Nessuno si ricorda il suo nome, per tutti è La merla, perchè è morta nei giorni più rigidi dell’inverno. E’ stata uccisa e oltraggiata nella Bassa Emiliana povera e brutale dei primi del ‘900. Il fiume l’ha accolta e amorevolmente accudita finchè non è stato il momento di riemergere e tornare a vivere nella Bassa Emiliana di oggi, non più povera ma – spesso – brutale come un secolo fa. Perchè La merla ha una missione da compiere, delle ingiustizie da vendicare.
Torna Caterina Cavina con il suo secondo romanzo, gotica, tragica, ma anche capace di ironizzare sugli abitanti della “bassa”: paiono usciti da un film di Fellini o di Almodovar, poi pensandoci bene ti accorgi che sono le stesse persone che da queste parti si incontrano ogni giorno.
Un libro duro, che sorprende con inattesi cenni poetici, da leggere su vari livelli, come già Caterina ci ha abituato col primo romanzo. Una storia in cui le protagoniste sono le donne, in tutte le declinazioni possibili, e tutto il bene e tutto il male che attorno alle donne orbita oggi come 100 anni fa, perchè in fondo poco è cambiato, come i panorami della “bassa”.
“Ci sono posti dove gli orizzonti sono più vasti, ma nella Bassa è difficile immaginarlo. Acqua, terra e cielo, questo siamo.”
La merla di Caterina Cavina: gotico emiliano
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