All’inizio la storia di Nina Nihil, baby sitter oversize con una vita caotica e sconclusionata, appare semplice. Ma è solo una prima e fugace impressione.
Perchè subito dopo si viene catturati da un vortice di sensazioni, citazioni, interrogativi. E allora le vicende di Nina – che vorrebbe trascorrere le sue giornate sdraiata sul pavimento e come unica confidente ha Mela, la bambina di cui si occupa – diventano un pretestoper scavare tra miti, speranze, problemi, disillusioni di una giovane donna di oggi che non riesce a sottrarsi al peso del maledetto clichè magra = vincente / grassa = perdente.
Marta Casarini giovane autrice esordiente, ci racconta qualche cosa in più sul suo primo romanzo Nina Nihil giù per terra (Voras Edizioni).
1)Qual’è stato il percorso che ti ha portato a scrivere e pubblicare Nina Nihil?
Ho sempre tenuto diari segreti. Da piccola li riempivo di pensieri, sfoghi, scarabocchi, racconti di quello che mi succedeva, e l’idea che i miei genitori o una delle mie sorelle li leggessero mi faceva impazzire dall’orrore.
Allora ho cominciato a riempirli di cose “belle”. Non più misurate – continuavo comunque a scrivere quello che pensavo, anche desideri sessuali o atroci piani vendicativi – ma scritte “bene”. In modo che chi avesse fatto il furbo, almeno, sarebbe rimasto colpito dalla prosa sciolta e divertente, dall’ironia, dallo stile brillante.
Quasi quasi speravo che i miei scoprissero quei diari per leggere nelle loro facce la sorpresa e il compiacimento.
Poi sono cresciuta, quei diari li ho riletti io e nessun altro, e li ho trovati patetici e orribili, pieni di ingenuità e sbrodolamenti sentimentali tipici delle adolescenti col pop corn nel cervello. Allora mi sono detta: “ok, vediamo cosa succede se davvero scrivo quello che voglio e lo faccio leggere a tutti. Vediamo se piace. Vediamo la gente cosa dice”.
Così ho aperto un blog, che tengo da cinque anni, e uno dei miei più assidui lettori si è rivelato essere Massimo Padua, scrittore e collaboratore della casa editrice Voras. Una notte mi ha mandato un’email nella quale mi proponeva di scrivere un racconto -e poi, chissà, un romanzo- per loro. Io l’ho chiamato immediatamente, con la bocca impastata di due del mattino, e pochi mesi dopo era pronto “Nina Nihil”.
Massimo è stato per me quello che nei miei desideri avrebbero dovuto essere i miei genitori quando ero piccola: un estraneo che ha curiosato tra le mie parole, le ha trovate sorprendenti e ha deciso di farle leggere a più persone possibili.
2) Il tuo rapporto con la scrittura è una serena convivenza o una morbosa dipendenza?
Entrambe le cose. Con la scrittura ho un rapporto sentimentale che, come tutte le storie d’amore, si tiene in equilibrio tra una pacata quotidianità e l’anarchia più assoluta. Amo scrivere di tutto: dalle lettere alle liste della spesa, e sono grafomane; adoro le biro, provarne i diversi tratti sulla carta. Subisco molto il computer: quando mi ci siedo davanti mi attacco a internet e non riesco a concentrami su quello che voglio scrivere. Le parti migliori di “Nina Nihil giù per terra” sono state scritte su un quaderno, con una meravigliosa tratto pen nera.
Quello che mi permette di mantenere una buona sintonia con la scrittura è la spontaneità, che non manca mai in quello che racconto, e che evita il rischio che una passione innata si trasformi in un dovere.
3) Hai degli autori di riferimento? Se sì quali sono?
Ne ho una miriade, dannazione. Prima che un’aspirante scribacchina, io sono una lettrice. Tutto quello che ho letto, soprattutto i libri che ho incontrato durante l’infanzia, contribuisce a formare la mia scrittura. Alcune immagini, certi giri di parole, certi ritmi mi sono rimasti dentro ed è inevitabile ritrovarli in quello che scrivo.
Ho alcuni maestri assoluti dai quali ho imparato a usare certe tecniche, come Stefano Benni e Achille Campanile, impareggiabili nello stile umoristico, Georges Perec e Queneau per il caos e l’accumulazione, Rossana Campo per i dialoghi, Augusten Borroughs e Philip Roth per la crudezza, Bianca Pitzorno per l’onestà. Tutti gli altri, quelli che ho amato, che sto amando adesso e che ancora devo scoprire e amerò, aggiungeranno pezzettini al mosaico del mio DNA letterario e di sicuro li troverò prima o poi nelle mie parole.
4) In nina Nihil le citazioni musicali sono parte integrante della narrazione, contribuiscono ad arricchire una scrittura a mio avviso molto “sensoriale” che lascia spazio ad odori, sapori e – appunto – suoni. Se dovessi scegliere un unico brano rappresentativo del libro, quale eleggeresti a “Nina Nihil soundtrack”?
Mi piacerebbe tanto poter fare l’intellettualoide con gli occhialini e le toppe sui gomiti, stile giovane critica di giornaletto di musica indie già vecchia dentro, e sparare un pezzo che nessuno ha mai sentito di un oscuro cantautore ritiratosi dopo il primo disco a suonare il corno sulle scogliere di Dover, invece mi tocca -ancora una volta- essere onesta e dirti: “Dear Prudence” dei Beatles. Ultra famosa, mannaggia.
Il tema di fondo di “Nina Nihil giù per terra” è la depressione, il male di vivere, il peso che ci tocca sopportare per andare avanti, se non si decide di lasciarsi andare. Anche quella canzone, che io considero la più bella dei Beatles, secondo me parla di una Prudence depressa che non riesce mai a uscire, che se ne sta lì, giù per terra, e non riesce a ridere o giocare. Solo che questa ha la fortuna di essere amica di John Lennon, che le dice “eddai, ridi, eddai, guarda che bel sole, e tutte le nuvole saranno solo una catena di margherite”. Così Prudence, alla fine, ce la fa. E anche Nina.
5) Ti va di aggiungere qualche cosa di cui non abbiamo parlato?
Solo che quest’esperienza di scrivere, di essere una ragazza che a un certo punto pubblica un libro grazie a persone straordinarie, e conosce altri scrittori, e viene intervistata e recensita e vede il suo libro nella Feltrinelli sotto le due torri, e va in giro a parlarne e c’è gente che le dice “brava” e altri che le dicono “continua a scrivere mi raccomando”, è fantastico. E che essere incoraggiati, in un momento del genere, a pensare, perché quello che pensi ha un valore inestimabile, è davvero straordinario.
*bravisSima!
Esatto, continua a scrivere e a stupirci!
Bravisima Marta!
Grazie Carlo e grazie Michele, di cuore.
Come libraio, sono sempre a caccia di scoprire nuovi autori capaci di sorprendermi. Cosi come è importante (quando si coglie) trovare il giusto tam tam capace di generare nuovi bisogni di lettura. L’intervista di Carla è un motivo in più per sostenere questo libro che troverà sicuro spazio nelle proposte della mia libreria. Grazie a entrambe.
Ottima la domanda sulla sensorialità, che è uno dei pregi migliori e più affascinanti di Marta.
Insieme all’arguzia con cui crea paragoni e appunto sinestesie.