Uscito in Italia e già a ruba a Baghdad. Victoria, il bestseller internazionale dello scrittore israeliano Sami Michael, è finalmente disponibile per i lettori italiani grazie ai tipi della Giuntina, ma è anche disponibile per i lettori iracheni che tramite i canali della vendita di libri clandestina hanno esaurito in pochi giorni le copie pubblicate dalla casa editrice Al Jamal, che opera in Germania ma distribuisce in tutto il mondo arabo.
Sami Michael è nato a Baghdad, città dalla quale è scappato nel 1948 per sfuggire alle ritorsioni del regime iracheno di allora contro gli ebrei, diventati all’improvviso nemici, dopo la fondazione dello Stato d’Israele e la sconfitta degli stati arabi nella Guerra d’Indipendenza.
Approdato in Israele con l’arabo come lingua madre, Michael si è rassegnato a mettere da parte la sua vocazione letteraria e ha iniziato a lavorare come idrografo nel nord del paese. Sennonché, goccia a goccia, l’ebraico ha cominciato a scorrere nelle sue vene, finché un giorno Michael si è seduto, e presa una penna tra le dita ha iniziato a scrivere nella sua nuova lingua. E in breve tempo si è affermato come uno degli scrittori israeliani più amati, e i suoi libri, nei quali affronta spesso i temi e le vicissitudini della sua doppia identità, araba ed israeliana, sono diventati classici della letteratura di Israele.
La storia di Victoria è ambientata nella Baghdad del primo Novecento. I protagonisti sono gli abitanti del cortile della Casa di Michal, l’anziana capostipite di una famiglia ebraica la cui saga è il filo conduttore di tutto il romanzo. Al centro della storia c’è Victoria, giovane donna, sottomessa alle volontà e al potere dei maschi, come tutte le altre donne del cortile, secondo quelle che erano le usanze in vigore nella società di allora. Da sempre è innamorata di Rafael, suo cugino, giovane anticonformista e stravagante, che rifiuta i modelli conservatori del suo tempo e desidera, più di ogni altra cosa, raggiungere il mondo moderno e avanzato al di là delle quattro mura nelle quali si sente confinato. Ma per Victoria, segregata nei suoi doveri di donna, non è facile seguire i desideri e le curiosità di Rafael che appare e scompare, riportando nel cortile, per ogni suo ritorno, fresche ventate di rinnovamento, che attizzano sempre di più l’amore di Victoria come delle altre donne. E la lotta per il suo amato diventa anche la lotta per la libertà e l’emancipazione. La passione testarda e ingovernabile di Victoria per Rafael diventa simbolo del desiderio di indipendenza della giovane donna costretta a servire gli uomini come una schiava.
E chissà che il successo di Victoria in Iraq, nonostante che lo scrittore appartenga a quella che ancora viene definita da quelle parti “l’entità sionista”, non dipenda da un desiderio di libertà e indipendenza molto simile a quello di Victoria; una volontà che trascende i confini e le nazionalità, perché universale e naturale. Forse i lettori e soprattutto le lettrici irachene si sono immedesimati in Victoria e nella sua lotta per raggiungere la possibilità di amare da persona libera il suo Rafael. E poco importa se tutta la storia è narrata, in un flashback coinvolgente e dalla struttura raffinata, a distanza di un paio di generazioni in una casa di Ramat Gan, il quartiere dove nella prima Guerra del golfo caddero i missili iracheni. Per la buona letteratura, non si bada a simili particolari.
Michael Sami, Victoria, La Giuntina