Luis Sepùlveda, L’ombra di quello che eravamo

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   Tempo di lettura: 2 minuti

copertinaTre amici si danno appuntamento in un magazzino di Santiago del Cile. Li accomuna l’antica militanza tra i sostenitori di Salvador Allende e uno sguardo amareggiato sulla vita. La città è molto cambiata, e anche loro non sono più gli stessi: c’è chi ha una valvola saltata in seguito a un soggiorno obbligato in un centro di tortura, chi ha perso la splendida chioma alla Jimi Hendrix, chi ha messo su una ragguardevole pancia. Convocati dall’anarchico Pedro Nolasco, detto l’Ombra, per compiere insieme un’ultima, audace azione rivoluzionaria, Lucho Arancibia, Lolo Garmendia e Cacho Salinas hanno però deciso di scrollarsi gli anni di dosso e attendono l’arrivo del loro leader.

Invano: perché il destino cieco e beffardo ci mette lo zampino, prendendo le forme di un mitico giradischi che si trasforma in un micidiale proiettile, riservando a Nolasco la più musicale delle uscite di scena. Chi prenderà il suo posto, in una vicenda che è una girandola di coincidenze, se non il più sprovveduto tra i militanti delle molte correnti di un tempo, quel Coco Aravena a cui il destino offre finalmente una possibilità di riscatto? E dove condurranno le indagini dell’ispettore Crespo, alle prese con l’identificazione di un cadavere e con un furto di elettrodomestici?
Il nuovo libro di Sepùlveda, L’ombra di quel che eravamo dice anche altro. Racconta il sentimento di straniamento di chi per forza o per scelta ha abbandonato la propria terra quale che sia la ragione. Tutti ci portiamo il ricordo lieve dei posti a noi cari. Quando torniamo, pensiamo di trovare in quel posto la fotografia che abbiamo conservato, trovadolo invece diverso da come lo abbiamo amato. Ed ecco che siamo esuli in terra natia e stranieri a noi stessi. Un libro da leggere assolutamente!
mg 15-10

 

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