Tempo fa, su un canale del digitale terrestre, seguivo una serie davvero bellissima, che vi consiglio vivamente, se siete appassionati di arte: Art investigation.
Chi non vorrebbe scoprire di avere in soffitta un’opera d’arte? Philip Mould, uno dei piu’ rispettati mercanti e maggiori storici dell’arte, Fiona Bruce, giornalista della BBC, affiancati dal dottor Bendor Grosvenor, responsabile delle ricerche specialistiche, formano una originale squadra investigativa che indaga sulle straordinarie storie nascoste tra capolavori perduti e inganni di falsari, opere d’arte avvolte da un alone di mistero che si dipana grazie alle ricerche raccontate negli episodi di Art investigation (ndr. vedi in coda all’articolo).
Le ricamatrici della regina, il libro che sfoglieremo insieme alle mie considerazioni, ha suscitato lo stesso senso di curiosità e lo spirito investigativo che permea le puntate di art investigation, oltre ad un piacevole dejà vu: l’incoronazione di Re Carlo III era sugli schermi di tutto il mondo proprio in questi giorni, mentre avevo appena terminato di leggerlo.
Il libro prende l’avvio da una scatola che la nonna di Heather Mackenzie le lascia dopo la sua morte, contenente dei pezzi di stoffa sui quali sono ricamati dei fiori bellissimi. La ragazza si accorge che sono davvero somiglianti ai fiori ricamati sull’abito da sposa della donna che diventerà la regina Elisabetta II. La scatola contiene anche una foto che ritrae la nonna insieme ad una giovane, Miriam Dassin, che diventerà una famosa artista.
Heather inizia a rendersi conto che, stranamente, il passato di nonna Ann sembra avvolto nel mistero.
Comincia ad indagare sulla storia dei meravigliosi fiori, sulla vita della nonna e sul conto della giovane e misteriosa amica, e scoprirà che erano bravissime ricamatrici e che le loro mani hanno addirittura contribuito a creare il favoloso abito da sposa della futura regina d’Inghilterra.
Davvero bella la storia e ben scritto questo libro, ci accorgiamo di essere qui nel 2023 solo perchè dobbiamo girare pagina, infatti la Robson ha la capacità di portarci indietro nel tempo con una facilità dovuta sicuramente alla storia davvero affascinate di questa antica arte delle ricamatrici ed alla scrittura davvero gradevole e fluente.
Mi piacciono molto le storie che prendono l’avvio da una fatto storicamente vero per drappeggiarci dentro protagoniste inventate e situazioni ben costruite adagiate sulla storia reale, tanto che ti chiedi dove comncia l’una e dove finisce l’altra.
Certo, il periodo storico in cui è cesellata la vita delle due protagoniste è forse uno dei più difficili della storia dell’umanità, ma è proprio vero: la finestra attraverso la quale guardi il mondo e’ sempre la stessa, ma il panorama cambia a seconda di chi vi si affaccia.
Il bello c’è, basta cercarlo.
Ma oltre alle brutture di cui noi umani siamo capaci, ci dovremmo anche ricordare che l’essere umano sa anche essere un artista, e che possiamo essere migliori di così se lo vogliamo: il problema è che ce lo stiamo davvero dimenticando.
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per BookAvenue, Marina Andruccioli
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Il LIbro:
Jennifer Robson,
Le ricamatrici della regina,
HarperCollins Italia, 2019 pp.413
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