La lingua nativa delle donne e il tessuto del mondo

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Ho letto questo romanzo qualche settimana fa e mi ha incantato per il progetto intellettuale e spirituale della sua autrice. La lingua che usiamo con noi stessi e con gli altri diventa le azioni che compiamo. Se la sua struttura è quella del dominio, vi sono condizioni in cui la lingua è un’arma da cui non ci si può difendere: sono le condizioni delle donne.
Negli stessi mesi in cui fu pubblicato Il Racconto dell’Ancella di Margaret Atwood, uscì anche questo romanzo della linguista e femminista Suzette Haden Elgin. Racconta di un “futuro” in cui la Terra dipende dal commercio interplanetario ed è governata dai Linguisti, una casta capace di comunicare con gli alieni tramite l’addestramento dei bambini e lo sfruttamento di alieni au-pair. Negli USA, le donne hanno perso i diritti e il loro potere riproduttivo è controllato a vista. Non appena esauriscono il loro ciclo di fattrici, vengono trasferite in “Case Sterili” e una di queste comunità partorisce il progetto di una lingua che esprima le percezioni delle donne: ciò che vorrebbero dire, ma per cui non hanno parole. Nazareth è una bambina con un talento: è capace di trovare nuove “Codifiche” (parole per descrivere parti di realtà ancora senza nome) e le appunta su un taccuino. Pagherà il suo genio con un sopruso per cui non vi sono parole, ma darà inizio a una rivoluzione.
“??? ???”, diremmo in Làadan: “Che vi sia armonia”. La lingua del femminile non è fantascienza. La scrittrice, linguista e femminista Suzette Haden Elgin ha davvero inventato una lingua, con tanto di dizionari e grammatica. Il Làadan ha suoni dolci e parole che descrivono le sfumature dell’amore, le esperienze del corpo femminile e gli stati non-patriarcali: per esempio, come definiamo una donna non-sposata e senza-figli, che si senta realizzata? I marcatori linguistici che balzano agli occhi riguardano le percezioni: “??”, “?à?”, “?à???”: ciò che dico deriva da una percezione basata sul mio convincimento, su ciò che è osservabile o su ciò che dice una fonte autorevole? Lingua consapevole di sé stessa, il Làadan ha tentato il rispetto del corpo e della mente: la delegittimazione della percezione e il rifiuto del confronto sui dati osservabili sono la base della predazione e del patriarcato.
In questo bisogno di parlare con “gli alieni”, il romanzo mi ha suggerito un dialogo tra umani, ma anche tra il cielo e la terra. Il nome “Nazareth” mi ha riportato alla culla della Parola di Dio, che qui è un grembo di silenzio così teso all’ascolto delle Codifiche, che il divino lo sceglie per dirsi (quasi che il mondo quantistico dell’idea si sentisse visto e accettasse le leggi della fisica classica, per diventare parola e azione). In altra scala, anche la “battaglia” sulla Terra è una battaglia tra realtà determinate dal linguaggio. Se la lingua del patriarcato è un coltello che si posa sul corpo dell’altro definendolo, il Làadan è la rivoluzione di riportare la parola nel luogo dell’incontro tra osservazione e percezione: l’amore. (“?? ?????? ??? ?????”, direbbe Ursula Le Guin…).
Sono sorte in me molte domande. Se la Parola è corpo e croce, forma tesa a unire cielo e terra, dobbiamo spezzarla come un’ostia, perché nascano in noi le percezioni dei mondi che non vediamo in noi stessi e negli altri? Ci sono molte parole, nascoste dietro una parola? Le donne hanno un ruolo nel percepire il suono di queste Codifiche nel mondo di là, nel momento in cui la realtà linguistica si sgrana intorno a loro di colpo, perdendo ???????????? È per questo che le donne cantano “?? ????? ??????????, ??? ?????? ????? ?????????”? Perché si feriscono con le parole del patriarcato?
Guardando la copertina pergamenata di questa edizione della Del Vecchio mi sono commossa per l’ardore intellettuale che deve aver guidato la scrittrice: ?????? ?????? è il taccuino di Nazareth. In molti punti ho anche sentito che questo progetto di cercare una lingua “nuova” per il femminile fosse in verità la Codifica di una storia antichissima, pre-cristiana e pre-islamica. E rabbrividisco, nei giorni in cui il coltello ha attentato alla voce di Rushdie.
Dopo la poesia di Marion Poschmann, pubblicata ancora dalla Del Vecchio, questa è la seconda volta che mi pare di leggere non un libro, ma davvero una “Codifica” che illumina un mondo. La scrittrice Leni Zumas, su LitHub, forse ha pensato lo stesso, perché aperto il suo articolo su ?????? ?????? con una citazione dalla poetessa Audre Lorde che pare attraversare, come una cometa, proprio il sogno rivoluzionario di una “Codifica” che unisca il linguaggio alla realtà, al femminile, alla biologia, alla fisica e alla storia del mondo:
“??? ?? ????? ?? ?????? ??? è ?? ?????. È ??? ????????à ??????. ????? ?? ??????à ????? ???? ???’??????? ????? ????? ??? ?????????? ?? ?????? ???????? ? ? ?????? ????? ??? ?? ????????????? ? ?? ???????????, ????? ????? ????? ?? ??????????, ??? ?? ????, ?????? ?? ??????”.
[Online si trovano il dizionario e la grammatica Làadan www.laadanlanguage.org e il manuale di autodifesa verbale della Elgin]

Silvia Belcastro

Il libro

Suzette Haden Elgid,
Lingua Nativa,
Del Vecchio editore,
2021 – 440 pag.

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