeno quattro volte al giorno. A Roma vado in piscina due volte a settimana; e poi d’inverno c’è lo sci».

Podcast. Al Di Meola. Basta la parola

A far correre le dita sullo scaffale di casa mi fermo al tocco di alcuni dischi: LAND OF THE MIDNIGHT SUN,ELEGANT GYPSY,CASINO, il grandissimo FRIDAY NIGHT IN SAN FRANCISCO (con McLaughin e Paco de Lucia), SPLENDIDO HOTEL, ELECTRIC RENDEZVOUS, SCENARIO, CIELO E TERRA, DI MEOLA PLAYS PIAZZOLLA,WORLD SINFONIA, HEART OF THE IMMIGRANTS, THE INFINITE DESIRE, FLESH ON FLESH, REVISITED, CONSEQUENCE OF CHAOS.
Come recita il titolo di uno di essi, sto parlando di Al Di Meola.
Le riviste specializzate di tutto il mondo lo citano senza sosta da ormai venticinque anni come uno dei più virtuosi del jazz strumentale contemporaneo. La celebrata carriera musicale di Al Di Meola ha raccolto e sperimentato un vasto spettro di emozioni in un unico stile che comprende molteplici influenze.

Il vuoto intorno. L’esordiente Claudio Volpe in tour conquista i lettori.

I romanzi dedicati ai propri cari lasciano sempre uno strascico di sofferenza, probabilmente per quel grado di immedesimazione possibile da cui difficilmente si sfugge. Gli autori, oppure i narratori (a seconda dei casi), tentano forse di offrire in memoria una parte di sé inconfessabile o semplicemente desiderano liberarsi da qualcosa o qualcuno troppo vicino, carne della propria carne. Si tratta di una riabilitazione postuma del proprio stato di genitore o di figlio, oppure di una rivendicazione, come nel caso di Kafka che scrisse nel 1919 una lunga lettera al padre, pubblicata senza cercare una comunicazione diretta, e quindi una risoluzione rassicurante. Si rivolge al genitore di cui ha sempre avuto terrore, che teme e adora come si fa per i carnefici talvolta, quando non si hanno altre vie di fuga.

Irène Némirovsky, Come le mosche d’autunno

L’appartamento era piccolo, buio, soffocante; odorava di polvere, di vecchie stoffe; i soffitti bassi sembravano pesare sulla testa; dalle finestre si vedeva il cortile, lungo e stretto, con i muri imbiancati a calce che riflettevano spietatamente il sole di luglio. Fin dal mattino venivano chiuse imposte e finestre, e in quelle quattro stanzette buie i Karin vivacchiavano fino a sera, senza uscire, sconcertati dai rumori di Parigi, respirando con fastidio il tanfo degli scarichi e delle cucine che saliva dal cortile. Camminavano avanti e indietro da una parete all’altra, in silenzio, come le mosche d’autunno, allorché, passati il caldo e la luce dell’estate, svolazzano a fatica, esauste e irritate, sbattendo contro i vetri e trascinando le ali senza vita.