Muriel Pavoni ha scritto Veduta di pianura con dame traendo spunto e ispirazione dalle vicende di dieci donne romagnole che nell’800 e ‘900 hanno contribuito alla storia del nostro Paese come attiviste (Giuseppina Cattani, Maria Goia, Maria Luisa Minguzzi), staffette partigiane (Ida Camanzi, Maria Margotti, Benilde Verlicchi), artiste “resistenti” (come Cordula Poletti e Sonia Micela) oppure “semplici” maestre (Maria Maltoni, Giovanna Righini Ricci).
Sono donne legate dal filo rosso del coraggio, della passione e della tenacia che le hanno portate a perseguire i loro obiettivi in ambiti molto diversi: dalla ricerca medica alla lotta sindacale, dalla pedagogia alla lotta partigiana o politica fino all’innovazione artistica. Obiettivi che hanno faticato doppiamente a perseguire sia perché erano portavoci di idee innovative, sia in quanto donne che uscivano dal loro ruolo di “angelo del focolare” per scendere in prima linea.
Il libro non è facilmente collocabile in un genere preciso perché combina insieme, e in modo ben riuscito, finzione narrativa e scrittura documentaria. Per ognuna delle protagoniste,infatti, il testo è composto di tre parti: quella narrativa in cui ispirandoti alle loro vicende biografiche l’autrice racconta un momento della loro vita come se lo è immaginato, una seconda parte più documentaria in cui spiega per sommi cappi chi era quella donna e i motivi per cui è importante ricordarla, e infine una terza parte introspettiva in cui Muriel Pavoni riflette sul personaggio e su cosa ha significato per lei.
Un libro ben scritto, che permette di conoscere figure storiche molto interessanti ma poco note. E forse proprio per questo più significative perché ci fa capire che qualsiasi donna, se lo vuole, può adoperarsi per infrangere cliché e ruoli imposti da secoli, per dimostrare che il valore di una persona non si determina dal sesso a cui appartiene.
per BookAvenue, Carla Casazza