L’Italia che (non) legge
Le statistiche ci dicono che in Italia si legge poco, drammaticamente meno che negli altri paesi. Il lettore forte, come l’Istat definisce chi legge almeno un libro al mese, è una persona che non fa parte della maggioranza degli italiani, è fuori dalla “norma”, E il futuro che si annuncia non sembra migliore. Le differenze per genere, fascia d’età, area geografica, livello culturale e sociale non solo si confermano ma si radicalizzano…
L’autore analizza i numeri di questa incrollabile allergia alla lettura, riflette sul profilo di chi legge, sui suoi gusti e i suoi stili di vita, confronta i dati del programma libro e dell’editoria con gli altri consumi culturali e delinea qualche possibile strategia per poter finalmente voltare pagina.
A leggere oltre i 12 libri l’anno sono meno di 4milioni di persone (il 15% di qquelli che leggono)nel nostro Paese, che praticamente da sole assorbono oltre la metà delle vendite totali dei libri e garantiscono la continuità, forse perfino la sopravivvenza a un settore industriale che fattura poco più di 3MLD di euro che sforna 60.000 titoli nuovi ogni anno e dà lavoro a 40.000 persone, compreso il sottoscritto.
Se qualcuno non l’ha ancora fatto, ti dico grazie a nome mio e dei 39.999 che rimangono, cara valeria, cara amica mia: abbiamo ancora un lavoro!
Così, tanto per citare dei vecchi dati (2007, se non sbaglio) nel contesto europeo l’Italia è in una situazione imbarazzante.
L’Estonia con un PIL procapite del 33% inferiore a quello italiano ha una quota di lettori più elevata (l’80%!).
Stessa cosa per la Polonia che con un PIL pro capite che è la metà di quello italiano ha un quota di lettori di 10 punti percentuali superiore a quella dell’Italia (60% rispetto al 50%).
Quindi non è certo la ricchezza pro capite ad influenzare negativamente la lettura.
È l’abitudine al libro a determinare una comunità preparata e informata. A partire dalla famiglia.
Che poi il sistema-libro determini un effetto positivo sulla crescita economica, be’, solo un economista cretino potrebbe negarlo.
Tra l’altro l’effetto della lettura può essere distinto dall’effetto del titolo di studio, anzi, i dati dicono che sono proprio i laureati a leggere di meno (!!!). Non è un allarmante?
Chi saprà puntare coraggiosamente su una vera politica della lettura (e non solo le libreria, ma penso anche al ruolo delle biblioteche pubbliche, patrimonio immenso e sconosciuto) consentirà a questo paese di conservare un istinto di sopravvivenza che ormai abbiamo delegato a terzi.
Ci sono casi meravigliosi come la Mediateca di San Lazzaro in provincia di Bologna o la biblioteca di Montebelluna in provincia di Treviso, piccoli comuni dove la vera cittadinanza è prima di tutto una questione di libertà e gratuità di accesso al sapere, un sapere che si rinnova ogni giorno e coinvolge tutti.
• http://www.mediatecadisanlazzaro.it
• http://www.bibliotecamontebelluna.it